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Intelligenza emotiva: come sviluppare il linguaggio del cuore

Scritto da Dott. Davide Algeri il 6 Marzo 2020
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  • Emozioni
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La coppia strategica

La coppia strategica

Gestire le emozioni o riconoscere quelle altrui, è una caratteristica di chi possiede l’Intelligenza emotiva e potrebbe facilitare la carriera o migliorare la vita sociale e relazionale.

Non tutti possiedono infatti questa dote, da molti definita innata. In ogni caso può essere affinata, per riuscire ad avere successo nella vita e migliorare la crescita personale.

Stiamo parlando dell’intelligenza emotiva, ovvero quella capacità che è stata richiesta entro il 2020 dal “World Economic Forum”, poiché ricercata dai  vari recruiter e imprenditori.

In questa sede cercheremo di chiarire questo termine, proponendo alcuni accorgimenti utili per svilupparla ed avere dei benefici nella vita quotidiana e nel rapporto di coppia.

Indice contenuti

    • Indice dei contenuti
  • L’intelligenza emotiva
  • Modello dell’intelligenza emotiva di Goleman
  • Benefici dell’intelligenza emotiva
  • Come sviluppare l’intelligenza emotiva
  • Effetti sul rapporto di coppia
    • Difficoltà di coppia: perché uomini e donne si comportano in modo diverso
  • Consigli per donne e uomini

Indice dei contenuti

    • L’intelligenza emotiva
    • Modello dell’intelligenza emotiva di Goleman
    • Benefici dell’intelligenza emotiva
    • Come sviluppare l’intelligenza emotiva
    • Effetti sul rapporto di coppia
    • Consigli per donne e uomini

L’intelligenza emotiva

Cos’è l’intelligenza emotiva: iniziale definizione

intelligenza emotiva pe ril successoLa definizione d’intelligenza emotiva ha subito diverse modifiche nel corso degli anni. Inizialmente è stata studiata dai ricercatori e psicologi statunitensi John Mayer e Peter Salavoy (1997) i quali la definirono come la “capacità di controllare sentimenti ed emozioni proprie e altrui, al fine di riuscire a guidare i nostri pensieri e le nostre azioni”.

Secondo il loro punto di vista, il concetto di intelligenza emotiva può essere legato alla capacità che può renderci consapevoli dell’immenso potere che hanno le nostre emozioni, (positive o negative che siano), su di noi, sulle nostre relazioni e su chi ci circonda.

Intelligenza Emotiva secondo Goleman

Il concetto d’intelligenza emotiva ha iniziato però a prendere davvero forma solo successivamente, fra il 1995 e il 1996,  in seguito alla pubblicazione del libro “Intelligenza Emotiva“ di Daniel Goleman, psicologo affermato (dichiarato dal Wall Street Journal uno dei più influenti business thinker al mondo),  che ha reso tale concetto oggetto di studio non solo in ambito psicologico, ma anche aziendale.

A tal proposito, Goleman (1995) ha affermato come per diventare leader di successo, siano necessarie, non solo delle competenze tecniche o un alto quoziente intellettivo, ma anche una componente emotiva, detta appunto Emotional Intelligence, che deve presupporre la capacità non solo di conoscere e controllare se stessi, ma anche di saper coinvolgere gli altri. Una capacità questa, che secondo Goleman, è innata, ma può essere allo stesso tempo sviluppata.

Secondo l’autore infatti tutti noi siamo dotati, sin dalla nascita, di un’intelligenza emotiva “generale” ed è proprio il grado di tale intelligenza a determinare la probabilità di poter “sfruttare” al meglio le nostre competenze emotive.

Cosa presuppone concretamente dunque il modello introdotto da Goleman?

Modello dell’intelligenza emotiva di Goleman

Secondo Goleman l’intelligenza emotiva ha alla base due grandi competenze:

  • la capacità di rimanere in contatto con il nostro mondo interiore;
  • la capacità di ritrovare se stessi e di avere successo nei rapporti interpersonali.

La ricerca suggerisce inoltre che un’elevata intelligenza emotiva aiuta:

  • ad avere successo nelle relazioni;
  • a leggere i sentimenti altrui;
  • a risolvere inevitabili conflitti;
  • a determinare il successo della leadership.

La prima è quella che definita essere una “competenza personale“, poiché correlata al modo in cui controlliamo noi stessi e alla capacità di gestire le nostre emozioni.

La seconda è la competenza sociale, legata invece al modo in cui gestiamo le nostre relazioni e i nostri rapporti  interpersonali e alla capacità di sintonizzarci agli altri.

