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4 Settembre 2024Hai mai sentito parlare di bossing? Probabilmente questo termine ti suonerà nuovo, mentre per altri, soprattutto per chi l’ha sperimentato in prima persona, sarà tristemente familiare. Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Si tratta di una forma di molestia psicologica attuata in ambito lavorativo. Hai presente il mobbing? Bene, il bossing rientra proprio in questa categoria di molestie.
Indice contenuti
Bossing: di cosa stiamo parlando?
Per comprendere meglio il fenomeno del bossing, è utile partire dalla definizione di mobbing. Il mobbing è definito come “qualunque condotta impropria che si manifesti, in particolare, attraverso comportamenti, parole, atti, gesti, scritti capaci di arrecare offesa alla personalità, alla dignità o all’integrità fisica o psichica di una persona, di metterne in pericolo l’impiego o di degradare il clima lavorativo” (Marie-France Hirigoyen, 2000). Parliamo dunque di molestie perpetrate in un contesto lavorativo con l’intento di umiliare e annullare l’altro.
Nello specifico, il bossing è una forma di violenza psicologica agita da parte di un superiore nei confronti di un subordinato. Quando si parla di bossing, ci si riferisce quindi a comportamenti dannosi messi in atto da chi occupa una posizione superiore all’interno dell’azienda, con l’obiettivo di estromettere la vittima per un proprio tornaconto personale. Questo crea un clima lavorativo teso che in genere produce un contesto di lavoro tossico e può portare chi è umiliato a dimettersi, non riuscendo a gestire lo stress fisico e psicologico subito.
Come si può manifestare il bossing?
Il bossing, essendo una forma di mobbing che proviene dall’alto, può manifestarsi in vari modi:
- Affidando alla vittima lavori degradanti, umilianti o impossibili da svolgere, per cui il dipendente non è adeguatamente formato.
- Attraverso rimproveri o minacce frequenti.
- Escludendo la vittima da eventi, riunioni o benefici, causando insoddisfazione e frustrazione.
- Altri atti vessatori possono includere richiami verbali ingiustificati, rifiuto immotivato di permessi, sanzioni disciplinari non giustificate e molestie sessuali.
Le cause delle molestie sul lavoro
Alla base del bossing possono esserci sentimenti di invidia o paura da parte del capo di essere superato. L’obiettivo è portare il dipendente a dimiettersi senza doverlo licenziare direttamente. Per questo motivo, il bossing è spesso descritto come una forma di bullismo mascherato, dove la vittima è indotta a comportarsi nel modo desiderato dal superiore.
Impatto psicologico del bossing
Il bossing può causare gravi danni psicologici alla vittima, che spesso tarda a denunciare l’aggressore. Questo fenomeno può portare all’insorgenza di disturbi dell’adattamento o, nei casi più gravi, al disturbo post-traumatico da stress. La vittima può subire un trauma vero e proprio, perdere la capacità di lavorare e la fiducia in se stessa. In alcuni casi estremi, le vittime arrivano a commettere suicidio a causa del carico insostenibile. Alcuni studi attribuiscono al mobbing la responsabilità del 15% dei suicidi che avvengono ogni anno, o nella migliore delle ipotesi, all’abbandono del posto di lavoro (Monateri, 2000).
Come difendersi dal bossing?
Esistono diverse strategie per difendersi dal mobbing e, nello specifico, dal bossing (Algeri, 2023):
- Inviare una diffida: il soggetto mobbizzato può inviare una diffida al suo mobber per far cessare le vessazioni.
- Ricorrere al tribunale: se la diffida non dovesse bastare, è possibile presentare un ricorso al tribunale per chiedere un risarcimento per i danni subiti.
- Raccogliere prove: è importante raccogliere prove della violenza psicologica subita per poter denunciare.
- Chiedere aiuto: rivolgersi agli sportelli anti-mobbing presenti in tutta Italia può fornire supporto e consulenza.
- Richiedere un trasferimento: in alcuni casi, cambiare sede e chiedere un trasferimento può essere la soluzione migliore.
- Supporto psicologico: poiché il bossing ha ripercussioni psicologiche significative, è fondamentale farsi seguire da un esperto e intraprendere un percorso di sostegno psicologico.
Riferimenti
- Algeri, D. (2023). Capi stronzi e colleghi infami: Come sopravvivere al narcisismo in ambienti di lavoro tossici.
- Hirigoyen, M.F. (2000). Molestie morali: La violenza perversa nella famiglia e nel lavoro. Einaudi
- Monateri, P.G. (2000). Il danno alla persona. UTET
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