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Intelligenza emotiva a lavoro: come essere leader di successo

Scritto da Dott. Davide Algeri il 24 Gennaio 2021
Categorie
  • Emozioni
  • Psicologia aziendale
Tags
intelligenza emotiva

intelligenza emotiva

intelligenza emotiva al lavoro

intelligenza emotiva

Indice dei contenuti

  • Intelligenza emotiva a lavoro: come essere leader di successo
  • Intelligenza emotiva: primissima definizione
  • L’intelligenza emotiva secondo Goleman
    • 5 caratteristiche fondamentali dell’intelligenza emotiva… secondo Goleman
  • L’importanza dell’intelligenza emotiva a lavoro
      • Evidenze empiriche
  • Il Leader emotivamente intelligente
    • L’importanza di un leader “emotivamente intelligente”
    • Le compentenze emotive di un leader
    • Vantaggi dell’intelligenza emotiva per un leader
    • Assenza di intelligenza emotiva
  • Misura per l’intelligenza emotiva
  • Consigli per i leader
    • L’ autoconsapevolezza
      •  L’autoregolamentazione
      • Sviluppare empatia
      • Aumentare la motivazione
      • Migliorare le abilità sociali
    • Riferimenti

Intelligenza emotiva a lavoro: come essere leader di successo

 

“Da decenni s’indaga sull’intelligenza emotiva, che oggi rappresenta un elemento imprescindibile per districarsi in un mondo in continuo mutamento, caratterizzato da un’economia globale e da cambiamenti demografici che rendono sempre più diversificate le tipologie di clienti –. L’ambiente di lavoro e le relazioni che si instaurano giocano un ruolo importante nel permettere alle persone di esprimere lo spettro completo delle emozioni.

(Stefano Biaggi, Amministratore Delegato di Sodexo Italia )

 

Vi siete mai sentiti dire di “mantenere la calma ed essere il più razionali possibile”?

Sicuramente sì e questo è importante non solo nei rapporti di vita quotidiana, ma anche per quello che riguarda un aspetto lavorativo.

Certo, perché non basta essere preparati su una materia o abili nel gestirla.

Occorre saper gestire ben altro, ovvero le nostre emozioni! Anche sul posto di lavoro!

Per essere scelti per un impiego di lavoro occorre dimostrare la propria intelligenza emotiva!

Questa infatti risulta essere una tra le 10 caratteristiche principali che cerca un recruiter: lo sottolinea lo studio Workplace Trend 2018 realizzato da Sodex, dal quale emerge come il 34% degli head hunter diano molta importanza a questa qualità nelle selezioni.

Ma cerchiamo di capirne un pò di più nelle prossime righe, chiedendoci innanzitutto cosa sia “l’intelligenza emotiva” per poi parlare delle sue implicazioni a livello lavorativo.

Intelligenza emotiva: primissima definizione

Sono molti gli accademici che sottolineano l’importanza dell’intelligenza emotiva, come il professore Cary Cooper della Manchester Business School, docente esperto in psicologia organizzativa e della salute.

L’espressione  “emotional intelligence”  sembra essere stata coniata nel 1990 da due ricercatori, Peter Salovey e John D. Mayer, che l’hanno definita come “una serie di competenze che contribuiscono alla capacità di ascoltare le emozioni altrui, di esprimere le proprie, di adattare in modo efficace le sensazioni, usandole come leva per la motivazione, la pianificazione e il raggiungimento degli obiettivi” (John Mayer e Peter Salavoy, 1997)

L’ intelligenza emotiva si riferisce infatti alla capacità di qualcuno di percepire, comprendere e gestire i propri sentimenti ed emozioni. (Chignell, 2018).

L’intelligenza emotiva secondo Goleman

Tale costrutto inizialmente definito e consolidato come un costrutto in psicologia ha trovato grande importanza e applicazione anche sul posto di lavoro.

L’intelligenza emotiva oltre ad aver maggior risalto nella letteratura psicologica e delle Neuroscienze, ad oggi sembra entrare a pieno titolo all’interno delle Risorse Umane, poiché risulta essere una competenza indispensabile per i team leader e i manager che si trovano ad avere a che fare con diversi collaboratori.

