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In questo articolo si porta l’attenzione su quali dinamiche si costituiscono nella coppia violenta e quali sono le caratteristiche della coppia violenta.
E’ violenta ogni situazione in cui si verifica un abuso fisico o psichico da parte di una persona su un’altra che quasi sempre si trova in condizioni di inferiorità rispetto alla prima.
Da alcuni studi emerge come le coppie che presentano violenza sono caratterizzate da un’organizzazione gerarchica fissa basata su credenze di diseguaglianze naturali, su un sistema di autorità dove la distribuzione del potere si organizza secondo le gerarchie costituendo relazioni di dominanza e sottomissione.
Queste coppie sono caratterizzate da una modalità di relazione che porta alla riduzione dell’autonomia, poiché i membri della famiglia interagiscono rigidamente. Spesso vi è una comunicazione di significati che rende invisibile l’abuso e definisce la violenza come una cosa naturale all’interno della famiglia.
Si nota, inoltre, un consenso sociale esterno in cui si dà legittimità all’aggressore, lasciando la vittima senza risorse per affrontare la situazione.
Queste condizioni sono spesso sovrapposte e interagiscono tra di loro.
L. Walker ha descritto lo schema della violenza, che è caratterizzato da tre fasi che variano in intensità e durata secondo le coppie.
In seguito, prima o poi tutto il ciclo ricomincia.
In questo ciclo della coppia violenta si nota, l’alternarsi della frustrazione e gratificazione.
Il partner dopo esser stato violento muta atteggiamento, in particolare più la donna ha reagito alla violenza esprimendo l’intenzione di separarsi, più l’aggressore si mostra da lei dipendente. La vittima non solo si sente riabilitata, ma si trova nei confronti del partner in un rapporto ribaltato rispetto a quello precedente di subordinazione: ora è l’aggressore colpevolizzato, è lui che si dichiara dipendente dalla donna e chiede a lei perdono (riabilitazione). Passare dall’esperienza di colpa a quella di sollievo di senso di colpa, gratifica la vittima e la induce a restare.
Da studi effettuati si è constatato che spesso, nei primi mesi di violenza del partner la donna interpreta come segni di ravvedimento comportamenti del partner come dimostrazioni di disperazione di fronte alla minaccia di separazione. Questa tendenza a illudersi della vittima si spiega con il suo estremo bisogno di riabilitazione.
La convinzione per cui la violenza è l’esito di problemi psicologici dell’aggressore fa assumere alla vittima, accanto al ruolo di perdonatrice, anche quello di salvatrice (Goldner et al., 1990). La donna oltre a sperimentare la sottomissione sperimenta anche il ruolo di riabilitatrice acconsentendo all’aggressore il perdono.
Più la donna rientra nella relazione di coppia, più l’aggressore è condizionato a ritenere che accetti la designazione di colpa e a sentire la propria violenza conseguenza delle sue provocazioni. Più la donna si oppone, minacciando di separarsi più l’uomo si sentirà sottoposto a una condanna morale.
La sottomissione della donna che, dopo aver criticato il comportamento del partner, accetta di restare, diventa per lui una riabilitazione sia una conferma del suo diritto a richiedere comportamenti non provocatori da parte della vittima, e una rassicurazione circa il controllo di lei.
Da diversi studi che sono stati fatti si è compreso come le donne considerino la violenza subita come “un fatto della vita” da non denunciare, ma solo da dimenticare.
Si evidenzia come le donne in diversi momenti della loro vita subiscano violenza. Questo dimostrerebbe come lo stereotipo della casa come rifugio sicuro non trovi riscontro nella realtà, in quanto dai dati emersi da diverse ricerche si rileva come la maggior parte delle violenze avvengano proprio dentro le mura domestiche.
In genere gli atti violenti sono compiuti da padri, mariti, fidanzati, conviventi, ex partner e figli, ma tale fenomeno coinvolge anche altri componenti del nucleo familiare come i nonni e gli zii.
A differenza di quanto normalmente si penserebbe, le donne sono maltrattate da uomini di qualunque categoria sociale. Spesso tali uomini sono convinti che:
Diversamente da quanto spesso si pensa:
Spesso le donne stanno nel rapporto violento perché:
La donna che subisce violenza è più propensa a mettere in discussione se stessa anziché la relazione anche a costo della sua stessa sopravvivenza.
L’abuso non è mai uno scontro tra pari, a causa del differente potere tra i due della coppia, è sempre una parte che prende il sopravvento con l’intento di dominare. L’altra parte è costretta a subire. Ciò che contraddistingue il maltrattamento vero e proprio è la ripetizione delle azioni e il continuo infliggere sofferenza all’altro, poi tutto ricomincia dopo la frase: “scusami non lo farò più”!
L’intervento più efficace nei casi di violenze e abuso è la terapia con entrambi i componenti la coppia.
Durante la terapia si chiarirà come nulla giustifichi la violenza e che non è la provocazione il fatto per cui l’aggressore perde il controllo, ma è l’aggressore che perde il controllo.
Se questa terapia non fosse realizzabile, è necessario che la donna vittima di violenza abbia un sostegno psicologico. Durante la terapia individuale si sostiene la donna nel superare il senso di impotenza, si lavora sui sensi di colpa e di responsabilità. Solo quando la vittima avrà sviluppato una buona autostima, riuscirà a sviluppare la capacità di difendersi da ulteriori abusi.
Anche l’uomo potrebbe chiedere aiuto individualmente, anche se è più raro che ciò avvenga. La violenza è una scelta, questi uomini possono essere aiutati a fare un’altra scelta. La violenza non è un gesto impulsivo sul quale non si ha potere. E’ un comportamento e come tale può essere modificato. Si ritiene che per ridurre il fenomeno delle violenze e per promuovere un reale cambiamento culturale sia indispensabile costruire degli spazi di ascolto e intervento sugli uomini maltrattanti, centri rari in Italia, volti a una prima accoglienza e presa in carico di coloro che sono motivati ad intraprendere un percorso di cambiamento attraverso un lavoro psicologico che li aiuti a gestire le proprie emozioni in modo adeguato.
Per un aiuto concreto, far riferimento al sito ufficiale del Centro di ascolto uomini maltrattanti.
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