Dipendente affettivo: caratteristiche psicologiche
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3 Novembre 2015Che la Disney Pixar fosse fonte di meravigliosi capolavori lo si sapeva già da un po’. E anche questa volta sembra non essere stata da meno. Il suo ultimo capolavoro, Inside Out, sta riscuotendo un enorme successo, sia tra gli adulti che tra più piccoli.
Inside Out è un film animato che parla di emozioni e soprattutto, dell’importanza di tutte le nostre emozioni. E di come esse influenzino i nostri pensieri e i nostri comportamenti.
Il regista è Pete Docter, che ha firmato capolavori come Toy Story e Monsters and Co.. Per rappresentare al meglio il mondo emotivo si è avvalso della collaborazione di studiosi della mente umana dal calibro di Dacher Keltner, il fondatore del Greater Good Science Center, dell’Università di Berkeley in California.
La protagonista del cartone animato è Riley, una ragazzina di 11 anni, nel pieno della preadolescenza. A complicare il tutto, c’è il trasferimento con la sua famiglia dal tranquillo paesino del Minnesota, dove è cresciuta, a San Francisco. La nuova città, così diversa dal mondo a cui era abituata, la nuova casa e i problemi che insorgono sconvolgeranno completamente la vita di Riley. E noi potremmo assistere a tutto questo da una posizione privilegiata: dall’interno della mente della bambina.
Le emozioni sono sapientemente rappresentate da personaggi con caratteristiche e colori diversi, facilmente identificabili: c’è Gioia, sempre allegra e sorridente; Tristezza, stanca e sconsolata; Rabbia, di color rosso con i pugni serrati; Paura, pronto a spaventarsi per un nonnulla; e, infine, Disgusto, che aiuta Riley a proteggersi dai pericoli. Ogni emozione, dunque, ha una funzione precisa, fondamentale per la nostra vita e per il nostro benessere.
Esse vivono nel cervello della bambina, e più precisamente nella sala comando del Quartier Generale, che ha la funzione di centro di controllo.
Il film trasmette il messaggio, spesso sottovalutato, che non esistono emozioni buone ed emozioni cattive. Esse sono tutte utili e funzionali al nostro benessere. Esse guidano la nostra percezione del mondo e, di conseguenza, influenzano i nostri comportamenti. Ma non solo: esse hanno la funzione di influenzare i nostri ricordi, connotandoli in maniera differente. E, non da ultimo, esse ci permettono di strutturare la nostra personalità e di modificarla nel corso del tempo.
Un concetto molto importante che emerge chiaramente dal film è il rapporto bidirezionale che esiste tra le emozioni e i comportamenti. Ognuno di noi, infatti, compie un’azione di valutazione di un evento, il quale produce un’emozione; quest’ultima influenzerà la nostra risposta, che avrà ricadute sull’evento stesso e sulla nostra personalità. Un circolo che si autoalimenta, che ben descrive la dinamicità della mente umana, delle nostre emozioni, dei nostri pensieri e, di conseguenza, di chi siamo.
Il regista individua anche diversi elementi importanti del mondo emotivo, tra cui le isole dei ricordi primari, la memoria a lungo termine e l’inconscio. Vi sono interi scaffali di ricordi, pieni di sfere colorate a seconda dell’emozione che lo caratterizza.
In conclusione, un altro aspetto molto interessante, è proprio quello riferito all’importanza di tutte le emozioni.
Nel film emerge chiaramente, per esempio, come la tristezza, tradizionalmente pensata come emozione negativa, sia di estrema importanza e fondamentale per il nostro star bene. Gioia, infatti, vorrebbe Riley sempre felice; impedisce, così, a Tristezza di influenzare i ricordi della bambina. Ma, in fondo, per crescere e maturare, abbiamo bisogno anche di essere tristi.
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