Perché la risata ci rendere felici?
Vi siete mai chiesti perché abbiamo sviluppato la capacità di ridere e perché ci sentiamo così bene quando ridiamo o semplicemente meglio rispetto a quando la risata e la leggerezza giocosa mancano nella nostra vita? Senz’altro le persone che ridono appaiono più felici, ci contagiano con il loro umore allegro; a tutti piace stare vicino alle persone che sorridono alla vita perché la loro vicinanza rende i nostri problemi meno gravi: semplicemente, i sorrisi, le risate e il senso dell’umorismo non ci lasciano indifferenti.
Stephen Hawking, il grandioso fisico con un lato comico ammirevole, sostiene che la chiave per il successo personale e professionale nella vita sta nel non permettere alle difficoltà della vita di renderci rabbiosi “perché si può perdere tutta la speranza se non si sa ridere di se stessi e della vita in generale”.
Questo è un tema al quale tengo molto e sul quale cercherò di offrire alcune risposte, spunti di riflessione e suggerimenti per migliorare le nostre capacità umoristiche.
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Dal punto di vista evolutivo, gli esseri umani hanno sviluppato la capacità di sorridere, di ridere – e dell’umorismo in generale – grazie alla quale i nostri antenati si sono potuti adattare meglio all’ambiente e aumentando la possibilità di sopravvivere come specie.
Secondo gli psicologi dell’evoluzione, Gervais & Wilson, 4-2 milioni di anni fa la risata si è evoluta dal respiro affannoso come effetto del gioco (si pensi al sollettico). Questo tipo di risata spontanea aveva la funzione di inviare il segnale agli altri ominidi del gruppo che al momento le cose andavano bene, che non erano presenti minaccie, che i vari altri bisogni erano soddisfatti e che finalmente ci si poteva dedicare al gioco e all’esplorazione dell’ambiente. Inoltre, dal momento in cui i nostri antenati hanno iniziato a creare gruppi man mano più complessi, la risata – con la positività condivisa che genera – ha iniziato ad acquisire sempre maggiore importanza come strumento che aiuta la cooperazione e la coesione sociale, aumentando le possibilità di sopravvivenza.
Arrivando a noi (l’homo sapiens moderno), solo a poche settimane dalla nascita l’infante inizia a sorridere, che genera come conseguenza l’affetto e la protezione di tutti.
Da bambini in media ridiamo 300 volte al giorno, mentre da adulti solo 17. É normale che da adulti siamo sopraffatti dagli impegni, dalla necessità di adattarci in continuazione all’infinità di stimoli esterni ed interni. Paradossalmente, col tempo dovremmo imparare a diventare più flessibili nel farlo, invece spesso si tende a voler avere il controllo su tutto e a diventare rigidi, ansiosi e seri nell’affrontare le situazioni nuove, le nuove idee e le novità. E in quel momento che ci rendiamo conto di quanto ci manca l’infanzia, di quando ridevamo e giocavamo tanto e soprattutto senza pensieri.
La psicologia positiva (Peterson & Seligman) vede l’umorismo come una delle virtù alla pari della speranza e della gratitudine.
Alcuni psicologi sono d’accordo sul fatto che la risata, oltre che essere l’espressione della gioia, è anche uno dei meccanismi di difesa (contro la paura, il nervosismo e il dolore) più sofisticati dell’essere umano e in quanto tale ci aiuta ad abbracciare le novità e le incogruenze della vita accrescendo il nostro adattamento al cambiamento.
La risata, quindi:
Anche in psicoterapia il lato umoristico sta riacquistando il suo valore: Ehrenberg e Bader evidenziano come con certe persone e in certe situazioni l’uso della risata condivisa possa rendere più efficace la terapia, stabilire una connessione più profonda con il terapeuta e indurre la persona alla crescita.
Cosa succede a livello fisiologico e psicologico quando sorridiamo e ridiamo? (H3)
Quando ridiamo, l’ondata di attività elettrica attraversa il nostro cervello che a sua volta rilascia le sostanze biochimiche quali la dopamina, l’endorfina e la serotonina:
Spesso chiamata “euforia chimica”, é responsabile delle sensazioni di ricompensa e piacere. La dopamina viene sintetizzata anche con l’uso delle droghe.
Nel suo libro A Better High, lo psicologo e comico Matt Bellace sostiene che la risata è una delle forme più pulite della sensazione di “natural high” e che è superiore su tanti livelli rispetto all’ ”high chimico” delle droghe, innanzitutto perché il cervello sa come gestire l’high naturale senza subire dei danni.
Aumenta la nostra soglia del dolore. James Rotton del Florida International University ha trovato che i pazienti che si sono sottoposti alle operazioni ortopediche e poi hanno visto dei film comici si sono lamentati meno del dolore e hanno chiesto meno aspirina e tranquillizzanti rispetto a quelli che nel post-operazione hanno visto i film drammatici.
