Il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è caratterizzato dalla presenza di pensieri ossessivi associati a compulsioni (particolari azioni o rituali da eseguire).
Le ossessioni sono delle idee fisse, irrazionali che si presentano ripetutamente nella mente (esempio sono sporco, posso essere contaminato se tocco qualcosa, oppure di notte “non ho chiuso il gas”).
Le compulsioni, invece, sono dei rituali, dei gesti ripetitivi che una persona non può fare a meno di compiere altrimenti cade in ansia.
Alla base del DOC vi è principalmente il tentativo di ridurre o controllare una paura e/o il pensiero, attraverso l’utilizzo di rituali di pensiero, formule o compulsioni.
Una piccola nota: mentre nel disturbo ossessivo si cercano di controllare i pensieri, cercando di scacciarli o controllarli e più si controllano, più se ne perde il controllo, nel disturbo ossessivo-compulsivo, il controllo funziona bene attraverso i rituali (compulsioni), e proprio per questo motivo si finisce per non poterne più fare a meno.
Di seguito un breve cortometraggio dal titolo: “Il disturbo ossessivo compulsivo: uscire dalla trappola – Da un punto…all’altro” che descrive alcuni tipi di rituali che spesso caratterizzano il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) e l’aiuto che può fornire lo psicologo psicoterapeuta nel trattamento di questo problema che crea a volte un grande disagio.
Indice contenuti
Diagnosi del disturbo ossessivo compulsivo
Secondo il DSM-IV, il DOC è caratterizzato da sintomi ossessivi e/o compulsivi (pensieri e/o comportamenti) che diventano fonte di marcata sofferenza e di un enorme spreco di tempo (più di un’ora al giorno) e interferendo con le normali attività quotidiane e con il funzionamento sociale e lavorativo del soggetto.
I criteri diagnostici suggeriti dal DSM-IV prendono in considerazione cinque punti:
Ossessioni o compulsioni
pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi e inappropriati, e che causano ansia o disagio marcati;
pensieri, impulsi o immagini non sono semplicemente eccessive preoccupazioni per i problemi della vita reale;
la persona tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni;
la persona riconosce che i pensieri, gli impulsi, o le immagini ossessivi sono un prodotto della propria mente (e non imposti dall’esterno come nell’inserzione del pensiero).
Compulsioni definite come:
comportamenti ripetitivi (per es. lavarsi le mani, riordinare, controllare), o azioni mentali (per es. pregare, contare, ripetere le parole mentalmente) che la persona si sente obbligata a mettere in atto in risposta ad un’ossessione, o secondo regole che devono essere applicate rigidamente
comportamenti o azioni mentali volti a ridurre il disagio o a prevenire alcuni eventi o situazioni temute. Questi comportamenti o azioni mentali non sono collegati in modo realistico con ciò e sono designati a neutralizzare o prevenire, oppure sono chiaramente eccessivi.
In qualche momento, nel corso del disturbo, la persona ha riconosciuto che le ossessioni o le compulsioni sono eccessive o irragionevoli;
Le ossessioni o le compulsioni causano disagio marcato, fanno consumare tempo (più di un’ora al giorno), o interferiscono significativamente con le normali abitudini della persona, con il funzionamento lavorativo (o scolastico) o con le attività o relazioni sociali usuali.
Se è presente un altro disturbo sull’Asse I, il contenuto delle ossessioni o delle compulsioni non è limitato ad esso (per es. preoccupazione per il cibo in presenza di un Disturbo dell’Alimentazione, tirarsi i capelli in presenza di Tricotillomania, preoccupazione riguardante le sostanze nel Disturbo da Uso di Sostanze, etc)
Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es. una droga di abuso o un farmaco) o di una condizione medica generale.
