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Nonostante colpisca un numero molto elevato di bimbi tra i 5 e gli 8 anni, l’encopresi è un disturbo di cui si parla poco. Essa consiste nella emissione involontaria delle feci in un’età in cui il bambino dovrebbe aver appreso il controllo sfinterico.
Può essere di tipo primario, quando il bambino ritarda a imparare a trattenere le feci, oppure di tipo secondario, nei casi in il disturbo si presenta nonostante il piccolo abbia già acquisito questa capacità. In quest’ultimo caso, l’encopresi si sviluppa soprattutto a seguito di stipsi cronica. Nella grande maggioranza dei casi, il disturbo di manifesta prima dei cinque anni, ma a volte può comparire anche negli anni successivi. L’incidenza è superiore nei maschietti rispetto alle femmine, in un rapporto di 3 a 1.
Le cause, oltre ad essere anatomiche o alimentari, possono essere anche di origine psicologica. Sono molti gli studi che rilevano la stretta correlazione tra i disturbi legati alla defecazione e le difficoltà a livello psicologico. L’encopresi, infatti, può essere un campanello d’allarme che i bambini mandano per segnalare una loro difficoltà, magari legata a un evento specifico, come un trasloco, la nascita di un fratellino o la separazione di mamma e papà, oppure connessa a complessità emotive o relazionali.
L’encopresi, inoltre, ha necessariamente delle ricadute a livello psicologico, che possono creare una catena che si autoalimenta. Per questo, è molto importante sostenere il bambino e aiutarlo a capire cosa sta succedendo. Spesso, infatti, i bambini possono mostrare sentimenti di ansia e preoccupazione per la loro incontinenza, che può avere ripercussioni a livello relazionale, sia con gli adulti che con i pari. I bambini, infatti, possono reagire chiudendosi e isolandosi, per la vergogna di venire scoperti. A volte, invece, possono sviluppare comportamenti provocatori o di dissimulazione.
Sicuramente la diagnosi tempestiva è fondamentale ed evita che gli effetti secondari dell’encopresi si consolidino. E’ importante rivolgersi il più presto possibile al proprio pediatra, che si premurerà di indirizzare a medici che dovranno svolgere una valutazione anamnestica dello sviluppo del bambino, accompagnato da una valutazione medica e psicologica.
Se le analisi evidenziano un problema esclusivamente fisico, il medico prescriverà la terapia farmacologica atta a risolvere il problema; se il disturbo, invece, nasce da una componente psicologica è opportuno lavorare con il bambino e la sua famiglia.
Occorre distinguere, però, il tipo di trattamento nei casi di encopresi primaria oppure secondaria. Nel caso in cui il bambino non abbai mai appreso il controllo sfinterico, infatti, occorre primariamente educare alla gestione della situazione; nel caso di encopresi secondaria, invece, è opportuno lavorare anche sulle cause che possono aver influenzato l’insorgere del problema.
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