“Il trauma è una rottura dell’esperienza quotidiana e della memoria,
un evento non rappresentabile nella nostra mente,
la quale per natura ha bisogno di incasellare i fatti nell’universo dei significati umani.
Questa ferita psicologia si presenta come stordimento ed amputazione delle emozioni
e la sua concretezza perdura nel tempo, provocando sofferenze mentali destabilizzanti.”
(Massimo Ammaniti, 1999)
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Quasi sicuramente avete sentito nominare, almeno una volta nella vostra vita, la parola trauma. Anche in modo arbitrario o comunque non in contesti specifici: quante volte ci capita di sentir dire “è stato un trauma” oppure “ho subito un trauma” anche per situazioni “banali”?
Questo perché ormai il concetto di trauma è entrato nel senso comune e nel nostro linguaggio anche se, spesso, non si è totalmente consapevoli di ciò che realmente esso rappresenti.
Quando parliamo di trauma, quindi, i dubbi e le incertezze non mancano di certo, anche perché c’è un’enorme confusione riguardo questo concetto.
Per esempio, il concetto di trauma spesso è utilizzato per indicare un evento traumatico stressante che include l’esperienza dell’individuo durante l’esposizione all’evento o una risposta dell’individuo subito dopo l’esperienza, nelle settimane, mesi o anni successivi. Spesso, inoltre, il concetto di trauma è utilizzato per indicare sia un trauma psicologico che fisico; oppure ci si può riferire all’evento che ha causato il trauma stesso.
Quel che è certo è che si tratta di un’esperienza totalmente soggettiva (ciò che per un soggetto può essere traumatico, può non esserlo per un altro) che un individuo vive e prova e che può aver effetti negativi: ciò che può sembrar banale o di poca importanza per una persona, può non esserlo per un’altra e può davvero causare danni indesiderati.
Proprio per questo forte impatto che ha sul soggetto, il trauma è spesso oggetto di studi in diversi ambiti come la Psicologia o la Psichiatria.
Ciò che affascina è, appunto, la reazione ad un evento totalmente soggettiva, che può determinare grandi effetti.
In questo articolo parleremo proprio del trauma per cercare di capire cosa è, cosa causa e come poterlo affrontare in modo efficace, per evitare effetti negativi a lungo termine.
Il termine trauma deriva dal greco e significa letteralmente “danneggiare o ledere” e sembra contenere un duplice riferimento: può riferirsi a una ferita che causa una vera e propria lacerazione o a tutti quegli effetti che coinvolgono l’individuo nell’insieme, causati da uno shock violento.
In psicologia i primi a parlare di trauma sono stati Janet e Charcot, due filosofi e psichiatri francesi.
Secondo il primo autore il trauma psicologico è un evento che ha caratteristiche potenzialmente rischiose e che proprio per queste caratteristiche risulta “non integrabile” nel sistema psichico della persona. Per questo motivo è in grado di minacciare e di frammentare la coesione mentale del soggetto, creando una dissociazione nel soggetto.
Tale dissociazione genera un processo di dis-integrazione, dove la mente perde la propria capacità di integrare alcune funzioni mentali superiori: sembra essere presente un’assenza di connessione nel pensiero, nella memoria e nel senso di identità della persona.
Charcot, invece, formulò il concetto di “Isteria traumatica” che, secondo l’autore, è causata da un forte shock psichico che risulta essere in grado di causare paralisi isteriche post-traumatiche.
Egli partì da un’evidenza: la paralisi corporea non è sempre dovuta a lesioni organiche, ma può verificarsi anche in assenza di un trauma organico.
Grazie a questi due autori, in psicologia dunque si è iniziato a parlare di trauma, che altro non è che “un’esperienza minacciosa estrema, insostenibile, inevitabile, di fronte alla quale un individuo è impotente.” (Hermann, 1992b; Krystal, 1988; Ven der Kolk, 1996)
Come già affermato da Janet e Charcot, il trauma è quindi un evento insostenibile per il soggetto, poiché ha una miriade di effetti su di esso.
Secondo Terr il trauma può assumere due forme essenziali.
Egli, infatti, nel 1991 ha parlato di:
Il secondo tipo di trauma ha maggior impatto sul soggetto, poiché implica il tradimento della fiducia in una relazione primaria, in quanto è perpetrato da qualcuno noto o vicino alla vittima.
Come affermato anche in precedenza, l’impatto del trauma psicologico è totalmente soggettivo e dipende da diversi fattori come:
Tutto ciò determina un diverso impatto del trauma sul soggetto: un evento non avrà gli stessi effetti su tutti i soggetti.
Per esempio, un incidente d’auto, per alcuni può essere davvero impattante ed avere effetti duraturi, mentre per altri può essere facilmente rielaborabile.
Il trauma, però, non è soltanto tutto ciò che include esperienze estreme o vere e proprie catastrofi, come un incidente o un terremoto, ma può anche riguardare esperienze di trascuratezza o mancanza di rispetto e accudimento che influiscono sull’individuo, sulla sua sicurezza e autostima e sul suo senso di efficacia personale.
Per esempio, essere derisi a scuola e subire bullismo può essere un trauma per un bambino e avere effetti duraturi e deleteri con ripercussioni evidenti sull’età adulta.
La risposta ad un trauma è corporea, ma anche emotiva, perché il trauma è percepito come un pericolo a cui l’individuo sente di dover dare una risposta.
Ecco alcune delle risposte che il soggetto mette in atto.
Una delle riposte che l’individuo mette in atto di fronte al pericolo è quella dell’attivazione del sistema di attacco o fuga.
Questo sistema è costituito da una serie di reazioni che coinvolgono il corpo e la mente e che determinano uno stato di allerta, attenzione, emozione e percezione.
