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La comparsa di problemi durante il percorso formativo segna profondamente gli studenti e le loro famiglie: accorgersi della presenza di una difficoltà, affrontare una valutazione e infine giungere ad una diagnosi di disturbo rappresenta un percorso spesso segnato da sofferenza, dubbi e soprattutto preoccupazione rispetto al futuro.
Negli ultimi anni, informazione e sensibilizzazione sui temi dei disturbi dell’apprendimento stanno aumentando notevolmente. Nonostante ciò, però, spesso capita che vi sia confusione circa alcuni elementi che non risultano particolarmente semplici e immediati.
PDP è una sigla che sintetizza il termine Piano Educativo Personalizzato, un documento contenente le indicazioni di tutti gli strumenti compensativi e dispensativi utilizzati nelle diverse materie scolastiche e le modalità di valutazione che devono essere adottate dagli insegnati nei casi di alunni con diagnosi di DSA. Esso è un diritto degli studenti con DSA, garantito dalla legge 107 del 2010.
A seguito della diagnosi la maggior parte dei genitori si chiede infatti:
Dalla chiusura delle scuola differenziali sono passati ormai diversi anni ed è possibile notare come nel nostro paese, anche se con lentezza, aumenti la consapevolezza verso il riconoscimento dei principi di equità e inclusione nei confronti di tutte le condizioni presenti nelle scuola: dalla disabilità più grave, alla difficoltà più lieve.
Le normative relative ai Disturbi Specifici di Apprendimento prima (DM 170/2010 e DM 5669/2011 e relative Linee Guida), e quelle relative ai Bisogni Educativi Speciali poi (DM 27/12/12 e Note 06/03/13, 27/06/13 e 22/11/13) hanno rappresentato infatti un punto di svolta focale da questo punto di vista, in quanto:
Il PDP (Piano Didattico Personalizzato) è un documento annuale di programmazione che esplicita in modo formale le decisioni assunte dalla scuola rispetto alla personalizzazione del percorso formativo per uno studente con particolari necessità.
La validità annuale del PDP è garanzia del fatto che ad ogni anno la scuola si premurerà di adattare la personalizzazione in base ai nuovi obiettivi didattici e alle potenzialità dello studente in quella specifica fase evolutiva.
Al fine di rendere il PDP realmente efficace e personalizzato, la normativa ne raccomanda la compilazione entro i primi 3 mesi dall’inizio dell’anno scolastico (per gli studenti per i quali la condizione di necessità sia già nota dall’inizio dell’AS), così da permettere a tutti i docenti di raccogliere e condividere il maggior numero di osservazioni.
L’obiettivo del Piano Didattico Personalizzato è quello di incrementare l’efficacia e l’efficienza dell’apprendimento degli alunni, favorendo una riduzione delle energie impiegate. Esso viene redatto dagli insegnanti, dopo l’acquisizione della diagnosi di DSA; esso è frutto dell’incontro tra la famiglia, gli insegnanti e gli specialisti che hanno stilato la diagnosi. Compito del coordinatore di classe è quello di redigere una sintesi della diagnosi e mantenere i contatti con la famiglia, mentre i singoli insegnanti devono indicare gli strumenti compensativi e dispensativi, insieme alle modalità di verifica.
Il Piano Didattico Personalizzato si compone di diverse parti, in primis i dati relativi all’alunno e l’analisi della situazione, comprensiva delle specifiche difficoltà e elementi di risorsa dell’alunno, accompagnata dalle informazioni di chi ha redatto la segnalazione, della famiglia e dell’osservazione a scuola. Vi deve essere, successivamente, una parte che descrive il funzionamento delle abilità strumentali.
Seguono le caratteristiche del processo di apprendimento dell’alunno e l’individuazione delle modifiche che devono essere realizzate all’interno degli obiettivi disciplinari, accompagnate dalle strategie metodologiche e didattiche che devono essere utilizzate. Per ogni materia devono essere definite le abilità e le conoscenze fondamentali da acquisire. E’ importante che vengano definiti gli strumenti compensativi e dispensativi per ciascuna materia, al fine di sostenere i ragazzi nel processo di apprendimento. Devono essere evidenziati, infine, gli strumenti che dovranno essere utilizzati anche durante l’Esame di Stato. Attenzione particolare alla parte dedicata alle modalità di verifica, dove vengono esplicitate le modalità con cui verranno svolte le prove.
Una parte molto importante è quella che riguarda la modalità di accordo tra genitori e insegnanti circa l’assegnazione dei compiti a casa: nel documento deve essere specificata la quantità di lavoro, le modalità e le scadenze con cui essi verranno assegnati.
Il Piano Didattico Personalizzato si rivela, dunque, uno strumento fondamentale per organizzare un percorso didattico con gli alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento; esso è altresì un vero e proprio contratto, che deve essere redatto e firmato entro la fine di novembre. Come ogni documento che riguarda la progettazione educativa, però, esso necessita di costante monitoraggio e verifica, per apportare eventuali modifiche e migliorie.
Esso è un elemento relativamente recente nel panorama scolastico e, spesso, si rischia di incontrare ancora difficoltà, nella stesura del PDP stesso o nel rispetto delle indicazioni in esso segnate.
Le normative chiariscono con fermezza che il PDP non deve rappresentare una mera lista di misure compensative e dispensative, ma deve in prima istanza contenere una chiara analisi del bisogno e il conseguente impegno alla realizzazione di interventi didattico-educativi tarati su quello specifico bisogno.
Uno studente con difficoltà, infatti, non migliora se viene dispensato dall’attività, ma migliora se usufruisce di una didattica efficace, ovvero di un modo di fare scuola che consideri le sue specificità.
Un PDP che tenga conto di questi aspetti potrebbe dunque essere così strutturato:
Le informazioni contenute nel PDP devono essere verificabili e concrete, e rispondere quindi a questi principi guida:
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