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I reati dei minorenni
Capita di sentire fatti di cronaca nei quali uno o più minori mettono in atto dei comportamenti criminosi più o meno gravi e di come a volte la giustizia appaia particolarmente lassista nelle sentenze emesse nei confronti dei reati dei minorenni.
Proprio per spiegare cosa si nasconde dietro a questo genere di reati e a quello che spinge alla promulgazione di determinate sentenze, è bene precisare che il processo penale minorile ha dei principi ispiratori, diversi da quelli degli adulti, tagliati proprio sulla minore età.
Considerando il D.P.R. n. 448, che disciplina il procedimento penale minorile, si vede infatti come esso racchiuda due scopi principali:
- il primo è quello di garantire al minore autore di reato le stesse garanzie processuali di cui godono gli adulti (si veda ad esempio il fatto che il minore viene processato in un tribunale specifico);
- il secondo è quello di ridurre al minimo i rischi derivanti dal contatto con il sistema giudiziario e quindi di accorciare i tempi del procedimento dal momento che l’adolescente sta vivendo un periodo delicato della propria vita caratterizzato dalla costruzione della propria identità e dove quindi il rischio di venire etichettati è molto alto, ma non solo: facendo fuoriuscire rapidamente il ragazzo dal sistema di giustizia si permette di creare un legame di causa effetto molto più forte (ad un reato messo in atto consegue una risposta da parte della giustizia) con la possibilità di acquisire una maggiore responsabilizzazione.
Quali provvedimenti per i reati dei minorenni
Una volta che un minore ha commesso un reato si aprono davanti a lui diversi scenari giuridici. Innanzitutto, come recita l’art 97 del c.p., “Non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, non aveva compiuto i quattordici anni”; cioè non si può essere puniti per i reati commessi. I quattordici anni quindi costituiscono un’importante spartiacque e comunque, se il minore di quattordici anni viene considerato socialmente pericoloso, si può comunque applicare una qualche misura restrittiva come ad esempio l’ingresso in comunità.
Reati dei minorenni: i concetti di maturità e immaturità
Per quanto riguarda i minori fra i 14 e i 18 anni i legislatori hanno introdotto i concetti di maturità e di immaturità: se il minore è considerato maturo allora è imputabile, altrimenti no. Le cose però nella realtà non sono così dicotomiche perché innanzitutto la definizione di maturità è vaga e poi perché si è visto che a bassi livelli di maturità non necessariamente sono associati un maggior numero di reati così come una maggiore incapacità di monitorare i propri agiti o una più alta difficoltà a capire il disvalore delle proprie azioni. Molto sinteticamente il concetto di maturità può essere definito come l’acquisizione di una serie di capacità cognitive, progettuali, di controllo, emotive, comportamentali a disposizione dell’individuo per interagire con l’ambiente.
Se il minore è considerato maturo allora il giudice prenderà uno dei seguenti provvedimenti:
- Non luogo a procedere per irrilevanza del fatto
- Sospensione del processo e messa alla prova
- Dichiarazione di estinzione del reato per superamento della messa alla prova
- Semidetenzione/libertà controllata
- Reclusione
Come si vede la tendenza attuale non è più quella di un intervento sanzionatorio/punitivo, ma piuttosto quella di creare un percorso individualizzato per i reati dei minorenni, grazie anche al lavoro dei servizi sociali territoriali, per promuovere interventi educativi che decodificano e ri-orientano gli agiti in senso pro sociale rendendo il minore soggetto attivo di tale percorso. Questo perché le condotte criminose per l’adolescente veicolano maggiormente un significato espressivo e comunicativo e non strumentale.
Tuttavia è bene precisare che non sempre agiti aggressivi (soprattutto in età adolescenziale) sono indice di un percorso deviante, ma possono essere letti come un comportamento adattivo presente in questa particolare fase di crescita. L’adolescenza infatti è considerata l’età di mezzo per eccellenza e per far si che avvenga il passaggio all’età adulta può succedere che il ragazzo desideri provare comportamenti al limite per differenziarsi da quello che era prima.
A cura della Dott.ssa Mara Giani e della dott.ssa Chiara Cicchese
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