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24 Agosto 2020“La psicoterapia ha luogo là dove si sovrappongono due aree di gioco,
quella del paziente e quella del terapeuta.
La psicoterapia ha a che fare con due persone che giocano insieme.”
DONALD WOODS WINNICOTT
Scegliere di rivolgersi ad uno psicoterapeuta spesso è necessario per dare l’opportunità a se stessi di affrontare o risolvere quelle problematiche che in un momento delicato della propria vita, spesso, non riusciamo ad affrontare da soli.
Si sa, in certe circostanze, lo psicoterapeuta può fare la differenza: sfatiamo dunque il mito che l’amico è utile tanto quanto uno psicoterapeuta. Per quanto possa essere comprensivo e riesca ad ascoltarvi, sicuramente parliamo di due “persone” diverse.
E’ doveroso sottolineare una differenza: mentre lo psicologo può effettuare sostegno psicologico e valutazioni psicodiagnostiche, lo psicologo psicoterapeuta possiede gli strumenti per intervenire su un problema e per effettuare diverse tipologie di trattamenti.
Lo psicoterapeuta infatti è un professionista che esercita la sua professione dopo aver seguito un iter formativo specifico costituito dai seguenti 4 step:
- laurea in Psicologia o in Medicina
- tirocinio post-lauream
- iscrizione all’ordine professionale
- specializzazione quadriennale in psicoterapia.
Un iter abbastanza complesso che risulta essere la base per poter esercitare in modo legale la professione.
A tal proposito il primissimo passo da fare, utile nella scelta di uno psicoterapeuta, dovrebbe essere quello di reperire/verificare quante più informazioni possibili quali:
- ha i titoli necessari per svolgere la professione? Laurea, iscrizione all’Albo Nazionale o Regionale e diploma di specializzazione se si tratta di psicoanalista o psicoterapeuta;
- da quanto tempo pratica la psicoterapia;
- capire se ha trattato casi simili al tuo. Per capire questo puoi cercare nel blog, se ha parlato dell’argomento, o tra i disturbi trattati nella sezione apposita del sito. Sicuramente un articolo sul tema dovrebbe essere un fattore preferenziale.
Avere queste prime informazioni può aiutare a fare una prima importante scrematura.
Ma una domanda sorge spontanea: come fare per sceglierne uno che risulti efficace? Come capire se abbiamo a che fare con lo psicoterapeuta giusto e che fa per noi?
Indice contenuti
Quando uno psicoterapeuta fa per noi: come capirlo?
Nella nostra vita possiamo attraversare dei momenti in cui ci sentiamo incapaci di gestire alcune emozioni come ansia, paura, rabbia, ecc.: rivolgersi ad uno psicoterapeuta in tali occasioni può essere un buon punto di partenza per risolvere i nostri problemi e stare meglio con noi stessi e quindi anche con gli altri.
Ma cosa occorre fare per capire che di fronte abbiamo quello giusto? E soprattutto, qual è il modo migliore per cercare uno psicoterapeuta?
Come afferma Giovanna Celia, psicologa-psicoterapeuta, direttore didattico del Centro Internazionale di Psicologia e Psicoterapia Strategica di Salerno, “capita spesso agli psicoterapeuti di ricevere persone che pur essendo alla seconda o alla terza terapia, non sono sicure del percorso che fanno.”
Questo perché alle persone spesso manca l’esperienza per orientarsi, dal momento che i professionisti presenti sono tanti e appartengono a diversi approcci.
Come fare dunque per fare una scelta consapevole?
Come cercare uno psicoterapeuta…
La prima domanda potrebbe essere proprio questa: come cercare?
Nella ricerca di un terapeuta, una buona strategia potrebbe essere quella del passaparola, chiedendo quindi alle persone di propria fiducia, che magari sono state già in psicoterapia, per capire come si sono trovate.
Ovviamente occorrerà chiedere qualcosa in più, poiché i loro motivi potrebbero essere diversi dai tuoi e questo potrebbe fare la differenza.
In alternativa, se nessuno può consigliarti un professionista valido, puoi cercare online il tuo terapeuta, poiché sono molti i siti che possono consentirti di individuare i professionisti della salute su base territoriale.
A tal proposito è sempre bene scegliere quelli che spiegano in modo esaustivo come lavorano, evitando quelli che vogliono solo vendersi, senza far capire la filosofia esistente alla base del loro lavoro.
Ancora, potrebbe essere utile rivolgerti al tuo medico di base, il quale potrebbe toglierti qualche dubbio e indirizzarti ad un determinato psicoterapeuta: ovviamente è bene ricordare che i consigli sono ben accetti, ma la scelta dovrà essere comunque tua.
Su che base fare queste scelte? Tra poco lo vedremo.
Ora cerchiamo di concentrarci su quelli che sono gli aspetti iniziali da tenere in considerazione.