Queste modifiche a loro volta producono un’azione, che può essere, appunto:
Molte volte il soggetto non riesce a mettere in atto una risposta immediata all’evento percepito traumatico e può capitare che si senta impotente o impossibilitato nel fare ogni tipo di azione.
In questo caso parliamo, appunto, di Freezing, una risposta messa in atto dal nostro corpo per tutelarci dal dolore e dallo shock: il nostro sistema psichico e fisico entra infatti in uno stato di ipoattività temporanea.
Queste sono le risposte immediate del soggetto al trauma, che si manifestano durante o subito dopo il trauma.
Ma il trauma ha anche delle implicazioni su altri livelli di funzionamento del soggetto.
Dal punto di vista emotivo, le emozioni collegate ed associate al trauma si svuotano di significato e vengono vissute come scollegate dagli eventi che le hanno prodotte.
Il soggetto le vive al di fuori dell’esperienza ordinaria e totalmente ingestibili: ecco perché cerca di evitarle in qualsiasi modo.
Dal punto di vista corporeo, il trauma può produrre una vera e propria sovraeccitazione che si esprime in uno stato di allerta permanente.
Questo fa sì che il soggetto che “entra” in questa condizione sia sensibile a qualsiasi altra forma di allarme.
Dal punto di vista cognitivo, i ricordi del trauma possono restare attivi e intrusivi determinando un’interruzione della vita quotidiana della persona. Questo perché è come se l’evento non fosse del tutto trascorso, ma si ripresentasse di continuo, attraverso flashback e incubi ricorrenti, caratterizzati dal fatto di essere particolarmente reali e quindi sconvolgono la mente del soggetto.
Spesso, si può poter presentare un senso di colpa ricorrente: ci si rimprovera, spesso, per non essere stati attenti o per non aver evitato alcune situazioni.
Dopo aver vissuto un trauma, si possono avere diversi esiti e tutto ciò dipende da come il soggetto elabora tale esperienza e, quindi, dalle sue caratteristiche personali. Gli esiti più comuni, che rappresentano dei veri e propri disturbi, sono inseriti del DSM-5.
Tra questi abbiamo il Disturbo Acuto da Stress e il Disturbo Post-Traumatico da Stress.
Si parla di Disturbo Acuto da Stress quando è presente una sintomatologia a seguito dall’esposizione del trauma o, in altri casi, dopo essere venuto a conoscenza di traumi o esperienze negative vissute da persone care o a cui si è assistito in prima persona.
In questo caso si ha una risposta acuta: la durata dei sintomi interessa un periodo di tempo che va da 3 giorni a 1 mese, successivamente l’esposizione al trauma.
I sintomi che il soggetto può presentare sono di diversa natura e possono essere classificati in cinque categorie fondamentali (APA, 2013):
“Quando non è possibile resistere né fuggire, il sistema umano di auto-difesa viene sopraffatto e si disorganizza.
Ogni aspetto della normale risposta al pericolo, avendo perso la sua utilità,
tende a permanere in una modalità alterata ed amplificata
per molto tempo dopo che l’effettiva situazione di pericolo è terminata”
(Judith Herman, 1992)
Molto noto in psicologia, ma anche nel senso comune è proprio il Disturbo Post traumatico da Stress.
Negli Stati Uniti, come riporta il DSM, tale disturbo colpisce il 5% degli uomini e il 10% delle donne e può manifestarsi a qualunque età, sebbene i bambini e gli anziani siano più vulnerabili (APA, 2013).
I risultati dell’European Study of the Epidemiology of Mental Disorders (ESEMeD), studio condotto su iniziativa dell’OMS in diversi paesi europei, tra cui anche l’Italia, hanno mostrato che più della metà della popolazione italiana (56,1%) è stata esposta ad almeno un evento traumatico, con un rischio di sviluppare un Disturbo Post traumatico da Stress che va dal 12,2% per gli eventi legati alla guerra allo 0,8% per la violenza sessuale (Carmassi, Dell’Osso et al., 2014).
Ma cos’è il Disturbo Post traumatico da Stress?
Si tratta di una risposta cronica che determina la presenza di una sintomatologia per un tempo prolungato che vada oltre il primo mese dopo essere stato esposti ad un trauma. La risposta è cronica anche perché si ha la compromissione della vita del soggetto in diversi ambiti, da quello lavorativo a quello personale.
Anche in questo disturbo si ha la presenza delle cinque categorie di sintomi descritte precedentemente: ciò che lo differenzia dal Disturbo Acuto da Stress è proprio la presenza dei sintomi per un tempo prolungato.
Ma le persona, non sviluppa soltanto risposte disturbanti. Il trauma può essere rielaborato e, quindi, superato, grazie alla propria resilienza, la quale rappresenta proprio un percorso post-traumatico più favorevole, in cui si evidenzia una tendenza a mantenere un equilibrio stabile nel funzionamento, nonostante possibili malesseri e sintomi temporanei.
Questa risposta è: “simile a quella messa in atto fisicamente da parte del sistema immunitario quando il corpo combatte e sconfigge un attacco infettivo.” (Oliviero Ferrari A., 2003).
Una volta capito cos’è il trauma, ciò che, nella maggior parte dei casi, il nostro corpo mette in atto per farvi fronte o ciò che il trauma può causare su noi stessi e sulla nostra psiche e sul nostro corpo, risulta sicuramente importante capire come poterlo affrontare efficacemente.
Come abbiamo detto, tutto dipende dalle nostre caratteristiche personali, ma anche da come lo affrontiamo.
Quindi a questo punto una domanda sorge spontanea: come fare per affrontarlo al meglio.
Vediamo alcune utili strategie.
Prova a mettere in pratica questi suggerimenti concreti e sentirai pian piano il trauma meno presente!
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