Nello specifico secondo Goleman, l’intelligenza emotiva è caratterizzata da:

  1. Consapevolezza di sé: capacità di riconoscere le emozioni e i proprio punti di forza e l’influenza che questi possono avere sugli altri.
  2. Autoregolazione: dalla capacità di gestire le nostre debolezze e i nostri limiti, in base al contesto in cui ci troviamo, al fine di raggiungere i nostri scopi.
  3. Abilità sociale: capacità di gestire le nostre relazioni e le varie  situazioni sociali, affinché quest’ultime siano indirizzate verso il raggiungimento di un determinato obiettivo.
  4. Motivazione: capacità di saper trasformare i pensieri negativi in pensieri positivi, affinché fungano da “rinforzo” per noi stessi e per gli altri, al fine di raggiungere un cambiamento.
  5. Empatia: capacità di comprendere e sentire il proprio stato d’animo e i sentimenti altrui,  per poter essere in sintonia con gli altri, da un punto di vita emotivo.

L’intelligenza emotiva è un aspetto che, così come presentato da Goleman, può risultare come un qualcosa di abbastanza complesso.

La Harvard Business Review pare addirittura aver definito l’intelligenza emotiva di Goleman “un’idea rivoluzionaria”: ha infatti premiato il suo articolo “The Focused Leader” con l’HBR McKinsey Award, come miglior articolo dell’anno 2013.

Benefici dell’intelligenza emotiva

Effetti  sulla vita quotidiana

emozioniIndipendentemente dal tipo di modello adottato, la presenza di un’elevata intelligenza emotiva, intesa come la capacità di percepire, riconoscere e gestire le proprie emozioni e quelle altrui, sembra portare dei benefici nei vari aspetti della vita quotidiana.

Coloro che ne sono dotati sembrano:

  • avere migliori rapporti sentimentali, famigliari, sociali e lavorativi;
  • essere percepiti dagli altri in maniera maggiormente positiva;
  • comprendere meglio sé stessi;
  • riuscire a prendere decisioni in funzione delle proprie emozioni;
  • avere un buon rendimento scolastico.

Secondo alcuni dati si evince come chi presenta un buon grado di di intelligenza emotiva, ha anche una maggior probabilità di avere:

  • maggior soddisfazioni dalla propria vita
  • un elevato livello di autostima
  • un minor rischio di incorrere in scelte deleterie per sé o in comportamenti di dipendenza (alcol, droghe, etc.).

Come sviluppare l’intelligenza emotiva

Secondo Goleman (2004) ha una scarsa intelligenza emotiva, può svilupparla. Nello specifico afferma che “se un individuo o un leader ha delle deficienze di empatia o nella gestione delle proprie emozioni, può migliorarsi su questi punti come su qualunque altro skill di intelligenza emotiva».

Ecco dunque dei suggerimenti utili per sviluppare la propria intelligenza emotiva ed avere benefici nei vari aspetti della propria vita.

Primo passo: cosa voglio migliorare? Sono abbastanza motivato?

Il primo step è quello di chiederti in cosa vuoi migliorare. Capire quale abitudine ormai “vecchia” vuoi sostituire.

Goleman (1999), consiglia di chiedersi: “Dove vorrei migliorare di più se potessi migliorare una competenza?”

Vuoi migliorare l’ascolto nei confronti di chi ti circonda? Bene, quanto sei motivato a farlo?

Feedback esterno

A questo punto diventa utile provare a darsi delle risposte e in caso di insuccesso, confrontarsi con un amico o con un membro della famiglia. Questo passo è utile per riflettere meglio sulle proprie emozioni.

Ricevere un feedback esterno può tornare utile per vedere le cose da un altro punto di vista.

Chiedi dunque alle persone di cui ti fidi un parere. TI aiuterà ad avere più chiara la situazione.

Accetta il parere o il comportamento altrui

Lo step successivo è quello di riuscire ad accettare il comportamento o il pensiero altrui, senza giudicare.

Lo psicologo Relly Nadler a tal proposito scrive: “Esamina le tue supposizioni prima di credere alle tue supposizioni. Questo giudizio è proprio vero, che prove ho, cos’altro sta accadendo?”.

Ecco chiediti questo, prima di trarre delle conclusioni affrettate.

Scopri cosa ti fa arrabbiare, dai un nome alle tue emozioni

Chiedersi cosa ci fa arrabbiare, aiuta a sviluppare la consapevolezza di se stessi.

Prova a pensare per esempio all’ultima volta in cui hai provato rabbia.

Cosa ti ha fatto irritare? A cosa pensavi prima di esplodere? E dopo?

Dai dunque un nome alle tue emozioni, che sia sia il più idoneo al tuo stato d’animo. Maggiore sarà infatti la comprensione di come ti senti, maggiore sarà la probabilità di riuscire a reagire e a gestire le tue emozioni.

A tal proposito la psicologa Lisa Feldman Barrett ha affermato come “anche le emozioni intensamente negative possono non essere intrinsecamente cattive, purché si sappia capire esattamente cosa si sta provando“.

Non giudicare le tue emozioni

Oltre a non giudicare gli altri, impara a non giudicare te e le tue emozioni.

Dimostra un pò di auto compassione verso te stesso/a.

Secondo Seppala, l’auto compassione può aiutare a crescere professionalmente, poiché permette di imparare dai propri errori, senza rimproverarci.

Per iniziare a fare ciò smetti di parlare male di te. Invece di dire “Perchè ho fatto questo errore?”, prova a dire “Mi ero un attimo distratta/o, può succedere a tutti”.

