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Parlare in pubblico è un’arte che si può imparare, oppure è una dote innata?
Spesso quello che ci impedisce di imparare bene a parlare in pubblico, non è la nostra scarsa intelligenza, ma l’incapacità di liberare la nostra mente da pregiudizi e condizionamenti. Diamo per scontato che non possiamo imparare una cosa perché non ci compete, o perché non fa parte delle nostre competenze professionali, anche se non si può negare che avere una predisposizione all’estroversione e alla creatività e possedere una viva immaginazione e sensibilità, una tenace volontà e sicurezza di sé, aiuta molto a imparare quest’arte ad alti livelli.
Parlare in pubblico, può far paura per una lunga serie di ragioni, prima fra tutte quella legata a precedenti esperienze negative, anche lontane nel tempo, e la paura senz’altro limita le capacità comunicative.
L’antidoto più valido all’ansia è quello di preparare adeguatamente l’argomento. In questo modo acquisirai confidenza con il discorso e sarà più facile dominare lo stress derivante dalla tensione.
Un’altra importante astuzia utile a superare l’ansia è quella di non dare importanza ai segnali che ci lancia il nostro corpo: aumento della sudorazione, bocca secca, tremori alle mani. Questi segnali ci indicano che il nostro organismo sta per affrontare una prova importante, sono quindi abbastanza normali e non devono spaventarci.
Quando non siamo abituati a proiettarci verso gli altri, ad essere espansivi, a superare le nostre timidezze, davanti al pubblico ci sentiamo improvvisamente nudi, esposti, e l’adrenalina scatena tutta una serie di eventi psicofisiologici che dobbiamo imparare a gestire, prendendo coscienza della “sintomatologia” dell’ansia.
Gli esperti definiscono tonico uno stress ordinario, cioè positivo, utilizzabile per “caricare” le pile. Lo stress diventa invece tossico quando si fa insopportabile, quando raggiunge una soglia critica ingovernabile. È quello che può accadere quando si percepisce l’esposizione come una minaccia e non più come una sfida con cui misurarsi. È l’attimo più critico, quello che crea panico, in cui si può perdere il controllo.
Diventa allora necessario utilizzare l’energia nervosa per migliorare la vostra comunicazione; aumentate il tono della voce, date sfogo alla gestualità, alzatevi se siete seduti, prolungate il contatto visivo col pubblico. Ma soprattutto dovete porre attenzione al fatto che lo stress è quasi sempre un problema vostro, e come tale, non visibile all’esterno! Quindi, se il panico è ingiustificato, se gli altri non vedono il vostro disagio, vi occorre solo la freddezza di rimettere in ordine le idee, di prendervi qualche secondo per riprendere il controllo dei vostri muscoli (di quello cardiaco specialmente!) fino a quando la soglia critica non sarà superata.
Lo stress tossico dura circa 60/90 secondi poi ridiventa tonico, funzionale, tale che ci tiene svegli, ci fa percepire la platea o il gruppo, ci mantiene attivi e recettivi, insomma ci rende protagonisti della scena.
Un approccio piacevolmente positivo vi farà risultare subito più interessanti, più simpatici e piacevoli. Un pensiero positivo aiuta molto a farsi amare dagli altri, infonde fiducia.
Un’apertura lieve e simpatica del discorso è come una stretta di mano, crea subito un’ atmosfera di fiducia, è come dire: “allora cari amici ci facciamo una bella chiacchierata?”
Il primo obiettivo per un oratore di successo è quello di creare credibilità e ascolto. Generare questo clima è essenziale se vogliamo comunicare efficacemente. 1) entusiasmo, 2) ottimismo, 3) confidenza, come capacità di mettere il pubblico a proprio agio e di farlo sentire sullo stesso piano del relatore. Esponete i vostri argomenti con pacatezza e calore, ma senza eccessiva enfasi, utilizzando delle brevi pause, talvolta impercettibili, seguite da lievi accelerazioni utili a sottolineare determinati contenuti.
Quindi, al bando le atmosfere troppo seriose, siate esuberanti con misura, allegri ma non eccessivi, cordiali e simpatici, ma senza pregiudizi e falsità.