 A tal proposito Daniel Goleman, docente di Psicologia a Harvard e collaboratore scientifico del “New York Times” ha affermato:

“L’interesse per l’intelligenza emotiva sul posto di lavoro deriva dal riconoscimento diffuso che queste capacità – autoconsapevolezza, autogestione, empatia e abilità sociali – separano i lavoratori ei leader di maggior successo dalla media. Ciò è particolarmente vero in ruoli come le professioni e i dirigenti di livello superiore, dove ognuno è intelligente come chiunque altro, e come le persone gestiscono se stesse e le loro relazioni danno il meglio e il vantaggio.”
(Goleman, 2012).

Goleman suggerisce a tal proposito come questa capacità rappresenti il ​​67% delle abilità necessarie per essere un leader di successo e come sia due volte più importante della competenza tecnica o del QI (Goleman, 1997).

 Lo psicologo afferma inoltre come questa sia una dote in molti casi innata, ma che può anche essere sviluppata con applicazione e metodo.

5 caratteristiche fondamentali dell’intelligenza emotiva… secondo Goleman

Da quanto detto si evince come dunque i leader e i team migliori siano quelli con elevate capacità emotive e sociali.

Cerchiamo quindi di evindenziare le 5 competenze che secondo Goleman deve avere un leader, (ma anche i lavoratori), al fine di entrare in contatto con i propri collaboratori ad un livello più profondo.

Tra queste abbiamo:

  1. Auto-consapevolezza. La consapevolezza di sé è quella capacità di saper riconoscere le proprie emozioni, i propri punti di forza,i propri limiti e comprendere come questi influenzano gli altri e noi stessi. Secondo il modello delle competenze dell’intelligenza emotiva e sociale,  realizzato da Richard Boyatzis, professore di economia alla Case Western Reserve University e da Daniel Goleman, l’autoconsapevolezza è sapere esattamente  cosa sento e perché lo sento.

    Benefici: essendo consapevoli di se stessi, i leader e le loro squadre possono potenzialmente sperimentare più soddisfazioni, performance migliori e meno ansia. Conoscendo i loro punti di forza e di debolezza per i leader aumenta anche la probabilità di riuscirli a gestire e utilizzarli al meglio, al fine di restituire un  feedback costruttivo. Inoltre possono migliorare le prestazioni della loro organizzazione, assumendo individui preparati nelle aree in cui presentano maggiori difficoltà. Per i lavoratori invece questo può essere il segno di maggiori possibilità di successo.

  2. L’autoregolazione. E’ la capacità che ci permette di  gestire saggiamente le nostre emozioni e i nostri impulsi , a seconda di ciò che è necessario e benefico per la situazione. Secondo il modello delle competenze dell’intelligenza emotiva, l’Autogestione consiste nel gestire le emozioni stressanti e individuare quelle positive. I manager possono costruire l’autoregolamentazione rendendosi conto di come usano e manifestano le emozioni, prestando attenzione alla reazione dei dipendenti e facendo domande per garantire che il loro messaggio sia ricevuto in modo chiaro. (Jennifer Marszalek, Havas Chicago Village).

    Benefici: I leader consapevoli e che riescono a gestire le loro emozioni in tal modo riescono a

    • a guadagnarsi il rispetto e la fiducia dei dipendenti
    • reagiscono

    I lavoratori che riescono ad autogestirsi, di conseguenza subiscono meno lo stress associato al lavoro.

  3. Empatia. Capacità di identificare e comprendere le emozioni degli altri, immaginando noi stessi nella posizione di qualcun altro.

    Benefici: un leader empatico riesce ad avere una migliore comprensione di come si sente un individuo e perché si comporta in un certo modo. Di conseguenza aumenta  la sua  compassione e la sua  capacità di aiutarlo. In questo  modo i dipendenti non solo rispetteranno maggiormente il loro leader ma miglioreranno le loro prestazioni lavorative e quindi aumenteranno i profitti. Quando i leader capiscono come i dipendenti li vedono, tendono ad avere relazioni migliori e team soddisfatti. ( Kelly Siegel, USA).

