Dipendenza da lavoro: come fare quando il lavoro diventa un’ossessione?
E’ risaputo che il troppo lavoro stressa, ma come capire se siamo già oltre la soglia d’allarme?
“Non riesco proprio ad addormentarmi: penso continuamente al lavoro arretrato, a quello che devo fare entro i prossimi giorni, ai progetti che vorrei portare a termine. Il tempo sembra non bastarmi mai. Non ho avuto tempo né di pranzare e neanche di fare una cena a casa con la mia famiglia. Vedo pochissimo mia moglie e i miei figli, non riesco a ricordare l’ultima volta che siamo usciti tutti insieme a trascorrere una tranquilla giornata in serenità. Sono stanco e stressato, vorrei spegnere l’interruttore dal lavoro ma non riesco. Il mio pensiero fisso è lì. organizzo le mie giornate in funzione del lavoro”.
Queste sono le parole di un uomo completamente dipendente dal lavoro.
Se vi rivedete in questo ritratto è probabile che soffrite di quella che gli psicologi statunitensi chiamano ”workaholism” (da work: lavoro e alcoholism: alcolismo) cioè da dipendenza da lavoro.
E’ vero l’eccessiva dedizione al lavoro è una forma di dipendenza, esattamente come mangiare troppo, bere o giocare d’azzardo.
E come tutte le altre forme di dipendenza, quella da lavoro può compromettere in modo serio le relazioni con gli altri, il benessere fisico e psicologico e, alla lunga, persino il proprio rendimento professionale.
Una diagnosi ufficiale di “dipendenza dal lavoro” può essere difficile da fare poiché l’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi della salute mentale (DSM-5) non include una voce per questo tipo di dipendenza. Tuttavia, la dipendenza da lavoro condivide molti modelli comportamentali simili ad altre forme di dipendenza, tra cui un impulso incontrollabile a continuare ad impegnarsi nei comportamenti dipendenti nonostante le conseguenze negative per la salute sia fisica che mentale, nonché criticità nelle relazioni sociali e familiari, sentimenti di impotenza e perdita di controllo.
Questo tipo di dipendenza non viene facilmente riconosciuta anche perché è “condivisa ed apprezzata” a livello sociale: più si lavora, meglio è.
Un tempo, il work alcholic (dipendente dal lavoro), era il cosiddetto stacanovista, ma invece di essere considerato una persona con un problema, veniva lodato e ammirato, per la sua dedizione e costanza sul lavoro.
Secondo i ricercatori la work addiction, è la forma “socialmente più accettabile di dipendenza“.
Anche per questo motivo, viene sottovalutata e, purtroppo, riconosciuta con difficoltà.
La work addiction, rispetto alle altre dipendenze, è più subdola, in quanto, proprio il fatto di lavorare molto, dandone la priorità su tutto, porta a benefici economici e, soprattutto, a lodi e apprezzamenti da parte dei colleghi e superiori.
Quindi, sarà più difficile smantellare la credenza che lavorare di più, in modo ossessivo e compulsivo, sia più un male che un bene, finché si avranno solo feedback positivi dall’ambiente sociale esterno.
Indice dei contenuti
Quando non si può fare a meno di lavorare
La dipendenza da lavoro è spesso sottovalutata, non si crede possa essere un problema serio, proprio perché la nostra società attribuisce grande valore alla realizzazione professionale. Mentre tutte le altre forme di dipendenza vengono severamente condannate, generalmente chi lavora tanto suscita ammirazione e consensi.
Ma qual è il confine fra fare con impegno una professione che piace e l’essere ossessionati dal lavoro? Queste indicazioni potranno essere di aiuto nel distinguere fra una normale dedizione al lavoro e una dedizione compulsiva:
Se leggendo questi sintomi, vi accorgete che almeno 4 di loro sono presenti in voi, allora vi è una grande probabilità che si possa soffrire da work addiction.
Sarebbe consigliabile cercare di ridurre il lavoro e aggiungere attività di proprio gradimento, trascorrere più tempo con la propria famiglia e meno in ufficio.
