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Che i nostri bimbi preferiscano giocare con le macchinine e che le femmine abbiano una preferenza per le bambole è un considerazione che diamo per scontata, tantè che qualche genitore inizia a porsi delle domande se il proprio figlio preferisce dei giochi che, spontaneamente, consideriamo tipici del genere opposto.
Ma la scelta di alcuni giochi piuttosto che di altri è una predisposizione innata intrinseca in ognuno di noi o è solamente frutto dell’influenza culturale?
Le ricerche dimostrano che già a partire dai quattro anni, più del 65% delle preferenze per attività, oggetti e giochi manifestate da maschi e femmine è sessualmente tipizzata (Camaioni, 1996): i bambini prediligono le attività che richiedono un vigoroso impegno fisico, come i giochi motori, la lotta per finta e il calcio, mentre le bambine sembrano preferire i giochi più indirizzati alla riproduzione delle routine familiari, come fingere di preparare la cena e la cura delle bambole. Questa macro-categorizzazione è sicuramente generale, ma è interessante vedere come, laddove un bambino prediliga i giochi dell’altro genere, si tenda a evidenziare come esso abbia preferenze da “maschiaccio” o da “femminuccia” (Bumgartner, 2007).

Sembra, quindi, che anche se una predisposizione innata a preferire certe attività piuttosto che altre è presente, sicuramente il ruolo fondamentale è di tipo socio-culturale. E’ proprio in questa precocissima età, quindi, che è possibile contrastare efficacemente gli stereotipi di genere, che, altrimenti, si radicano e si consolidano, rendendo davvero difficile, se non impossibile, la loro eliminazione. Un esempio illuminante è quello proposto da Maria Montessori nelle sue Case dei bambini: qui le attività pratiche come lavare, pulire e riordinare sono parte integrante del normale percorso educativo sia dei bambini che delle bambine, e risultano essere le attività più gradite. Forse è solo a partire dalla tenera età che si può pensare di eliminare molte delle idee sessiste che ancor’oggi riguardano troppi adulti. D’altronde, lo diceva anche la stessa Maria Montessori: “il bambino è il padre dell’uomo”.
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