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Scritto da Dr.ssa Annabell Sarpato il 3 Luglio 2014
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Tags
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encopresi come combatterla

Indice dei contenuti

  • Encopresi, come combatterla
    • Da cosa può dipendere?
    • Cosa fare, dunque, se il proprio figlio sembra mostrare questi sintomi?
    • Cosa possono fare i genitori?

encopresi come combatterlaEncopresi, come combatterla

Nonostante colpisca un numero molto elevato di  bimbi tra i 5 e gli 8 anni, l’encopresi è un disturbo di cui si parla poco. Essa consiste nella emissione involontaria delle feci in un’età in cui il bambino dovrebbe aver appreso il controllo sfinterico.

Può essere di tipo primario, quando il bambino ritarda a imparare a trattenere le feci, oppure di tipo secondario, nei casi in il disturbo si presenta nonostante il piccolo abbia già acquisito questa capacità. In quest’ultimo caso, l’encopresi si sviluppa soprattutto a seguito di stipsi cronica. Nella grande maggioranza dei casi, il disturbo di manifesta prima dei cinque anni, ma a volte può comparire anche negli anni successivi. L’incidenza è superiore nei maschietti rispetto alle femmine, in un rapporto di 3 a 1.

Da cosa può dipendere?

Le cause, oltre ad essere anatomiche o alimentari, possono essere anche di origine psicologica. Sono molti gli studi che rilevano la stretta correlazione tra i disturbi legati alla defecazione e le difficoltà a livello psicologico. L’encopresi, infatti, può essere un campanello d’allarme che i bambini mandano per segnalare una loro difficoltà, magari legata a un evento specifico, come un trasloco, la nascita di un fratellino o la separazione di mamma e papà, oppure connessa a complessità emotive o relazionali.

L’encopresi, inoltre, ha necessariamente delle ricadute a livello psicologico, che possono creare una catena che si autoalimenta. Per questo, è molto importante sostenere il bambino e aiutarlo a capire cosa sta succedendo. Spesso, infatti, i bambini possono mostrare sentimenti di ansia e preoccupazione per la loro incontinenza, che può avere ripercussioni a livello relazionale, sia con gli adulti che con i pari. I bambini, infatti, possono reagire chiudendosi e isolandosi, per la vergogna di venire scoperti. A volte, invece, possono sviluppare comportamenti provocatori o di dissimulazione.

Lettura di approfondimento:  Come sarà il bambino da adulto dopo aver assistito alla violenza?

Cosa fare, dunque, se il proprio figlio sembra mostrare questi sintomi?

Sicuramente la diagnosi tempestiva è fondamentale ed evita che gli effetti secondari dell’encopresi si consolidino. E’ importante rivolgersi il più presto possibile al proprio pediatra, che si premurerà di indirizzare a medici che dovranno svolgere una valutazione anamnestica dello sviluppo del bambino, accompagnato da una valutazione medica e psicologica.

Se le analisi evidenziano un problema esclusivamente fisico, il medico prescriverà la terapia farmacologica atta a risolvere il problema; se il disturbo, invece, nasce da una componente psicologica è opportuno lavorare con il bambino e la sua famiglia.

Occorre distinguere, però, il tipo di trattamento nei casi di encopresi primaria oppure secondaria. Nel caso in cui il bambino non abbai mai appreso il controllo sfinterico, infatti, occorre primariamente educare alla gestione della situazione; nel caso di encopresi secondaria, invece, è opportuno lavorare anche sulle cause che possono aver influenzato l’insorgere del problema.

Cosa possono fare i genitori?

  1. Mantenere una routine per garantire una regolarità nell’andare in bagno. I genitori devono rendere l’evacuazione un momento di serenità, senza connotarlo di ansia e preoccupazione.
  2. Anche se spesso, esasperati dalla situazione, si è tentati di sgridare e punire il bambino, è importante mantenere un atteggiamento sereno, aperto al dialogo e al confronto. È opportuno, infatti, evitare le punizioni, che rischiano, al contrario, di incrementare i sintomi anziché ridurli.
  3. Può essere un buon consiglio quello di tenere un diario dove annotare i successi rispetto al controllo sfinterico; se il bambino non sa ancora scrivere, può essere un’idea quella di aiutare il proprio figlio nel mantenere un resoconto dei miglioramenti quotidiani.
  4. È importante rivolgersi a uno psicologo che possa lavorare sulla sintomatologia e sugli aspetti emotivi connessi con il disturbo di encopresi. Molte ricerche hanno evidenziato l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale per la riduzione e rimozione del sintomo. È utile, però, affiancare un percorso rivolto ai genitori per individuare ed eliminare gli atteggiamenti che possono solidificare la situazione stessa.

Lettura di approfondimento:  Fobia scolare: come uscirne?

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