Ascoltati “pienamente”

E’ importante dar retta anche ai segnali che invia il tuo corpo.

Se quando esci con un tuo amico, ti senti ansioso/a e ciò ti crea un nodo allo stomaco, forse la sua compagnia ti fa poco bene.

Anche questo significa avere piena consapevolezza di sé.

Leggi ed empatizza

Secondo alcune ricerche scientifiche leggere romanzi aiuta a diventare più empatici. Questo potrebbe dipendere dal fatto che, quando leggiamo di altre persone, possiamo immedesimarci nella loro storia, fino a sentire quello che l’altra persona sente.

Fai pratica con un piano preciso

Dopo aver capito quale aspetto vuoi migliorare ed esser riuscito/a a sospendere il giudizio, diventa importante fare pratica.

Come afferma Goleman (1999), occorre “fare pratica ogni volta che ci capita naturalmente, sul lavoro, a casa, al supermercato“.

Se ad esempio vuoi affinare la tua capacità di ascolto, fai pratica su questo ogni volta che puoi: in questo modo riuscirai a farlo automaticamente, senza doverci pensare due volte.

Focalizzati sull’obiettivo, evita le distrazioni o qualsiasi altro pensiero che possa distoglierti dal tuo fine.

Sforzati, anche se inizialmente credi di non riuscire. Vedrai che, giorno dopo giorno, questo comportamento si trasformerà in una nuova abitudine.

Effetti sul rapporto di coppia

emozioni in coppiaCome abbiamo detto poc’anzi, un’alta intelligenza emotiva può essere benefica anche per i rapporti interpersonali, soprattutto per quelli a “due”.

Come ben sappiamo, spesso in coppia siamo soliti vivere delle problematiche a livello relazionale e ciò può portare a delle tensioni di vario genere o addirittura a divorziare.

Secondo uno studio, la soluzione a tutto questo può essere ricercata proprio nell’intelligenza emotiva e nel suo uso. Per evitare che i conflitti diventino distruttivi, le modalità di espressione delle proprie emozioni più adeguate, possono aiutare a mettere in risalto il linguaggio del cuore.

Quello più profondo e benefico per avere “successo” .

Difficoltà di coppia: perché uomini e donne si comportano in modo diverso

Secondo alcuni studi fatti sui legami di coppia si è visto come le difficoltà tra i partner spesso abbiano origini lontane e siano da riferirsi alle diverse realtà emozionali vissute sin da bambini. Sia gli uomini che le donne, si ritrovano da adulti ad adottare inevitabilmente approcci diversi. Si tende, ad esempio, a  parlare di emozioni molto più facilmente con le bambine rispetto ai bambini.

Ed è  proprio questa diversità che porta le bambine, una volta adulte, ad avere una maggior competenza emozionale rispetto agli uomini. Ovvero una maggiore predisposizione a parlare dei propri sentimenti e di comprendere l’altro, anche se non si esprime verbalmente.

A tal proposito facciamo riferimento ai risultati di una ricerca di Ruben C. Gur della School of Medicine della Pennsylvania University,  dalla quale si è potuto rilevare proprio come gli uomini tendino a dar poco peso alle emozioni, rispetto alle donne.

Questo è il motivo per cui le donne si soffermano maggiormente sui problemi della propria relazione, in maggior misura rispetto agli uomini.

Consigli per donne e uomini

Donne, rimproverate, ma non criticate

Spesso le donne riescono a riconoscere la presenza di un problema laddove l’uomo non la vede: in tal caso sarebbe opportuno far notare questo al proprio partner, limitandosi però a rimproverare l’azione, evitando di criticare la persona o attaccarla.

Questo è utile per evitare che a sua volta costui risponda in malo modo, innescando così ulteriori tensioni.

Uomini, evitate di evitate il conflitto

Uomini, invece di evitare le discussioni, se vostra moglie lamenta qualcosa, datele ascolto. Quella lamentela potrebbe nascondere solo amore e interesse per voi.

Evitate di ignorarla dunque, poiché questo a lungo andare potrebbe solo portarla all’esasperazione e ad esplodere.

Se ciò dovesse accadere, accettate che avete contribuito anche voi a questo.

In tal caso, dunque, cercate di accogliere le emozioni della vostra donna e sforzatevi di manifestare le vostre. Siate empatici e aperti emotivamente,  per evitare che continui a sentirsi incompresa.

Poca praticità e più cuore insomma!

Facciamo buon uso della nostra intelligenza emotiva, poiché può solo salvarci e aiutarci ad essere delle persone migliori.

Riferimenti bibliografici

  • Goleman, D., (1999), Intelligenza emotiva, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli.
  • Goleman, D.,(2004),  “What Makes a Leader?”, Harvard Business Review, 2004
  • Mayer,  J.D.,  Salovey,  P.  (1997).  What  is  emotional  intelligence?  In  Salovey,  P.,  Sluyter, D. (Eds.), Emotional development and emotional intelligence: implications for educators, Basic Books, New York, 3-31

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