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Il fenomeno dei capricci
L’importanza e il senso dei capricci
I capricci (piangere, gridare, lanciare oggetti o buttarsi a terra), rappresentano spesso un mezzo attraverso il quale i bambini esprimono le emozioni e si relazionano con gli adulti, che hanno come obiettivo quello di attirarne l’attenzione, esprimendo i propri desideri e bisogni.
Purtroppo però, quando questi vengono ripetuti nel tempo, non trovando un freno, rischiano di sfociare in un “abuso di potere” da parte dei piccoli e da parte dei genitori in una “pedita del controllo”.
Oggi più che mai, infatti, molti genitori si ritrovano sempre più con un’evidente difficoltà a contrastarli per paura di ferirli, finendo per ottenere, come diceva Oscar Wilde, “gli effetti peggiori, con le migliori intenzioni”.
Limitare i capricci
Al fine di accompagnare i piccoli nella crescita e aiutarli ad esprimersi in modo più sereno e socialmente più accettabile, diventa quindi fondamentale “creare” dei limiti, stabilire delle regole, dando loro la possibilità di risolvere, in un contesto “protetto” come quello della famiglia, la frustrazione che inevitabilmente si genera di fronte ad un conflitto con l’adulto, permettendo inoltre al piccolo, di stabilire nel tempo, una relazione di fiducia e amore.
In questo modo il bambino impara infatti ad acquisire la capacità di superare le difficoltà e di accrescere la fiducia in se stesso e nelle proprie risorse, creandosi una stabilità interna.
Insegnare le regole
Imparare a dire NO, ai propri figli, con dolcezza e fermezza, serve a contenere le loro emozioni che spesso, quando il bambino fa i capricci, possono diventare molto intense, facendo sì che si sviluppi in la capacità di gestire la propria emotività, e imparando a riconoscere ciò che è possibile fare da ciò che non lo è.
Per far ciò e per non creare contraddizioni ritornando nel circolo vizioso abuso di regola/perdita di controllo, è necessario però credere fermamente nei divieti stabiliti, in modo anche da non creare confusione e insicurezze.
E’ utile infine differenziare i No dati ai capricci dei bambini molto piccoli, da quelli dati ai più grandicelli. Nel primo caso (bambini di 2-3 anni) infatti, è necessario dire di NO in modo fermo e deciso; nel secondo caso, invece, è molto utile iniziare ad accompagnare il NO ad una motivazione, in modo che il bambino crei un senso intorno al divieto. In entrambi i casi, però, non bisogna tentare di convincere, ma intervenite. Potrete eventualmente approfondire il problema successivamente in un momento di calma.
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