  4. Motivazione. Caratteristica importante, poiché essere auto-motivati permette ai leader e ai lavoratori di godere maggiormente di ciò che fanno, lavorando per raggiungere i propri obiettivi , non essendo solamente motivati ​​dal denaro o dallo status.

    Tra i suoi benefici abbiamo il fatto che

    • Riduce la probabilità di rimandare
    • Aumenta la fiducia in se stessi
    • Mantiene motivati nonostante vi siano battute d’arresto
    • Rende concentrati sul raggiungimento dei propri obiettivi.
  5. Abilità sociali. Anche le abilità sociali se efficaci permettono al leader e ai lavoratori di gestire al meglio le loro relazioni, lavorando efficacemente con gli altri, risolvendo i conflitti, in modo da avvantaggiare l’ intera organizzazione. Essere consapevoli dei bisogni di noi stessi e degli altri e unirli insieme per raggiungere i bisogni dell’azienda è una ricetta per un sano rapporto di lavoro. (Pamela Goldswer, Cuoio Townsend). A ta proposito il 46% dei professionisti crede che le amicizie sul lavoro siano importanti per essere felici e il 77% dei lavorator pensa sia  importante essere in buoni rapporti con i colleghi.
    Benefici. Le abilità sociali, se efficaci, aiutano i leader a costruire un rapporto con i propri dipendenti al fine di guadagnare il loro rispetto e la loro fedeltà. Questo è utile soprattutto in presenza di un aumento degli obiettivi di rendimento. Interagire con i propri dipendenti è importante dunque, poichè questo consente ai leader di

    • identificare il modo migliore per soddisfare le loro esigenze individuali
    • identificare come le loro abilità possono essere utilizzate per raggiungere gli obiettivi dell’organizzazione.
Lettura di approfondimento:  Gestire il dolore passandoci in mezzo

L’importanza dell’intelligenza emotiva a lavoro

Da quanto appena detto si evince come i leader e i lavoratori con maggiore autoregolamentazione, motivazione intrinseca e abilità sociali abbiano un vantaggio rispetto a chi invece non ce l’ha.

Questo sembra essere anche confermato da uno studio del World Economic Forum che ha indicato l’intelligenza emotiva  come quella qualità in grado di fare la differenza all’interno delle carriere professionali.

«Spesso gli stessi recruiter sottovalutano l’importanza di questa caratteristica in capo ai candidati», sottolinea lo studio.

Eppure in una società basata sul valore della conoscenza è la qualità delle persone a fare la differenza!

Essere in grado di gestire le proprie  emozioni e quelle dei collaboratori è davvero un asso nella manica per i manager e i leader in azienda, poichè queste ricoprono un ruolo primario sia nell’elaborazione dei pensieri che nella capacità decisionale, che determina il successo delle attività.

Per questo le emozioni devono essere vissute ed espresse limitatamente al contesto in cui ci si trova e questo vale in particolar modo per il mondo del lavoro, poiché si tratta di un ambiente dove c’è gerarchia, collaborazione, stress e fatiche!

Evidenze empiriche

Gestire le nostre emozioni e riconoscere quelle degli altri dunque è la chiave per una carriera in azienda, anche se è luogo comune pensare che esprimerle non sia del tutto professionale!

L’intelligenza emotiva risulta essere infatti collegata a una maggiore soddisfazione lavorativa e quindi di conseguenza a migliori prestazioni lavorative, come molti studi hanno dimostrato.

Çekmecelioğlu e colleghi hanno infatti studiato circa 150 impiegati di call center a Istanbul e hanno trovato una relazione positiva significativa tra l’intelligenza emotiva la e soddisfazione lavorativa interna.

Anche i risultati di uno studio sulle infermiere ghaniane ha confermato come coloro che godevano di un’elevata intelligenza emotiva godessero anche di una maggiore soddisfazione lavorativa (Tagoe & Quarshie, 2017).