Per una valutazione più precisa, potete autosomministrarvi un semplice test che permette di verificare il vostro livello di dipendenza dal lavoro.
I sintomi del workaholism spesso mascherano problemi emotivi più profondi, come la depressione o la bassa autostima.
L’evoluzione della dipendenza da lavoro
Inizialmente la dipendenza dall’attività lavorativa nasce come un’abitudine a lavorare troppo.
Successivamente si cominciano ad evidenziare i primi segni di burnout o Sindrome da Stress lavorativo, un quadro clinico che può comportare diversi sintomi psichici o fisici, come ansia, vuoti di memoria, astenia, disturbi cardiaci, disturbi digestivi, cefalea, squilibri alimentari e altri ancora.
Ma chi è vittima di questa dipendenza, continua a ignorare questi segni di disagio, non dandogli l’importanza che meritano.
Ad oggi, la work addiction è purtroppo un fenomeno sottovalutato e poco riconosciuto nell’ambito del disagio psicologico.
In genere viene diagnosticata solo quando è associata ad altri disturbi fisici o psichici, quindi si arriva ad una diagnosi solo in fase avanzata.
La persona dipendente lavora molte più ore e continua a lavorare ininterrottamente nonostante gli effetti negativi sulla propria vita personale, sulle relazioni familiari, sulla salute mentale e fisica.
Inoltre, chi soffre di workaholism, generalmente, ha una scarsa soddisfazione personale per il lavoro che sta svolgendo.
Ci si è chiesti, effettivamente, quale sia il confine tra la persona che lavora sodo e il workaholism.
Le principali differenze sono le seguenti:
L’INDIVIDUO CHE LAVORA SODO |
IL LAVORATORE DIPENDENTE (workaholism) |
Vive il lavoro come un obbligo, è necessario, non prova piacere | Vede il lavoro come un rifugio, un luogo confortevole e visto come mezzo per allontanarsi dalle problematiche e responsabilità familiari, almeno in una prima fase |
Riesce a porre un confine tra il lavoro e il resto della propria vita personale | Non pone un confine tra lavoro e vita privata |
Preferirebbe che il week-end durasse più giorni | E’ completamente assorbito dal lavoro, per lui il “lunedi” è il giorno più piacevole della settimana |
Il workaholic non riesce a differenziare l’ufficio dalla propria casa, si porta il lavoro ovunque, anche nei fine settimana e durante le vacanze.
Il workaholism si manifesta in varie tipologie di individui ma meno di frequentemente nei lavoratori dipendenti in quanto è spesso loro precluso di rientrare al lavoro dopo la timbratura.
Il settore più colpito è, solitamente, la libera professione.
I segni che accomunano i workaholic sono:
Motivazioni psicologiche della dipendenza da lavoro.
Per molte persone, spesso il lavoro si trasforma in dipendenza, perchè cresciute in un ambiente in cui l’amore e l’approvazione dei genitori, erano subordinati ai successi ottenuti. In molti altri casi, le persone che lavorano troppo, hanno avuto dei genitori che hanno riposto aspettative esagerate e spesso irrealistiche nei loro confronti. Durante l’infanzia hanno spesso sentito che niente di quello che facevano era “abbastanza buono” per i loro genitori. Nel corso della crescita hanno interiorizzato così un messaggio del tipo: “Tu vali come persona solo se riesci ad avere successo, ad essere il migliore, a farci fare bella figura”. Di conseguenza da adulti seniranno di valere qualcosa solo se riusciranno ad ottenere una posizione professionale di un certo livello, cercando in questo modo, di ottenere finalmente quell’approvazione che è tanto mancata quando erano bambini.
Quasi tutti i lavoratori compulsivi si dimostrano particolarmente ambiziosi: per loro accontentarsi di un lavoro normale è paragonato ad un fallimento, dal momento che la loro autostima dipende da fattori esteriori come il successo e i soldi.
La dipendenza da lavoro è un disturbo compulsivo e come tutti i disturbi di questo tipo, rivela una bassa autostima e un profondo vuoto interiore.