La giungla degli approcci teorici: quale scegliere?
Chi ricerca un terapeuta, spesso non sa che esistono delle differenze tra i diversi approcci di psicoterapia esistenti e questo non può che concorrere a creare delle confusioni, riguardo la scelta da fare.
Per questo è importante quantomeno avere le idee chiare in merito: se senti che il tuo comportamento è guidato da ragioni inconsapevoli e che probabilmente derivano dalla tua storia infantile, un approccio psicodinamico o psicoanalitico, potrebbe essere più indicato.
Chi invece è interessato a cambiare il proprio modo di pensare o i comportamenti, dando lieve importanza all’inconscio, potrebbe essere interessato ad un approccio cognitivo-comportamentale.
Le persone poco interessate al passato e che quindi non intendono esplorarlo, ma vogliono interrompere i circoli viziosi disfunzionali nel qui e ora, ovvero nel presente, potrebbero essere interessate ad una Psicoterapia Breve Strategica. Una soluzione per chi, ad esempio, ha difficoltà a parlare del proprio passato può essere propria la Terapia Strategica Breve, che in 8-10 incontri affronta lo studio delle caratteristiche di un problema, l’indagine delle “tentate soluzioni” che sono già state messe in atto per risolverlo, ma che lo hanno peggiorato e il cambiamento di queste soluzioni disfunzionali.
Chi invece sente di avere la necessità di lavorare sulle proprie emozioni, può poter essere attratto dall’approccio della Gestalt.
Quelli che invece intendono lavorare a livello della famiglia e non solo individualmente, potrebbero avvicinarsi ad un approccio sistemico-relazionale.
In conclusione, in base al nostro modo di intendere la terapia, possiamo scegliere l’approccio che può fare al caso per noi.
Una volta scelto l’approccio da prendere in considerazione, altre domande potrebbero affiorare nella nostra mente, vediamole di seguito.
Psicoterapeuta uomo o donna?
Il sesso del terapeuta è una questione importante, per quanto molti hanno la tendenza a sottovalutarlo. Spesso si hanno delle preferenze, poiché tale scelta ha a che fare anche con la propria storia infantile.
Quindi prima di prendere una decisione di questo tipo, riflettiamoci su: la regola è scegliere la persona con la quale ci si sente a proprio agio, a prescindere dal sesso.
Terapia cara o economica?
Per quanto riguarda i costi, sicuramente bisogna far i conti con la propria situazione economica, ma è opportuno evitare di scegliere solo in base a questa. Non è detto infatti che un terapeuta “economico” sia allo stesso modo “valido” o “preferibile”. Insomma scegliere sulla base di questo, rischierebbe di essere controproducente.
Il prezzo di una terapia dipende da diversi fattori, tra cui: l’esperienza del terapeuta, le specializzazioni che ha conseguito e la complessità del trattamento.
La vicinanza è un fattore di cui tenere conto?
Scegliere un terapeuta vicino alla propria residenza sicuramente è preferibile, ma non deve essere un criterio imprescindibile, su cui basare la propria scelta.
E’ meglio scegliere un terapeuta che ispira, magari raggiungibile con un’ora di macchina, piuttosto che un terapeuta vicino e che non ci convince affatto.
Meglio quindi privilegiare l’approccio e la competenza rispetto alla vicinanza.
Le recensioni
I feedback dei clienti/pazienti che sono stati seguiti dal terapeuta, può anche essere un elemento importante da tenere in considerazione. Oggi più che mai chi apprezza un servizio, come al contrario chi si trova male, ci tiene a farlo sapere al professionista e anche all’esterno.
In tal senso un numero elevato di recensioni, o al contrario l’assenza di queste, potrebbero rappresentare un elemento importante di cui tenere conto nella scelta del professionista.
Sarà un bravo psicologo? E’ quello giusto per me?
Una volta reperite tutte queste informazioni, sicuramente avrete le idee un pò più chiare. A questo punto potrebbe sorgere nella vostra mente la domanda fatidica: “sarà in grado di aiutarmi?”
Per capirlo è consigliabile quantomeno concedersi un paio di incontri e capire se scatta l’empatia e la fiducia, ingredienti fondamentali questi e alla base di un rapporto terapeutico
Il suggerimento, in questi casi, è quello di provare con uno/due incontri per capire se ci si sente accolti, ascoltati e compresi in quelle che sono le nostre richieste e di conseguenza se sentiamo di poterci fidare di lui o lei. E’ veramente difficile capire, infatti, sia per il terapeuta, che per il potenziale paziente, se potrà crearsi una relazione terapeutica ancora prima di incontrarsi e vedersi in faccia.
La prima telefonata
Ben, a questo punto, una volta individuato lo psicologo psicoterapeuta, il passo successivo consiste nel prendere contatti.