Nel dettaglio, tale studio correlazionale, condotto in Ghana nel 2015. ha campionato 120 infermieri (83 donne e 37 maschi) da tre ospedali pubblici situati ad Accra.

I risultati pare non abbiano rivelato differenze significative di genere nell’intelligenza emotiva e nella soddisfazione lavorativa.

Altri ricercatori hanno scoperto che la formazione di intelligenza emotiva ha incrementato la produttività dei dipendenti e portato a valutazioni migliori da parte della direzione (Hosseinian et al., 2008).

Questo perché “quando l’intelligenza emotiva è elevata, i membri dell’organizzazione possono comprendere la relazione causa-effetto tra emozioni ed eventi e pianificare in modo efficace” (Côté & Yip, 2013).

Il Leader emotivamente intelligente

L’importanza di un leader “emotivamente intelligente”

Affinché i lavoratori possano riuscire a gestire le loro emozioni è importante dunque la presenza di un leader che a sua volta, anch’egli, mostri  un’alta intelligenza emotiva, ovvero che non metta in secondo piano le emozioni.

Lettura di approfondimento:  A lezione di Gioia

Poiché come afferma anche Antonio Damaso, neuroscienziato all’Università di Iowa, il centro emotivo del cervello non è relegato a una parte secondaria rispetto al pensiero e al ragionamento.

In questo contesto l’emozione, dunque  non solo è importante, ma è necessaria per prendere decisioni valide e mettere in atto azioni ottimali al fine di risolvere problemi e avere successo.

Partendo da tale presupposto un leader emotivamente intelligente deve essere in grado di:

  • Comunicare la sua visione  del lavoro in modo più efficace
  • Migliorare la sua capacità di persuasione
  • Garantire risposte adeguate a situazioni stressanti

Le compentenze emotive di un leader

Facendo riferimento a quanto sin’ora evidenziato, affinché un leader, sia un “buon leader”, al fine di avere successo, non deve denigrare i suoi dipendenti, al contrario deve saper comunicare con loro:

  • identificando le loro emozioni, poiché queste segnalano gli eventi importanti che hanno luogo nel nostro mondo, interiore e non.
  • utilizzando tali emozioni, poiché il modo in cui ci sentiamo influenza il nostro modo di
  • gestendo le loro emozioni, poiché queste contengono informazioni e influenzano il pensiero e per questo devono essere incorporate con intelligenza nel nostro ragionamento e nei nostri meccanismi di risoluzione dei problemi.

Questo gli permette di :

  •  affrontare i vari problemi con un “Qual è il mio impatto su questa situazione”?
  • comprendere le varie dinamiche che vengono a crearsi al fine di incoraggiare gli altri a seguirli e pianificare dinamiche future.
  • abbracciare il cambiamento, accettando il fatto che senza cambiamenti non possono esserci progressi.
  • interagire coraggiosamente in momenti di conflitto con i dipendenti, dedicando parte del loro tempo a porre domande e ascoltare.

 Poiché “l’interazione apre la strada a una relazione più forte, più fiduciosa, in cui il feedback può andare in entrambe le direzioni.” (Markey, SkillPath).

  • creare adeguate condizioni psicologiche e fisiche per far sentire i collaboratori motivati, apprezzati e degni di fiducia.

Secondo il prof. Cary Cooper della Manchester Business School, noto docente esperto in psicologia organizzativa e della salute, se meno persone svolgono più lavoro, di conseguenza si sentono meno valorizzate.

Come uscire da tale circolo vizioso ?

Semplice, grazie a dei leader e dei manager in grado di tradurre le loro forti competenze sociali e interpersonali in comportamenti e strategie di leadership .

Vantaggi dell’intelligenza emotiva per un leader

Un’altra intelligenza emotiva del leader ha dunque un grande impatto sulle prestazioni lavorative dei lavoratori perchè:

  • assicura una maggior stabilità emotiva, ovvero una maggiore capacità di gestire le proprie emozioni e tollerare lo stress
  • assicura una maggior tendenza ad essere diligenti e controllare gli impulsi
  • rende le persone più aperte nello stabilire relazioni con gli altri e ciò porta a  far si che si abbia una visione comune di squadra
  • assicura un’ autoefficacia generale, ovvero quella fiducia nella capacità di far fronte alle esigenze del lavoro
  • permette di affrontare situazioni complesse e di gestire cambiamenti continui

Assenza di intelligenza emotiva

Un ambiente emotivamente intelligente è dunque un ambiente incentrato sulla persona.

