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Parliamo della paura di cambiare
Siamo spesso portati a pensare che gli impedimenti alla realizzazione dei nostri desideri o degli obbiettivi che ci prefissiamo sia da porsi all’esterno, nelle persone che ci circondano e nelle loro volontà contrarie.
In realtà, come ad esempio Abram Maslow (espondente di spicco della psicologia umanistica) afferma, la realtà è all’opposto: i principali ostacoli che si pongono alla realizzazione dei nostri desideri sono da collocarsi all’interno di noi stessi, in particolare in tutte le nostre paure. Paure, non solo del fallimento, ma paure connesse anche alla realizzazione di un successo, come afferma appunto Maslow, nella celebre citazione:
“Abbiamo paura delle nostre più alte possibilità, cosi come delle più basse”
Tali paure, che possono assumere le sfumature più diverse, sono accomunate dalla radice comune rappresentata dalla paura di cambiare, visto spesso come sinonimo di “maggiore sofferenza”.
Cambiare = Soffrire (?)
Questo ci porta spesso a portare avanti situazioni non piacevoli e disfunzionali, invece di tentare lo sforzo di migliorarle.
Tale sforzo implica sempre, un qualche tipo di cambiamento e se questo è percepito come sofferenza, viene da se che si tenterà di evitarlo in qualsiasi modo possibile; poiché l’evitamento del dolore è innato. La paura del cambiamento è quindi la paura del dolore.
Quando si comincia a prendere in considerazione l’idea di cambiare veramente, ci si scontra subito con i vantaggi che irrimediabilmente porta questo status quo: la routine. Questa non solo ci permette di risparmiare un sacco di energie, ma è fondamentalmente rassicurante perché ci permette di vedere confermate tutte le nostre aspettative: il che, per un verso è fonte di gratificazione perché ci fa sentire capaci e abili e dall’altro ci conforta, perché riduce la nostra ansia del futuro.
In questo modo la routine ci mette da parte da ben tre forme di paura diverse:
- dalla paura di essere derisi
- dalla paura di mettere a repentaglio la nostra autostima, per altro già normalmente bassa
- dalla paura del futuro che non è altro che la paura del cambiamento, amplificata all’infinito
A causa di ciò ci risulta piacevole, il tenerci stretti la confortevole sensazione di confidenza che ci suscita la routine, per quanto mesta possa essere. La routine non sarà bella, ma almeno ci concede il privilegio di non perdere il controllo.
Superare la paura di cambiare
Un primo passo fondamentale per intraprendere la strada verso la realizzazione dei nostri desideri è quello di cambiare la nostra visione della realtà: fino a quando avremo una visione pessimistica sul mondo e sulle nostre capacità, tenderemo a restare abbarbicati alla nostra routine.
Di sfumatura diversa, ma sempre legate allo spettro del dolore, sono le paure di isolamento e di perdita di identità.
Nel nostro modo di concepire la realtà, l’identità è intimamente connessa ai ruoli che noi rivestiamo all’interno della comunità, nella società, all’interno del nucleo familiare. In tali condizioni, qualsiasi minaccia di cambiamento di ruolo fa vacillare il nostro senso di identità, suscitando paure a volte molto intense. Se infatti la conoscenza ci dà potere, il non sapere bene chi si è, suscita in noi il massimo dell’impotenza. Di qui, la nostra naturale tendenza a tenerci stretta quell’identità che il gioco del destino ha fatto emergere per noi: non sarà magari la più vera, ma fino a quando le circostanze ce la confermano, per noi è senz’altro la più valida. Pertanto quanto maggiore è la nostra identificazione in quel ruolo, tanto maggiori saranno le resistenze alla realizzazione della nostra vocazione, poiché questo di solito comporta la sostituzione di uno o più ruoli diversi.
Queste resistenze al cambiamento di identità possono aggravarsi con il timore di isolamento, in quanto un nostro cambiamento potrebbe alienarci dalle simpatie di alcune persone vicino a noi, dal momento che questo può rivelarsi sufficiente a modificare l’immagine che queste hanno di noi o, addirittura suscitare in loro moti di varia ostilità, fra i quali tra i più frequenti di invidia.
È tanto forte negli uomini infatti, il bisogno di avere rapporti sociali, che per i più è preferibile condividere una situazione difficile, piuttosto che godere di una situazione privilegiata “in solitaria”.
Per superare queste due paure gemelle, la soluzione migliore è probabilmente quello di intraprendere un percorso di consapevolezza personale, atto a radicare maggiormente il proprio senso di identità alle proprie istanze più intime, piuttosto che all’esterno, nei ruoli sociali che si svolgono.
Approfondimenti
- Bianchi, Schiavetti, Volevo fare l’astronauta. Guida alla ricerca della vocazione lavorativa (e non). Franco Angeli 2014
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