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Riuscirò a gestire il rapporto con il mio collega o cliente? Andrà bene il mio matrimonio? Supererò l’esame a pieni voti? Andrà bene la mia performance? Se avessi fatto diversamente forse le cose avrebbero funzionato? E se fossi riuscito/a a fare quella cosa e magari avessi ottenuto quello che volevo? E se avessi deciso di andare all’appuntamento e non mi avesse lasciato?
Queste appena lette sono alcune delle domande che in molti casi possono generarsi nella nostra mente andando a produrre degli stati di ansia e un blocco dell’azione. Queste conseguenze possono arrivare a durare ore o giorni creando una sorta di dubbio patologico che può generare delle grosse difficoltà nel quotidiano.
Indice contenuti
Quando parliamo di domande inutili
Ma sono veramente utili queste domande?
Partiamo col dire intanto che queste domande ci arrivano senza il nostro volere. Sono quindi involontarie.
Se diamo poi per assodato che per definizione le domande utili sono quelle che prevedono una risposta certa, ci accorgiamo immediatamente come queste domande sono totalmente inutili in quanto ci portano a sprecare una grande quantità di tempo a cercare una risposta senza trovare una che sia veramente esaustiva.
Le domande inutili sono quindi quelle che ci arrivano involontariamente quando qualcosa che deve ancora accadere nel futuro ci fa paura e vogliamo provare a controllarlo.
La paura, quindi, insieme al bisogno di controllo, genera queste “domande emotive” che hanno come obiettivo quello di ridurre la paura del futuro, ma come risultato quello di aumentare l’ansia e i dubbi che ci facciamo su quello che potrebbe accadere.
Ma queste domande possono nascere anche da cose accadute in passato che ci hanno procurato un rimorso o un rimpianto e quindi la domanda emotiva nasce da una base di dolore e ha come obiettivo quello di trovare risposte a cose ormai accadute.
Ci rendiamo conto abbastanza velocemente che anche quelle rivolte al passato sono delle domande inutili. Non sapremo mai con certezza, infatti, come sarebbero potute andare le cose se solo ci fossimo comportati diversamente da come in realtà abbiamo fatto.
Quindi anche in questo caso, nel tentativo di alleviare il dolore associato a scelte del passato, otteniamo un effetto contrario e paradossale; effetto che ci porta ad aumentare il dolore fino a produrre in alcuni casi lunghi periodi carichi di tristezza.
Le domande inutili possono essere rivolte al passato o al futuro e in alcuni casi, possono essere entrambe presenti creando da un lato dolore e tristezza e dall’altro ansia e in alcuni casi anche panico.
Tentate soluzioni
Cosa fa la persona di fronte a queste domande che di fatto non funziona o che finisce per peggiorare il problema?
Tendenzialmente cerca di scacciare le domande che le arrivando, sforzandosi di non pensarci. Ma il bisogno di controllo e di sapere è così forte che queste tornano disturbando la quiete. Inoltre, come dicevano gli antichi, pensare di non pensare equivale a pensare. Per questo motivo finisce per pensarci diverse ore del giorno.
Non riuscendo a liberarsi delle domande inutili, ma involontarie che arrivano, la persona utilizza una seconda tentata soluzione che corrisponde nel cercare di dare risposte dentro di sé. Non trovandone però di definitive, finisce per riempirsi di dubbi e per costruirsi una trappola dalla quale fatica ad uscire.
La terza tentata soluzione consiste nel porre le domande ad altri. Questo in un primo momento può arrivare a rasserenare la persona, ma successivamente, non trovando certezze neanche nelle risposte degli altri, torna al punto di partenza.
Infine, l’ultima tentata soluzione consiste nel cercare sul web. In questo caso possono verificarsi due possibilità, o la persona trova delle risposte che alleviano solo momentaneamente il bisogno di controllo o in altri casi può generarsi un sovraccarico di informazioni (overloading information) che crea confusione e ulteriore malessere.
Quando il dubbio diventa patologico
Se è vero che le domande arrivano senza il nostro volere, le risposte chi prova a darle? Sicuramente la persona! E parliamo di risposte logiche-razionali che non si incontrano con le domande emotive proprio perché sono su due livelli diversi.
Provare quindi a dare “risposte utili” a “domande inutili” spesso genera un loop mentale dove la persona si fa una domanda e dà una risposta e poi su questa si fa un’altra domanda e prova a dare un’altra risposta. E così rimane fino a quando non si sente stremata da questo meccanismo di ragionamento disfunzionale. Purtroppo però, passato un giorno, il meccanismo riparte portando nel tempo la persona a sentirsi ingabbiata dai propri dubbi ossessivi, invasa dalla paura e/o di dolore fino ad arrivare l’idea di essere senza una via di uscita.
Come affrontare le domande inutili
Da quanto detto fin ora è chiaro come cercare di bloccare le domande o di rispondere è totalmente fallimentare in quanto contribuisce a peggiorare il problema.
Per questo motivo, l’unico modo per interrompere questo meccanismo disfunzionale consiste nell’evitare di rispondere a queste domande, proprio perché non esistono risposte certe a domande inutili. Accettare questo e interrompere il tentativo di risposta aiuterà a riprendere il controllo della propria giornata e inibirà la creazione delle domande inutili.
Se ciò dovesse creare delle difficoltà perché il bisogno di controllo è troppo forte, un percorso breve di terapia strategica può aiutare a gestire la paura e/o la tristezza che le produce interrompendo il circolo vizioso.
Per approfondire
- Nardone, G., De Santis, G. (2011). Cogito ergo soffro. Quando pensare troppo fa male. Ponte alle Grazie.
- Melli, G. (2018). Vincere le ossessioni. Capire e affrontare il disturbo ossessivo-compulsivo. Erickson.
- Gary Hill, G. (2022). Pensare troppo è una malattia: Pensa di meno, agisci di più. Guida pratica con mini abitudini per smettere di preoccuparsi e prendere decisioni più rapide.
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