Questo servirà per porre le prime domande che ti aiuteranno a capire se può far al caso tuo: quali sono i costi, quali giorni e orari disponibili e le condizioni di pagamento.
Una conoscenza iniziale è doverosa quanto corretta per poter confermare un probabile nominativo.
Primo appuntamento: come comportarsi?
Bene, il terapeuta ti ha convinto e avete fissato una data dell’incontro. E’ arrivato il giorno del primo appuntamento. Cerca di riordinare le idee su ciò che intendi far passare, ma in ogni caso non preoccuparti, sarà lui a guidarti.
E’ importante che esca dall’incontro con delle risposte alle seguenti domande.
Come decidere se restare?
Dopo il primo incontro, quindi, è importante porsi le seguenti domande:
- mi sono sentito/a a mio agio?
- il terapeuta mi ha ascoltato?
- ha compreso bene il mio problema?
- l’obiettivo della terapia è stato bene definito?
- mi ha smosso qualcosa?
- mi ha fornito una visione diversa del problema?
- è stato in silenzio o ha parlato? E nel caso quante domande mi ha posto?
Riguardo a quest’ultimo interrogativo, è importante valutare se e quanto il terapeuta ha parlato, poiché nelle prime sedute è proprio il terapeuta che dovrebbe parlare e porre domande utili a capire la natura del vostro problema.
Tra le altre domande da porci abbiamo:
- il terapeuta ha mostrato sufficiente esperienza per aiutarmi?
- si è dimostrato interessato ai miei obiettivi o ha solo imposto la sua visione delle cose?
- mi è sembrata davvero una persona chiara e competente?
- ha saputo comunicarmi con chiarezza le regole, i tempi di lavoro, il lavoro che faremo insieme?
- è stato davvero professionale?
Lo psicologo psicoterapeuta insomma deve essere professionale, accogliente, preparato.
Deve avere capacità empatiche ed essere rispettoso, ma soprattutto deve riuscire a creare un clima di interazione positiva.
Come decidere che è meglio cambiare
Insomma, come si può evincere da quanto detto, queste sono domande importanti e fondamentali, che dobbiamo poterci porre, perché seppur spesso capiti di avere un vero e proprio colpo di fulmine, altre volte ciò non accade e la scelta può risultare essere più complicata.
Sicuramente è importante non avere fretta e cercare di scegliere quando davvero lo sentiamo.
Quando invece è il caso di abbandonare? Quando è il caso di andare alla ricerca di un altro terapeuta?
- Quando, per esempio avete a che fare con un terapeuta che si pone come se fosse un tuo amico: il distacco professionale è essenziale in questi casi, altrimenti la terapia rischia di essere inefficace e rischieresti solo di perdere tempo e soldi;
- Se il terapeuta ti sembra poco chiaro, ambiguo o addirittura seduttivo, forse è meglio cercare aiuto altrove.
- Assolutamente allontanati se il terapeuta ti propone contatti fisici o sessuali: un percorso di terapia è incompatibile con una storia di tipo sentimentale o sessuale. Quindi se ti rendi conto che il tuo terapeuta è troppo legato a te, fai attenzione, potrebbe essere un campanello di allarme.
- Un buon terapeuta, può essere direttivo, ma comunque ti riconosce e ti restituisce la responsabilità del cambiamento. Sono da evitare i terapeuti che creano dipendenza o che puntano ad avere il pieno controllo della vostra vita (es. se interrompi, potresti non farcela da solo/a). Se lo psicologo psicoterapeuta si sostituisce a te, anche questo potrebbe essere un segnale d’allarme, perché è importante che sia tu a mantenere un ruolo attivo in psicoterapia.
Affidati quindi alla psicoterapia per affrontare i tuoi problemi, ma non pretendere che lo psicoterapeuta risolva i tuoi problemi senza che tu faccia nulla per uscirne fuori.
Come dico sempre, alle persone che seguo: “io ti fornisco gli strumenti, ma poi sta a te decidere di utilizzarli per ottenere il cambiamento che desideri.”
Come capire se la terapia sta funzionando?
Quando si inizi una terapia è bene definire degli obiettivi chiari. In genere non bisogna valutare i miglioramenti facendo riferimento a come stavamo prima di stare male, ma piuttosto rispetto a quando abbiamo cominciato il percorso. Molti infatti compiono l’errore di fare il confronto con quando stavano bene prima ancora di iniziare la terapia. Questo è un approccio che si dimostra disfunzionale. Ricorda, alcuni obiettivi richiedono più tempo per essere raggiunti rispetto ad altri. Tu e il tuo psicoterapeuta dovreste decidere quali saranno gli obiettivi minimi da raggiungere.
Iniziare a provare un senso di sollievo e un senso di speranza possono rappresentare già dei buoni indici di cambiamento.
Davide Algeri
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