Rituali del Disturbo ossessivo compulsivo
Il paziente affetto da D.O.C.non si lamenta in particolare dell’ansia, ma piuttosto delle ossessioni e dei suoi rituali ripetitivi. L’ansia si manifesta solamente se si interferisce nei rituali messi in atto per difendersi dalle ossessioni. Questi rituali o compulsioni, sono profondamente importanti e devono essere eseguiti in particolari modi o un numero preciso di volte, al fine di opporsi (inutilmente) al pensiero o ai pensieri ossessivi, per evitare conseguenze negative e per impedire all’ansia di prendere il sopravvento. Può capitare che la persona sia convinta che i rituali siano solo un effetto del disturbo, ma anche in quel caso non riesce comunque ad ignorarli. Nella maggior parte dei casi questo comportamento diventa talmente regolare che l’individuo non lo ritiene un problema degno di nota. Le comuni compulsioni includono, in modo eccessivo, comportamenti come il lavarsi, il controllare, toccare, contare o sistemare e ordinare; altre possono essere comportamenti rituali che l’individuo esegue in quanto convinto che abbasseranno le probabilità che una ossessione si manifesti. Le compulsioni possono essere osservabili (come il lavarsi le mani), ma possono anche essere riti mentali come la ripetizione di parole e frasi o il conto.
Tipologie di rituali nel DOC
Nello specifico questi rituali possono essere classificati come:
Preventivi (orientati al futuro ed evitare che succeda qualcosa): lavarsi le mani per paura di essere contaminati (come la paura delle secrezioni del corpo umano quali saliva, sudore, lacrime, muco, urina e feci), evitare il calpestio delle fughe di separazione; allineare perfettamente gli oggetti nel loro insieme, in angolazioni perfette.
Propiziatori (comportamenti, superstizione eccessiva o “pensiero magico” per far si che succeda o si eviti qualcosa) salire una scala o entrare in una stanza sempre e solo con un piede anziché l’altro,; un sistema di conto specifico (contare in gruppi di quattro, sistemare le cose in gruppi di tre, sistemare gli oggetti in insiemi pari o dispari); impostare limiti specifici ad azioni in corso (raggiungere la propria auto con dodici passi); sostituire i “cattivi pensieri” con “buoni pensieri”.
Riparatori (orientati al passato, per riparare qualcosa che è già accaduta) controllare ripetitivamente che la macchina parcheggiata sia ben chiusa a chiave prima di lasciarla, accendere e spegnere le luci un certo numero di volte prima di uscire da una stanza, lavarsi ripetitivamente le mani a intervalli regolari durante il giorno o non riuscire a smettere di lavarsele una volta insaponate, controlli protratti e ripetuti, volti a riparare o prevenire gravi disgrazie o incidenti.
Trattamento del disturbo ossessivo compulsivo
Un’efficace trattamento per il disturbo ossessivo-compulsivo è la Terapia Breve Strategica, attraverso la quale si lavora prima sull’ansia e poi sulla fobia, intervenendo sulle precauzioni, sull’evitamento e sul controllo (rituali), attraverso stratagemmi che permettano di contenere il pensiero, tecniche paradossali come la prescrizione del sintomo, con l’uso del “piccolo disordine che mantiene l’ordine” e di contro rituali.
Di seguito uno spezzone tratto dal film “Qualcosa è cambiato”, dove è possibile intravedere il rituale preventivo del chiudere la porta un certo numero di volte:
Approfondimenti sul disturbo ossessivo compulsivo
America Psychiatric Association (1994) Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, IV ed. (DSM-IV). Masson, Milano 1996.
M. BÜRGY, Psychopathology of Obsessive-Compulsive Disorder: A Phenomenological Approach, Psychopathology 38 (2005), 291-300.
C. Portelli, Terapia breve strategica avanzata per disturbi ossessivo-compulsivi, Rivista Europea di Terapia Breve Strategica e Sistemica 1 (2004).
J. Derisley, S. Libby, Clark, S. Reynolds, Mental health, coping and family-functioning in parents of young people with obsessive-compulsive disorder and anxiety disorders, The British Journal of Clinical Psychology 44 (2005).
J. C. Gabbard, Psichiatria Psicodinamica. Nuova edizione basata sul DSM-IV. Raffaello Cortina Editore, Milano, 1995.
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