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Overloading information e cybercondria

Scritto da Dott. Davide Algeri il 29 Maggio 2016
Categorie
  • Crescita personale
Tags
  • psicoterapia breve strategica
  • trattamento
cybercondria

Indice dei contenuti

  • Cybecondria e overloading information
    • Il circolo vizioso della cybercondria
    • 14 segnali che ti dicono se soffri di cybercondria
    • Il trattamento della cybercondria
    • Bibliografia

cybercondriaCybecondria e overloading information

La cybercondria

La Cybercodria fa riferimento a “una persona che cerca compulsivamente in Internet informazioni su particolari sintomi reali o immaginari di un malattia”. Traduzione da Oxford Dictionary

Molto spesso, la Cybercondria può essere accostata a quel fenomeno, che prende il nome di overloading information. Quante volte infatti vi sarà capitato di “sentire” un dolore anche piccolo o semplicemente un fastidioso mal di testa o ancora un dolore muscolare, per il quale non valeva la pena chiamare il medico. E quante altre invece vi è capitato di avere la sensazione di avere una malattia grave fisica o psichica, e anche lì, piuttosto che chiamare il medico, per paura che confermasse la vostra ipotesi diagnostica, avete scelto la via dell’auto-diagnosi andando sui motori di ricerca per trovare una spiegazione o sui forum alla ricerca di un vissuto simile al vostro.

L’overloading information

L’overloading information, denominato anche sovraccarico cognitivo, è una delle nuove addiction (dipendenze) presenti nella nostra società, che consiste nella ricerca irrefrenabile ed estenuante di informazioni, notizie, via internet, passando in continuazione da un sito all’altro, cosa che va a rafforzare il problema della cybercondria.

Chi ne soffre non è mai soddisfatto del materiale che trova, e perpetua la propria incessante ricerca, fino al punto in cui questa si trasforma in ossessione.

L’esito di questa ricerca, di solito si conclude con l’incapacità di prendere una decisione o scegliere una specifica informazione sulla quale focalizzare l’attenzione, a causa della confusione tra pareri discordanti e del sovraccarico di informazioni che si viene a creare.

Tale ricerca inoltre, in molti casi tende a divenire invalidante, a tal punto che chi ne è coinvolto spesso finisce per esaurire completamente il tempo libero a disposizione, ed in casi più gravi, anche quello lavorativo.

Il circolo vizioso della cybercondria

Oggi siamo terribilmente attenti alla salute e non è un caso che molte persone stanno diventando cybercondriache per paura delle malattie. Solo che con la continua ricerca, nella maggior parte dei casi, l’effetto che si ottiene è l’aumento dell’ansia e della preoccupazione. Quindi si continua a cercare per disconfermare il problema, con l’effetto paradossale, di confermarlo sempre più e finendo per scegliere, tra le varie diagnosi proposte, quella peggiore, almeno apparentemente. Infatti, i continui pareri differenti aumentano spesso i dubbi di chi cerca, andando a generare appunto ansia e forti angosce tipiche proprio della cybercondria.

Lettura di approfondimento:  Voyeurismo: cosa è e come uscirne

Purtroppo, molta gente non sa che su google, spesso è l’utente comune a scrivere di malattie. Su Wikipedia, ad esempio, chiunque può registrarsi e scrivere di un problema.

Per fronteggiare questo gap, la Health on the Net Foundation (HON) ha stilato un codice di condotta in base al quale i siti iscritti hanno accettato di diffondere informazioni responsabili, rendendo note le fonti.

E’ stato anche introdotto Medhunt, un motore di ricerca che diffonde risultati provenienti soltanto da siti di fiducia. Anche qui, però il rischio è che una iniziale ricerca di rassicurazioni possa trasformarsi, se reiterata nel tempo, in una ricerca ossessiva e irrefrenabile, che può contribuire a peggiorare il problema, piuttosto che risolverlo.

14 segnali che ti dicono se soffri di cybercondria

Di seguito 14 segnali che ti aiuteranno a capire se soffri di cybercondria:

