Scuola e ragazzi adottati
28 Aprile 2015La coppia strategica – Guida pratica per un sano rapporto di coppia
1 Maggio 2015Le libere associazioni sono comunemente utilizzate all’interno del setting terapeutico individuale. Per Freud le libere associazioni consistevano nella verbalizzazione di pensieri, emozioni e ricordi che fluivano liberamente alla coscienza senza vergogna, razionalizzazione e intellettualizzazione: questo facilitava il ritorno dell’inconscio rimosso, la rielaborazione e la presa di coscienza.
Secondo Moreno, padre dello psicodramma, le parole che le persone usano per esprimere la loro interiortità, invece, non si limitano a rimanere tali ma vengono trasformati in azione spontanea. Partendo dalle indicazioni strategiche della psicoanalisi e accostando a queste anche tecniche psicomotorie, bioenergetica e tecniche espressive, è possibile utilizzare le parole sia per accompagnare l’azione sia per condividere esperienze e sensazioni. Un tale uso della parola ha degli ottimi risultati nel lavoro in gruppo, sia con gli adulti che con i bambini (a patto che questi ultimi sappiano leggere e scrivere).
Indice contenuti
Le libere associazioni nel lavoro di gruppo
Vi propongo, di seguito, alcuni esempi su come le parole libere e spontanee possano essere usate nel lavoro di gruppo e come queste, partendo da un semplice brainstorming, possano rappresentare il punto di partenza per ulteriori sviluppi interessanti.
Il brainstorming
Il Brainstorming è una tecnica molto usata che si basa sul fluire delle idee e sulle associazioni tra diversi termini con lo scopo di facilitare la partecipazione attiva di tutti i membri del gruppo nella fase di elaborazione di un’idea. Ad ogni persona viene richiesto di dire ad alta voce una parola che gli viene suggerita dalla parola-stimolo la quale è stata scritta su una lavagna o su un cartellone. Il conduttore (ma esistono anche delle varianti) ha il compito di annotare ogni singola parola evocata su di un cartellone (o lavagna).
ESEMPIO 1
Si inizia con un Brainstorming in cui si chiede ai partecipanti di dire una parola evocata da un determinato tema, ad esempio “lavorarare sul senso della partecipazione a quella specifica esperienza”. I partecipanti forniscono risposte come “desiderio”, “condivisione”, motivazione”, fatica”, “tensione”, “attenzione” e così via. Tutte queste parole vengono annotate su un cartellone e, come secondo passo, ognuno viene invitato a scegliere un’altra parola tra quelle annotate sulla base del proprio interesse. La parola che riceve più consensi viene scelta per un altro brainstorming. Si ipotizzi che la parola scelta sia “attenzione”; le possibili nuove parole evocate da questa potrebbero essere “pericolo”, “sfida”, “bambino”, “equilibrio” etc.. Utilizzando queste parole scelte per interesse o curiosità, si costruiscono delle frasi che vengono scritte su fogli individuali accompagnando a questa attività uno sfondo musicale.
Questo tipo di attività creative-espressive sono molto utili nel lavoro con gruppi in formazione professionale o anche con persone che stanno svolgendo un iter di crescita personale.
ESEMPIO 2
Un altro percorso interessante è quello che vede coinvolte categorie specifiche di persone come, ad esempio, persone religiose in partenza per un servizio missionario. Obiettivo di questo lavoro è quello di creare un’occasione di interazione e conoscenza reciproca, far crescere il senso del gruppo, capacità di collaborazione e di superamento di eventuali problemi relativi ai ruoli assunti e alle caratteristiche personali di ognuno.
Si inizia con un Brainstorming sul tema generale “problemi personali, speranze, progetti, timori”; alcune delle parole evocate sono: “libertà”, “apertura” “insieme”, “futuro”, “arcobaleno”, “bambino piangente” etc. Queste parole sono state poi utilizzate per una elaborazione ulteriore utile al percorso di conoscenza. Una volta espresse le diverse scelte, ciascuna delle parole che compongono la lista viene illustrata dalla persona che l’aveva proposta . Chi vuole può aggiungere delle riflessioni su quel termine così che ne esce un confronto molto produttivo. Ad esempio, sul termine “apertura” si apre una discussione che porta a vedere nell’apertura non solo la sfera del “mostrarsi, essere disponibili”, ma anche quella dell’ascolto e dell’accoglienza che implica la capacità di adeguarsi a processi di adattamento.
ESEMPIO 3
L’ultimo esempio fa riferimento ad un intervento articolato (all’interno di una serie) che ha avuto come protagonisti dei bambini della scuola primaria. Tale attività è stata denominata “la farfalla e il fiore”.
Il conduttore (un animatore) ha a disposizione solo una stanza, un tappeto, carta e matite. Il primo passo per i bambini è quello di esplorare l’ambiente dando spazio alla curiostà e alla voglia di conoscere: tale esplorazione avviene con il corpo su di un tappeto grazie a cui è possibile giocare a terra in gruppo o da soli. In un primo momento (fase destrutturata) i bambini prendono possesso dello spazio in modo disorganizzato e totalmente libero. In questa fase si osservano le prime interazioni (accettazione o rifiuto). In un secondo momento (presenza non direttiva) il conduttore interviene come portatore di stimoli: si riflette sul significato del gioco e i bimbi rispondono che “stanno facendo un fiore”; si prosegue con stimolazioni verbali su come è fatto un fiore. Un gruppo di bambini si stacca e da vita a uno sciame di farfalle che volano: inizia la fase di drammatizzazione basata sulla mimica spontanea relativa al rapporto tra fiore e farfalla. In un terzo momento (strutturazione della fiaba) si chiede ai bambini “cosa può succedere tra un fiore e una farfalla” e questo rappresenta uno stimolo per la creazione di una storia ricca di proiezioni. In questo tipo di fiabe sono presenti conflitti e situazioni problematiche individuabili nella storia individuale di ciascun bambino: rapporti, relazioni oggettuali, intrecci di eventi ricordati e così via. Nella fiaba, insomma, emerge l’inconscio del bambino.
Bibliografia
“Parole che nascono libere, la scrittura creativa per la crescita e la terapia”. G.Mazzara, 2003
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