Qui i collaboratori si sentono più apprezzati e connessi all’organizzazione e sono incoraggiati a esprimere e condividere le loro emozioni.

Per questo riescono a dare il meglio al lavoro a beneficio delle persone, del team e dell’intera organizzazione.

Ma cosa succede in mancanza dell’ intelligenza emotiva sul posto di lavoro?

Una sua  mancanza può avere un impatto negativo sia a livello di comunicazione che sul processo decisionale.

Poichè si tende ad avere una minor comprensione delle proprie emozioni e di quella degli altri, di conseguenza si ha anche un comportamento inappropriato legato, appunto, ad una scarsa comunicazione di emozioni e  informazioni importanti.

Ad una comunicazione meno efficace non può che essere correlata una minore produttività ed efficienza sul posto di lavoro.

Quando l’intelligenza emotiva risulta essere  scarsa, inoltre i membri dell’organizzazione possono sperimentare delle emozioni che possono inficiare il processo decisionale.

 Facciamo riferimento all’ansia, un’emozione questa abbastanza  comune e coinvolta nel processo decisionale.

Quelli con una bassa intelligenza emotiva  potrebbero non capire la fonte della loro ansia o come gestirla in modo efficace, portando a troppe assunzione di rischi, non abbastanza assunzione di rischio, o giudizio offuscato da pregiudizi (Côté & Yip, 2013).

Ma a questo punto, una domanda sorge spontanea: possiamo misurare l’intelligenza emotiva sul posto di lavoro?

Misura per l’intelligenza emotiva

Sì, certo vi sono molte misure valide e affidabili di intelligenza emotiva , tra cui la MEIA-W, una misura questa ideata da Tett, Wang e Fox (2006) , che richiede solo 20 minuti per essere completata.

Secondo gli esperti, questa misura è in grado di fornire una misura basata sulla personalità dell’intelligenza emotiva della forza lavoro di un lavoratore ed è la migliore per:

  • Professionisti qualificati che desiderano selezionare leader e dipendenti con intelligenza emotiva
  • Psicologi che cercano una misura di intelligenze emotiva breve, completa, basata sulla personalità
  • Utenti che cercano un’amministrazione online conveniente e un rapporto facile da interpretare.

Consigli per i leader

Da quanto sin’ora detto si evince come un leader dovrebbe optare per un atteggiamento non aggressivo verso i componenti della sua squadra.

Un leader dovrebbe infatti sviluppare la sua intelligenza emotiva, entrare in empatia con i propri colleghi e dipendenti e dunque sviluppare le sue capacità emotive e sociali.

Lettura di approfondimento:  Menzogna: i gesti che ci tradiscono

In tal senso il leader dovrebbe imparare a riconoscere sia le sue emozioni che quelle altrui e secondo Goleman, questo è un obiettivo raggiungibile da parte di tutti noi.

Per allenare la propria intelligenza emotiva e diventare dei leader di successo occorre:

  1. Migliorare l’autoconsapevolezza.
  2. Migliorare l’autoregolamentazione
  3. Sviluppare la propria empatia
  4. Aumentare la propria motivazione
  5. Migliorare le abilità sociali

L’ autoconsapevolezza

Al fine di aumentare questa capacità un leader potrebbe per esempio

  • Tenere un diario delle situazioni che hanno innescato in lui emozioni dirompenti, al fine di comprendere meglio le sue reazioni.
  • Fare  attenzione a come si sente durante la giornata  per capire come le sue emozioni contribuiscono alle sue decisioni.
  • Individuare i suoi punti di forza e di debolezza emotiva, poiché essere in sintonia con le sue emozioni è sinonimo di auto-consapevolezza.

