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Ogni evento di natura traumatica, quale può essere una catastrofe naturale, un incidente, un lutto significativo, una malattia grave e invalidante, un abuso fisico o sessuale o psicologico, porta con sé una serie di conseguenze, che dipendono in parte dal tipo di evento e dalla sua gravità e in parte dalla possibilità di elaborare, verbalizzare e dare senso al fatto stesso insieme a persone significative.
Negli adulti lo studio degli effetti del trauma ha dato origine ad una categoria diagnostica specifica, il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD, Post-Traumatic Stress Disorder), inserito tra i disturbi psichiatrici nel 1980 con il DSM III; tuttavia le manifestazioni di questa forma di disagio sulla popolazione infantile all’epoca non erano ben conosciute, mentre ad oggi gli psicologi sanno di potersi trovare di fronte bambini vittime di diverse tipologie di trauma, che hanno reazioni diverse a seconda anche dell’età e della fase evolutiva che attraversano.
Sembra che esistano tre fattori correlati in particolar modo al rischio di sviluppare il PTSD:
Inoltre un’esposizione anche indiretta ad un fatto grave può causare effetti duraturi, ad esempio assistere ad un’aggressione.
Per quanto riguarda il sesso, diversi studi sembrano mostrare che le femmine siano più facilmente soggette a PTSD rispetto ai maschi.
Per quanto riguarda le manifestazioni del disturbo, per i bambini più piccoli spesso è difficile avere una diagnosi quantitativa precisa “da manuale”, in quanto fino all’età scolare le capacità verbali e la padronanza linguistica sono più ridotte mentre diversi criteri diagnostici comprendono la descrizione da parte della persona vittima di trauma dei propri vissuti e stati emotivi; esistono pertanto liste di sintomi adeguate alla prima infanzia, quali:
I bambini più grandi, in età scolare, invece possono sperimentare quelli che vengono definiti “sfasamenti temporali” (cioè fallimenti nella rievocazione sequenziale degli eventi) e “presagi” (cioè credere che esistano segnali d’allarme che predicono il trauma), che non si riscontrano negli adulti. Di conseguenza i bambini possono convincersi che, se saranno attenti, potranno riconoscere questi segnali premonitori, evitando esperienze simili in futuro. Come i più piccoli inoltre tendono a rappresentare il trauma nei giochi e nei disegni, oltre che nelle verbalizzazioni.
Ci sono quindi alcuni elementi di attenzione nella clinica del trauma: l’importanza di una diagnosi precoce del disturbo, con una rilevazione attenta dei sintomi e un trattamento terapeutico adeguato, che tenga conto dei fattori di predisposizione alla sindrome, ma anche di quelli di recupero intra ed inter soggettivi. Infine, un elemento che riguarda in generale gli adulti di riferimento del bambino, è la necessità di prevenire traumi indiretti, qualora siano legati a comportamenti scorretti ed evitabili, ad esempio lasciare il bambino da solo davanti a programmi televisivi con contenuti non adatti alla sua età.
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