Dire la classica frase “sono contenta di essere qui”, magari aggiungendo “sono anche molto emozionata” fa scattare un meccanismo protettivo che crea solidarietà. Ammettendo una debolezza in realtà acquisisci forza.
Da evitare atteggiamenti troppo insicuri, o troppo entusiastici, o troppo aggressivi.
Durante un’ esposizione verbale per molti è inevitabile gesticolare. Si tratta di quei movimenti muscolari involontari difficilissimi da controllare che tuttavia dovete cercare di tenere sotto controllo. I gesti importanti invece sono quelli volontari, che aiutano gli altri a comprendere meglio: un gesto della nostra mano può indicare un’apertura, tenere una mano sospesa può sottolineare un argomento e rafforzarlo, immobilizzare il capo per un attimo può indicare una aspettativa o una delusione, sospendere il fiato e osservare il pubblico può esprimere una ricerca di approvazione.
Insomma, il cosiddetto linguaggio non verbale, che consta degli atteggiamenti del nostro corpo, è estremamente importante per comunicare e per affascinare il pubblico.
Inoltre provate a riascoltarvi, e se la vostra pronuncia vi sembra insaponata, cioè le parole non escono dalla vostra bocca sufficientemente staccate l’una dall’altra, prendete provvedimenti. Ci sono ottimi manuali che insegnano come migliorare la vostra pronuncia. Esistono ottimi corsi di dizione, non abbiate pudore di imparare, lo stesso vale se avete un’articolazione fonetica tremolante.
Se siete insoddisfatti della vostra articolazione fonetica potrebbe esservi utile anche migliorare la vostra respirazione: inspirate e cercate di modulare l’emissione dell’aria in relazione alla lunghezza della frase. Comunque, fate esercizi, troverete presto la strada per rendere gradevole la vostra voce e per migliorare il vostro stile oratorio.
Questo per ricordarvi che l’impatto sul pubblico non può essere dato solo dall’argomento per quanto interessante o dalla bella voce dell’oratore.
In ambito organizzativo, in particolare, un relatore non dovrebbe mai comunicare senza avvalersi dei supporti d’immagine a sua disposizione, primo fra tutti il suo aspetto formale. Ci si dovrebbe presentare davanti ad una platea vestiti con sobria eleganza e senza eccessi, sono da evitare bracciali e orologi vistosamente eccessivi e qualsiasi ostentazione di altri oggetti preziosi, che danno un’aria snob e predispone male il pubblico.
Ricordatevi che si ottiene il massimo dalla comunicazione verbale quando si entra in sintonia col pubblico, quando il pubblico si sente istintivamente attratto dalla vostra personalità perché voi “siete uno di loro” (o comunque sembrate tale).
Una immagine di voi poco consona può generare fastidio, senso di prevaricazione, insomma può indurre nel pubblico sensazioni sgradevoli che anziché predisporlo ad un ascolto ricettivo generano una istintiva antipatia.
L’immagine è quindi un elemento di primaria importanza nella comunicazione verbale, e “presentarsi” al pubblico con un’immagine efficace e pertinente al vostro ruolo vi darà un’altra delle chiavi per aprire la porta del successo nel parlare in pubblico.
Qui si seguito alcune utili strategie per chi intende migliorare la propria performance nel parlare in pubblico:
Questi accorgimenti possono essere di aiuto, nei casi in cui si debbano tenere presentazioni sporadiche, dove chiunque non essendo abituato a parlare in pubblico, potrebbe trovarsi ad avere difficoltà.
Nei casi in cui parlare in gruppo o in pubblico è parte integrante del proprio lavoro, a quel punto l’ansia può risultare limitante portando la persona a vivere spesso momenti di panico o forti attacchi d’ansia. In questi casi diventa utile cercare di risolvere il problema in modo più strutturato e in questo la terapia breve strategica, è in grado di fornire strumenti per la gestione dell’ansia, grazie anche ad un protocollo di trattamento pensato ad hoc per gestire la paura di parlare in pubblico.
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