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In genere si parla di dipendenza (dipendere: dal latino dependere: essere in relazione necessaria) quando si supera il limite di utilizzo di una sostanza come ad esempio alcol, droghe, ecc. fino al punto di non poterne più fare a meno. Nel caso della rete invece, si parla di “dipendenza senza sostanza”, in quanto si è dipendenti da un comportamento ripetuto nel tempo che genera gli stessi effetti di una tossicodipendenza generata dall’uso di droga.
Il campanello d’allarme che ci fa capire di essere rimasti intrappolati nella rete è dato dalla presenza di una sindrome, ovvero di un insieme di sintomi, e di comportamenti che vanno a discapito dell’intera vita affettiva, lavorativa e relazionale della persona.
Sempre più gente oggi utilizza internet, per ricercare informazioni, per puro svago, per riempire i tempi morti, per il proprio lavoro, per comunicare con altre persone a distanza e per molti altri svariati motivi.
Internet rappresenta una grande risorsa, ma al tempo stesso, se usato o meglio dire abusato, può portare anch’esso a ciò che gli inglesi definiscono il “Patological Internet Use”, cioè all’utilizzo patologico di Internet.
L’utilizzo compulsivo della rete può avvenire specificatamente ad un’area (acquisti online, social network, materiale erotico, azzardo, etc.) o in modo più generalizzato che si manifesta occupando le proprie giornate stando “attaccati” al monitor e girando per ore ed ore, senza sapere dove andare o controllando che tutto ciò che si “possiede” su internet (e-mail, contatti di chat, siti personali, profili, etc.) sia in ordine.
Alla base vi sono dei dubbi e/o ossessioni (E se in questo momento è arrivata l’e-mail che aspettavo? E se questa è la volta buona per giocare? E se è entrato un virus nel sito?) e spesso, per alleviare l’ansia che ne deriva, si tendono a mettere in atto dei “comportamenti di controllo”, che riescono apparentemente a creare sollievo, alleviando lo stato di ansia e fornendo un rinforzo. Ciò genera l’utilizzo degli stessi comportamenti anche le volte successive, al punto che al minimo dubbio si attua il comportamento che ripetuto nel tempo, finisce per trasformarsi in compulsione di fronte al minimo segnale. Da qui il bisogno impellente di dover controllare tutto anche se non c’è niente da controllare, che finisce come in tutti questi casi per far perdere il controllo della gestione del proprio tempo.
Un circolo vizioso quindi dove il controllo peggiora, alimentando i pensieri ossessivi e le compulsioni, piuttosto che placarli.
«La mente umana non si ritrova più soltanto a disposizione strumenti, dispositivi, apparecchiature per controllare e manipolare la realtà fisica, lo spazio fisico e gli aspetti fisici e concreti della nostra vita ma con le tecnologie dell’era digitale si ha la possibilità di utilizzare mezzi per modificare direttamente e intensamente la propria mente, la propria sensorialità.» (de Kerckhove, 1995).
Di seguito un’intervista al dott. La Barbera che spiega più nel dettaglio cosa sono le dipendenze patologiche dalle nuove tecnologie:
Numerosi sono i privilegi e i piaceri ottenuti grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie e di internet, con i quali l’uomo, al giorno d’oggi, sia per motivi lavorativi che ricreativi, si ritrova quotidianamente a doversi interfacciare.
Infatti, in un’era in cui la ricerca del piacere va aumentando sempre più, le nuove tecnologie ed internet si trovano a ridurre la distanza temporale e spaziale, tra il desiderio e la sua gratificazione, finendo per occupare il posto del piacere stesso e trasformandosi così da mezzo a fine.
In questo modo internet, cavalcando l’onda del “tutto e subito”, rispetto alle informazioni, alle relazioni, alla gratificazione di un bisogno o desiderio, diventa un qualcosa di cui non se ne può più fare a meno, un qualcosa di irrinunciabile, che va a sostituirsi a tutte le altre forme di piacere reale, che a paragone risultano più difficili da raggiungere.
La rete possiede infatti la peculiare caratteristica di generare un mondo che, seppur virtuale, è connotato in maniera specifica da un punto di vista spaziale e temporale. E’ possibile per esempio darsi appuntamento in una chat; partecipare ai giochi virtuali creando un avatar in grado di muoversi e relazionarsi; acquistare comodamente da casa o giocare a poker. Queste sono alcune delle infinite porte che è possibile aprire con internet, che nel corso del tempo sono andate a influenzare l’assetto cognitivo-comportamentale dell’essere umano.
La forte attrazione che il mondo virtuale esercita, la possibilità di soddisfare in esso in maniera immediata bisogni e i piaceri personali, e ancora, come accennato prima, la forte influenza che esercita sull’assetto psichico dell’uomo hanno finito col trasformare l’uso di internet in una vera e propria forma di abuso. Le sensazioni, le percezioni e le esperienze vissute dai soggetti che iniziano ad utilizzare internet in maniera pervasiva e compulsiva presentano, infatti, delle affinità con i comportamenti e i vissuti dei soggetti dipendenti da sostanze stupefacenti.
“L’unico modo per superare una tentazione è cedervi”
Oscar Wilde
Colui che ha difficoltà di comunicazione e di relazione o problemi da cui desidera fuggire.
Una delle caratteristiche peculiari di internet risiede nell’uso infinito e camaleontico che ne può essere fatto ed è proprio questa poliedricità che finisce col rendere molto sottile il confine tra uso e abuso della rete.