 L’autoregolamentazione

In tal caso un leader dovrebbe invece

  • Assumersi la responsabilità degli errori commessi invece d’ incolpare gli altri

Ciò consente di sentirsi meno in colpa e fa in modo che l’intera squadra lo rispetti.

  • Rispondere alle situazioni con calma.

In caso di rabbia, un  leader non dovrebbe inviare quella e-mail che tanto vorrebbe mandare, poichè anche solo dalle parole scritte, si può evincere il suo disappunto e ciò non può che creare frustrazione dall’altra parte.

Dopo aver tenuto a bada l’istinto di scrivere immediatamente alla persona che ha scatenato la sua reazione, sarà più facile per lui  gestire le sue emozion: emozioni queste di cui ora  può avere piena consapevolezza.

  • Gestire le varie situazioni con spirito di collaborazione, rispetto e gentilezza.

Solo così un leader può ricevere altrettanta collaborazione e disponibilità.

  • Avere pazienza: è meglio che si prenda  del tempo prima di prendere decisioni, soprattutto le grandi decisioni.

Sviluppare empatia

A tal proposito un leader potrebbe:

  • Immaginare se stesso nella posizione di qualcun altro, per capire cosa prova realmente: insomma mettersi nei suoi panni
  • Esercitarsi ad osservare e ascoltare i suoi dipendenti senza interromperli.
  • Non ignorare le emozioni dei suoi dipendenti, ma anzi accoglierle e cercare di capirne di più.

Un leader dovrebbe cercare di non formulare giudizi , ma optare per la comprensione e comunicare la propria empatia, grazie ad un adeguato  linguaggio del corpo e un adeguato tono di voce.

Dovrebbe inoltre  concentrarsi su ciò che ama del suo lavoro piuttosto che su ciò che odia e mantenere un atteggiamento positivo e ottimista (Cherry, 2018).

Aumentare la motivazione

Un leader dovrebbe cercare sempre di ricordare il motivo per cui  sta facendo il suo lavoro al fine di stabilire nuovi obiettivi e restare sul pezzo,  positivo.

Anche quando c’è una battuta d’arresto o una sfida!

L’importante è puntare l’obiettivo con determinazione e ottimismo!

E’ altresì importante cercare di aumentare la motivazione dei  dipendenti, spiegando loro  che sono risorse preziose di cui non si può fare a meno.

E’ importante che si sentano anche loro apprezzati, riconosciuti e motivati.

Migliorare le abilità sociali

Un leader dovrebbe inoltre sviluppare le sue capacità comunicative, perchè la maggior parte dei problemi sorge a causa di una inefficace comunicazione.

A tal proposito un leader dovrebbe ascoltare i suoi feedback, per capire cosa cambiare: magari il modo in cui parla deve essere modificato.

 Deve quindi  imparare a capire come ottenere un feedback costruttivo.

Deve inoltre collaborare con i suoi dipendenti , al fine di raggiungere un obiettivo comune.

 Costruire con loro relazioni improntate sul rispetto e sulla fiducia e risolvere eventuali conflitti, dopo un’attenta analisi della situazione, per raggiungere un compromesso.   

 In tal senso è opportuno cercare di ascoltare attivamente i propri dipendenti e lavorare sulla propria capacità di persuasione e influenza.

Quanto detto ci fa capire che le emozioni sono importanti.

Che non occorre ignorare il loro ruolo nè negare la saggezza delle nostre e delle altrui emozioni.

Farlo significherebbe solo fallire come persone, dipendenti e leader.

Riferimenti

  • Caruso. D, Salovey. P, (2019), Manager emotivamente intelligente. Come sviluppare le 4 competenze emotive della leadership
  • Goleman. D, (1997), Intelligenza emotiva, Milano, Rizzoli
  • Goleman. D, (2012), Leadership emotiva, Milano, Rizzoli
  • Mayer,  J.D.,  Salovey,  P.  (1997).  What  is  emotional  intelligence?  In  Salovey,  P.,  Sluyter, D. (Eds.), Emotional development and emotional intelligence: implications for educators, Basic Books, New York, 3-31

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