    1. Vai su WebMD o Google al primo segnale di qualsiasi sintomo? Le persone che si preoccupano per la propria salute in genere sono più vigili sui problemi del loro corpo rispetto alle persone che non pensano molto alla loro salute, che può essere una buona cosa. Ciò purtroppo aumenta le probabilità di interpretare qualsiasi segnale ambiguo o sensazione come un presagio di malattia, quando probabilmente è perfettamente normale e andrà via aspettando un giorno o due.
    2. Una fonte non ti basta e per questo verifichi sempre su almeno due o tre siti (o più)?
    3. Ricercare informazioni ti fa sentire peggio? La tua ansia crescente può aggiungere sintomi al tuo elenco, come ad esempio l’aumento del battito cardiaco, difficoltà di respirazione e groppo in gola.
    4. La ricerca ti porta a cercare di più? Una differenza tra una persona ansiosa nella media e una che soffre di Cybercondria è che quando la prima sente che dai risultati di Google si sta alzando la sua pressione sanguigna, questa si ferma.
    5. Più cerchi, più ti convinci di avere qualcosa di terribile?
    6. Cerchi sintomi vaghi e credi di avere una delle molte malattie che spuntano all’improvviso. I sintomi come vertigini, palpitazioni, affaticamento, mal di testa, mal di stomaco, nausea, dolore al petto, grumi, insonnia, eruzioni cutanee e spasmi muscolari sono associati ad una miriade di malattie. La maggior parte del tempo, però, sono perfettamente innocui e svaniscono per conto loro.
    7. Durante la ricerca ti convinci sempre di più di avere una malattia rara, anche se, per definizione, le probabilità che possa averla sono molto lontane.
    8. Quando fai una ricerca, la paura di avere una malattia catastrofica aumenta?
    9. Pensi di avere la malattia “del giorno”? Quando il Web impazza di titoli, video e tweet sulle ultime epidemie nel mondo – Anthrax! SARS! Influenza aviaria! Influenza suina! Ebola! –  Ti preoccuperai legittimamente di esser stato infettato?
    10. Ti basta leggere i sintomi on-line per sentirti male? Ciò non significa che i sintomi sono “tutti nella tua testa”. La paura di un sintomo può farti entrare in sintonia così strettamente con il tuo corpo che potresti fraintendere sensazioni regolari come segnali di qualcosa di terribile.
    11. Spendi così tanto tempo nella ricerca che ti stai allontanando dalla usuale attività online?
    12. Spendi così tanto tempo nella ricerca che stai togliendo tempo alle tue attività (es. leggere, guardare la TV, relazionarti con altre persone).
    13. Preferiresti avere la certezza di avere qualcosa di brutto, piuttosto che rimanere nel dubbio? Chi soffre di cybercondria è particolarmente suscettibile all’incertezza del disagio e per evitare questo, pensando al peggio, utilizza Internet per confermare il proprio sospetto.
    14. Ti fidi di internet più del tuo medico? Se un medico dice che stai bene, ma Wikipedia ti ha convinto del contrario, credi a Wikipedia. Forse non sai che uno studio risalente al maggio 2014 ha trovato errori in 9 voci su 10 di Wikipedia su grandi condizioni quali l’ipertensione, il diabete, il cancro al polmone, la depressione, l’artrite e mal di schiena.
Lettura di approfondimento:  Disortografia: facciamo chiarezza sui Disturbi dell'apprendimento

Il trattamento della cybercondria

Cosa fare quando si soffre di cybercondria? Può essere utile intervenire, rivolgendosi ad uno psicoterapeuta, che possa aiutare ad interrompere questo circolo vizioso.

La Terapia Breve Strategica si mostra particolarmente adatta a questo tipo di problematiche, fornendo strategie per gestire l’ansia e sbloccare il circolo vizioso disfunzionale della cybercondria.

Bibliografia

  1. Giorgio Nardone, Federica Cagnoni, Perversioni in rete, Ponte alle Grazie, 2002
  2. G. Lavenia, M. Marcucci, M. Boscaro, Introduzione alle nuove dipendenze on line, in Manuale di Psicologia.
  3. T. Cantelmi, M. Talli, I.A.D. Internet Addiction Disorder, Psicologia Contemporanea, 1998.
  4. T. Cantelmi, M. Talli, Anatomia di un problema, una review sui fenomeni psicopatologici Internet-correlati, in Psicotech, gg. 9-10, 2007.
  5. T. Cantelmi, M. Talli, C. Del Miglio, A. D’Andrea, La mente in Internet. Psicopatologia delle condotte on-line, Piccin, Padova, 2000
  6. V. Caretti, D. La Barbera (a cura di), Psicopatologia delle realtà virtuali, Masson, Milano, 2000
  7. C. Del Miglio, A. Gamba, T. Cantelmi. “Costruzione e validazione preliminare di uno strumento (UADI) per la rilevazione delle variabili psicologiche e psicopatologiche correlate all’uso di Internet”, Giornale Italiano di Psicopatologia 2001 n. 3, pp. 293-306.
  8. G. Lavenia, “Introduzione alle nuove dipendenze on line” in M. Marcucci, M. Boscaro, Manuale di Psicologia delle Dipendenze Patologiche, L’Asterisco, Urbino 2004.
  9. 15 Signs You’re a Cyberchondriac

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Lettura di approfondimento:  Disturbi mentali: come si strutturano?

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