La vergogna è un’emozione secondaria, ovvero non è presente sin dalla nascita; può avere una valenza negativa e sembra essere legata all’ambiente in cui cresciamo e viviamo.
Quando si parla di vergogna non sempre si è consapevoli dell’importanza che questa emozione ricopre nella nostra vita di chi la sperimenta.
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La vergogna è uno “stato affettivo negativo che si verifica in risposta a una trasgressione o mancanza, è un’emozione autocosciente, il che significa che l’autoriflessione è fondamentale per il suo verificarsi” (Tignor & Colvin, 2017).
Da questa prima definizione sembra chiaro che la vergogna è un sentimento di imbarazzo che nasce quando percepiamo di aver fatto qualcosa di immorale.
In tal senso la vergogna gioca un ruolo fondamentale per la nostra sopravvivenza, in quanto, senza di essa, come potremmo pensare di aderire alle leggi, alle norme culturali e di comportarci in modo sano?
La sua manifestazione può creare un forte disagio fino a compromettere il benessere psicologico di chi la manifesta. Questo perché, insieme a questa si possono sperimentare altre paure come quella di essere giudicati o disprezzati.
Da qui la funzione della vergogna è principalmente sociale in quanto rappresenta quasi un sistema normativo interiore che scoraggia la violazione delle norme sociali e morali.
In tal senso la vergogna rappresenta uno strumento evolutivo. È un’emozione sociale che ha lo scopo di impedire di agire solo per il puro interesse personale.
Questo finché non diviene dannosa: in tal caso può perdere questa sua efficacia e diventare in alcuni casi problematica e disadattiva.
Questo quando si traduce in una svalutazione di sé e quando ci porta a pensare di essere inutili, cattivi e privi di valore.
In questi casi la vergogna diviene un’auto-condanna globale (Tangney, 1991; Niedenthal et al., 1994), finendo per influenzare negativamente gli aspetti del sé fisici e psicologici.
In generale la vergogna compare dopo il secondo anno di vita, quando il bambino sviluppa la capacità di auto-consapevolezza che gli permette di percepirsi come persona portatore di bisogni e di percepire gli altri come portatori di bisogni e pensieri.
A questa età il bambino sa che il suo comportamento può avere delle ripercussioni sugli altri e che in base a questo si possono avere diverse risposte a livello relazionale.
Ecco che per questo farà più attenzione alla sua immagine e a come arriverà agli altri.
All’emozione della vergogna spesso è associato il senso di colpa; entrambe sono un’emozione sociale e rappresentano una risposta all’aver fatto un torto a qualcuno.
Sebbene vergogna e colpa siano positivamente correlate e spesso usate in modo intercambiabile, l’evidenza empirica suggerisce che sono, in effetti, esperienze emotive diverse che portano a risultati psicologici e comportamentali molto diversi (Tangney, 1991).
Nello specifico la vergogna è considerata in senso lato come un’emozione che coinvolge l’auto-riflessione e la valutazione di sé. (Tangney, 2003)
Si riferisce quindi ad aspetti che reputiamo inaccettabili del nostro carattere o della nostra persona. Si prova quindi quando percepiamo di non essere abbastanza bravi in qualcosa.
Chi la sperimenta di solito cerca di nascondersi e di fuggire.
Nel senso di colpa, invece, il comportamento diventa oggetto di valutazione (Niedenthal et al., 1994): si prova un disgusto morale per i comportamenti negativi e per la violazione delle norme sociali.
La colpa si riferisce, quindi, a qualcosa che sentiamo di aver fatto in modo sbagliato o ad un comportamento per cui ci sentiamo appunto in colpa.
Chi la sperimenta di solito prova a riparare al danno.
Riassumendo, il senso di colpa motiva la persona a riparare il danno mentre la vergogna porta a evitare il danno.
La vergogna, se non porta anch’essa ad una riparazione, rischia di diventare fortemente disadattiva in quanto porta a sperimentare un sentimento profondamente negativo verso se stessi, nonché a sentirsi inaccettabili, indegni e manchevoli.
Questo accade quando genera come conseguenza dei comportamenti disfunzionali, come ad esempio l’evitamento.
Prendiamo il caso di una persona che per vergogna evita di presentare il suo libro in pubblico. In tal caso la vergogna è disadattiva. L’esposizione pubblica (cioè la presenza di altri) aumenta anche la probabilità di provare vergogna (Smith et al., 2002).
In tal caso si possono anche sperimentare sentimenti di rabbia e frustrazione per non essere riusciti ad affrontarla. O ancora la persona che vergognandosi di se stessa, si potrebbe autoescludere dalle relazioni sociali.
Quali sono i segnali che ci permettono di capire che stiamo provando vergogna?
Lo psichiatra Peter Breggin nel suo libro Guilt, Shame, and Anxiety ne riporta alcuni, vediamoli qui di seguito.
Se si parla invece di veri e propri comportamenti che si mettono in atto quando si prova tale emozione abbiamo:
Alla base della vergogna ci sono diverse cause: alcune derivano dalla propria infanzia e dal rapporto con i genitori: se questi sono stati incapaci di esprimerci il loro amore o hanno solo avanzato sentimenti di disprezzo, è più facile che da adulti sperimenteremo sentimenti di vergogna.
Ancora, esser cresciuti in un contesto in cui si è stati valutati in base alla performance o in cui venivano espressi giudizi negativi sulla persona più che sul comportamento.
Più un bambino vive l’umiliazione e il disprezzo, più potrà sentirsi poco degno di amore e maggiore sarà il suo sentimento di vergogna.
Anche i propri problemi di salute possono portare a provare vergogna.
Ma facciamo un elenco delle possibili cause:
Che impatto negativo può avere tutto questo?
Tra le conseguenze negative della vergogna disadattiva ritroviamo:
Per affrontare il senso di vergogna, la prima cosa da fare è capire cosa ci vuole dire e come influenza noi e le nostre decisioni.
Prestare attenzione all’emozione e appuntarsi su un diario, nel momento preciso in cui accade, quando si manifesta, con chi, in quali situazioni, quando pensiamo a cosa, come reagiamo, ci aiuterà a circoscrivere il momento e a cominciare ad averne più consapevolezza.
Questo significa esplorare la propria vergogna e capire come influisce sulla propria vita.
Una volta fatto ciò, per ridurre i sentimenti di vergogna è utile provare a trasformarli in sentimenti di colpa, ovvero spostare la responsabilità del danno da se stessi, al comportamento.
Questo porta allo step successivo, che consiste nel cercare di correggere il torto che ha portato a sperimentare l’emozione. Questo potrebbe significare semplicemente scusarsi per una trasgressione, sostituire qualcosa che è stato rotto o riparare in altro modo il danno che si è causato.
Infine praticare l’auto-compassione per migliorare la visione che avete di voi stessi. Provate a scrivere una lettera a voi stessi e immaginate di scriverla dal punto di vista di chi ritenete essere più grande di voi. Magari dal punto di vista di un vostro genitore o di qualcuno che vi ha fatto provare vergogna in passato: il messaggio che scrivete però deve essere gentile e solidale.
Essendo quindi un’emozione universale, non possiamo evitarla e per affrontarla bisogna accettarla, conoscerla e abbracciarla.
Potete provare a farlo da soli o con l’aiuto di un professionista che vi guidi in questo processo di conoscenza di noi stessi.
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