Avere sempre qualcosa da fare è un modo per non pensare, ma sopratutto, per non sentire. Essere sempre impegnati è un modo per tenere a distanza emozioni sgradevoli come rabbia, senso di colpa, paura di valere poco, paura dell’intimità.
Da una ricerca sono emerse quattro possibili cause per le quali si decide di occupare gran parte della propria giornata dando la priorità al lavoro:
Come per qualsiasi dipendenza, anche la work addiction si distingue in vari stadi, e se i sintomi sono riconosciuti nella fase iniziale, vi è un maggiore probabilità di successo per poterne uscirne.
La work addiction crea gravi problemi all’interno della famiglia, danneggiando anche il rapporto con i propri figli. Da studi recenti, si è visto che i bambini che hanno almeno uno dei genitori vittima di dipendenza da lavoro, sono maggiormente soggetti a depressione, ansia, rabbia con perdita di controllo.
In uno studio recente, dove erano state esaminate 40 famiglie di persone che lavoravano e non, si è visto che nelle famiglie di lavoratori dipendenti, vi era circa il 40% di probabilità di divorzi in più rispetto alle altre famiglie, o almeno, di conflitti e allontanamento.
Di più dei workaholics stessi, sono i familiari che pagano il prezzo maggiore di questo tipo di dipendenza. Ciò avviene soprattutto fino a quando il workaholics non riconosce il problema e si rende conto di tutti gli effetti negativi che man mano aumentano. Solo lasciando meno spazio agli effetti apparentemente positivi che si hanno nel dedicare tutto il proprio tempo al lavoro, a ricercare i feedback positivi dai colleghi, capi e dagli amici che manifestano la propria ammirazione per la serietà e l’impegno messo, il dipendente da lavoro, potrà riappropriarsi del piacere di stare in famiglia.
Il dipendente da lavoro
La prevenzione del workaholism dovrebbe essere considerata dal un punto di vista della società, delle organizzazioni, delle aziende e individuale.
Per quanto riguarda il ruolo che può avere la società, sarebbe importante un cambiamento culturale sull’importanza dell’equilibrio tra lavoro e vita personale, avvalendosi delle chiusure totali, ad esempio, degli esercenti pubblici, durante le vacanze nazionali per promuovere e favorire l’importanza dei propri interessi e dedicarsi ai propri familiari.
A livello di organizzazione e aziende, sarebbero opportuno l’utilizzo di programmi di assistenza per i dipendenti, le vacanze imposte, non superare un tot di ore straordinarie settimanali.
In quest’ottica è nata la work life balance. Di cosa si tratta? E’ un nuovo tipo di approccio da parte delle aziende che cercano di favorire e proporre un sano equilibrio tra lavoro e vita privata dei singoli dipendenti. Dare equilibrio ai propri collaboratori, permette anche di ottenere dei benefici nel senso di maggiore e migliore produzione nell’azienda stessa: il dipendente si sente maggiormente valorizzato e non considerato solo come un numero. E’ fondamentale far conciliare alle responsabilità lavorative, gli impegni e i ritmi personali dei lavoratori. Un impiegato motivato, sereno è un collaboratore più valido e produttivo.
Tutto questo creando un ambiente a misura d’uomo, che rispetti le esigenze di tutti, sia dei lavoratori che dell’impresa stessa.
Invece, per quanto riguarda l’individualità del singolo, trovare momenti della giornata da dedicare a se stessi e ai propri cari. Coltivare con frequenza e costanza le proprie passioni. Pianificare il tempo libero su un calendario settimanale potrebbe essere d’aiuto.
Di seguito alcuni esempi di strategie che vengono utilizzate nel trattamento della work addiction:
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Se leggendo questo articolo ci si rende conto che si potrebbe essere vittima di questo tipo di dipendenza e non è possibile da soli apportare i suggerimenti sopra elencati perché lo stato di ansia è elevato e il pensiero è fisso al lavoro, allora sarebbe opportuno rivolgersi ad uno psicoterapeuta esperto in materia.
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