E’ l’antidepressivo naturale prodotto dal cervello responsabile della sensazione di felicità, di benessere e della fiducia associati all’umorismo e alla risata. In uno studio condotto su un campione di persone depresse e tendienzialmente con pensieri di suicidio, i pazienti con il senso dell’umorismo più accentuato hanno avuto tempi di recupero più veloci visto il miglior umore che uno sviluppa dal momento in cui ride.
Inoltre, la risata abbassa la pressione sanguigna, la tensione e lo stress: l’effetto relax di tutto il nostro corpo continua a durare fino a 45 minuti dopo che abbiamo smesso di ridere.
Quando vediamo un’altra persona sorridere i nostri neuroni specchio (responsabili per l’empatia) si attivano come se fossimo noi a sorridere. Se sorridiamo da soli miglioreremo sicuramente il nostro umore ma, essendo il nostro cervello improntato sulla socievolezza, se lo facciamo in compagnia, l’effetto diventa di gran lunga migliore. Lo stesso vale per la risata: una persona che ride induce l’altra a fare lo stesso e così da una persona all’altra si crea l’effetto cascata del miglioramento collettivo dell’umore. Questa risata (si pensi all’effetto che le risate registrate delle sitcom generano su di noi) sembra risultare contagiosa per il fatto che sia la produzione della risata che il suo ascolto condividono le basi neurali all’interno di un processo che supera la mediazione cognitiva.
“Why Coca-Cola Hired This Man to Laugh Really” (la pubblicità di Coca-Cola che sfrutta gli effetti e i benefici della risata contagiosa)
A volte la tua gioia è la fonte del tuo sorriso,
ma a volte il tuo sorriso è la fonte della tua gioia
Thich Nhat Hanh – maestro Zen
Come ben sappiamo, il nostro viso riflette ciò che sentiamo. Ma sarà possibile il contrario, che assumendo volontariamente l’espressione del sorriso riusciremo a migliorare il nostro stato d’animo? I decenni di ricerche scientifiche dicono di sì. Nel 1990 lo psicologo Paul Ekmann, il pioniere nello studio delle emozioni e delle espressioni facciali correlate, ha scoperto che con l’imitazione del vero sorriso avviene il cambiamento nell’attività cerebrale che corrisponde all’umore migliore.
Un altro famosissimo esperimento ha sfruttato il principio della manipolazione dell’umore per influenzare la memoria dei partecipanti senza che loro si accorgessero di nulla. Nell’esperimento originale il primo gruppo doveva tenere la penna tra i denti in modo che non venisse toccata dalle labbra (provatelo subito e vedrete che il vostro viso assumerà l’espressione del sorriso) mentre invece l’altro gruppo doveva tenere la penna tra le labbra senza essere toccata dai denti (in questo caso invece l’espressione del viso diventa più cupa). Con la penna nella bocca tutti e due i gruppi dovevano leggere due racconti, uno di carattere divertente, l’altro di carattere triste per poi riportare i dettagli che ricordavano. Il risultato è stato che l’umore del primo gruppo (quello del sorriso) era migliorato durante la lettura e sono stati ricordati più dettagli tratti dal racconto divertente. Il contrario è successo con il secondo gruppo che invece ha ricordato più informazioni tratte dal racconto triste. Questo significa che quando siamo sorridenti e quindi più felici, siamo più orientati verso le cose positive e percepiamo il mondo attorno a noi e la nostra stessa vita sotto una luce più ottimistica.
Se pensate di essere una di quelle persone che faticano a sorridere, a trovare il motivo per ridere di se stessi e della vita, sappiate che imparare a ridere è un diritto che abbiamo tutti e che possiamo riprendere in tutte le fasi della vita. Come sostiene Morreall (il fondatore dell’International Society for Humor Studies), chiunque abbia uno sviluppo mentale normale può sperimentare l’umorismo e i suoi benefici; per farlo deve solo “mettersi nello stato mentale più giocoso e permettersi di fare qualcosa che faceva con molta facilità all’età di tre anni”.
Quindi, iniziamo ad osservare di più i bambini quando giocano, ad ascoltare gli infanti quando ridono, a giocare di più con gli animali domestici, a trascorrere più tempo con le persone che ci fanno ridere, a sorridere di più (anche con la penna tra i denti), ad uscire con gli amici a vedere le commedie stand-up.
Ancora, cerchiamo di imparare man mano a vedere il lato buffo dei nostri problemi e a ridere di noi stessi, dei nostri punti deboli, dei nostri errori, abbracciando le nostre imperfezioni.
Quando siamo soli invece, possiamo ritagliarci 10-15 min al giorno per guardare i commici Ellen Degeneres e Loui C.K su YouTube (la mia scelta), video buffi di animali, sitcom comiche (The Big Bang Theory o simili) ecc.
Infine possiamo provare a guardare alle situazioni che ci disturbano attraverso gli occhi di un comico, magari ripetendo ad alta voce quello che ci diciamo mentalmente per sentire quanto buffo suona in realtà.
“Talvolta si sente dire: “Un giorno ti guarderai indietro e riderai di tutta questa storia”. Quello che mi chiedo io è: “Perché aspettare?” [Richard Bandler]
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