Per questo motivo non è facile delineare un profilo preciso del soggetto dipendente dalle tecnologie: alcuni possono utilizzare internet in maniera patologica perché ne ricavano piacere alla stessa maniera del tossicodipendente, altri, invece, possono usare internet come una vera e propria via di fuga dalla realtà vissuta, spesso, come dolorosa e insoddisfacente. In entrambi i casi, alla base dell’abuso di internet, è possibile individuare una radice comune, ovvero un’apparente risoluzione per problematiche di vario tipo quali ansia, insicurezza, paure, fobie, difficoltà relazionali, tutti disturbi che il sistema sociale attuale contribuisce ad accentuare.
La società di oggi, infatti, ci richiede di essere costantemente attivi, disinibiti, di ottenere sempre più ciò che desideriamo, imponendo dei canoni estetici di bellezza ben precisi, che se non raggiunti, portano all’esclusione. Persone insicure, con una scarsa stima di sé o con difficoltà a relazionarsi, trovano, quindi, un rifugio ideale su internet. Queste, nel mondo virtuale, da un lato, trovano un modo per rinchiudersi in se stesse e dall’altro un modalità che permette loro di creare un realtà alternativa. Internet diventa, pertanto, quella che possiamo definire la tentata soluzione da parte del soggetto di risolvere i suoi problemi, in grado di creare un vero e proprio autoinganno, ovvero, la sensazione quando si è “on-line”, di sentirsi non solo protetti, ma anche sicuri di sé, stimati, desiderati e di essere, in generale, quello che non si è grado di essere nel mondo reale (posso creare un’identità fittizia, posso essere il supereroe dei videogiochi, avere una lunghissima lista di amici).
Ciò di cui la persona non si rende conto è che, invece, la rete allontana dalla realtà e che lo schermo del pc non fa altro che separarlo sempre di più dal mondo e dagli affetti della vita reale. E’ così che la tentata soluzione utilizzata per risolvere il problema, si trasforma nel problema stesso e ciò che prima poteva servire alla soddisfazione di un piacere, utilizzato in maniera ripetuta nel tempo, si trasforma in un qualcosa di cui non se ne può più fare a meno. Così internet, da grande strumento in grado di dare la possibilità di “muoversi liberamente” in un click, paradossalmente finisce col trasformarsi in prigione forzata dove rifugiarsi immediatamente nel momento in cui, nella vita reale, la persona colleziona insuccessi, fallimenti, delusioni, ansie, preoccupazioni.
E’ a questo punto che il soddisfacimento di un falso piacere (sto bene quando navigo) può trasformarsi in dipendenza (sto bene solo quando navigo).
In genere vi sono due fasi tipiche che portano alla dipendenza:
Il termine Internet Addiction Disorder (I.A.D.) si deve a Ivan Goldberg che nel 1995 ha individuato i principali sintomi che caratterizzano l’I.A.D.
Accanto ai sintomi caratteristici si affiancano i sintomi tipici delle dipendenze:
Tra i più comuni modi di provare piacere nella rete possiamo distinguere:
A volte, per sdrammatizzare, può risultare utile usare l’ironia, ovviamente senza mai sminuire i problemi che creano sofferenza. Un pò come hanno fatto i «Netaholics Anonymous» che hanno proposto una loro particolare versione diagnostica del loro disturbo legato alla dipendenza da internet.
Un primo passo per uscire dalla dipendenza da internet è, in primo luogo, riconoscere di avere un problema e rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta per una terapia individuale. In genere il percorso, consiste nel rafforzamento della propria figura e nel rendere funzionale il rapporto che la persona ha con gli altri e con il mondo.
Inoltre, essendo un problema basato sul controllo degli impulsi, la terapia mira a circoscrivere poco per volta il tempo di durata nell’utilizzo di internet e nel cercare di aiutare la persona a sostituire il piacere dato dall’utilizzo della rete con altre tipologie di piacere più funzionali.
Secondo l’approccio strategico breve, i disturbi legati all’abuso di internet vengono considerati dei comportamenti compulsivi basati sulla ricerca di sensazioni piacevoli.
La terapia breve strategica, si è dimostrata efficace contro la dipendenza da internet, in quanto aiuta a “contenere” questo bisogno sfrenato di internet, in quanto interrompe le tentate soluzioni fallimentari in genere utilizzate per sedare l’ansia e fornendone di nuove, più funzionali, grazie all’utilizzo di stratagemmi quali lo spegnere il fuoco aggiungendo la legna o far salire il nemico e poi togliere la scala.
La dipendenza da internet è un disturbo dove la problematica principale è proprio quella di entrare in relazione, il gruppo può essere visto come un luogo dove creare le condizioni adatte a sostenere la persona a recuperare proprio il desiderio di entrare in relazione autentica con l’altro, aiutandola così a riscoprire anche i piaceri perduti.
Uno degli obiettivi principali dei gruppi consiste nel creare l’incontro nella relazione e il confronto rispetto al problema, cercando di riportare il piacere delle relazioni dal virtuale al reale.
Altro obiettivo è quello di aiutare la persona a recuperare, nel caso di chi l’ha persa, o a creare, nel caso di chi non l’ha mai maturata, la fiducia in se stessa e di farlo proprio all’interno di un gruppo, attraverso il rapporto con gli altri, il confronto e la condivisione delle proprie preoccupazioni.
All’interno del percorso si cercano i motivi sottostanti che portano la persona a non poter entrare in relazione con gli altri, i rischi che pensa di poter correre e i vantaggi secondari che lo hanno condotto a rifugiarsi nella rete. Allo stesso tempo si forniscono gli strumenti, le strategie e le nuove prospettive utili ad affrontare il problema e a risolverlo.
E’ a partire da queste riflessioni che il Servizio Italiano di Psicologia Online offre la possibilità affrontare i problemi connessi alla dipendenza da internet attraverso incontri psico-educativi di gruppo.
Gli interessati possono contattarci alla seguente e-mail: direzione.sipo@gmail.com
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