Perché vogliamo tutti essere felici?
La maggior parte di noi cerca la felicità: tutti vogliamo essere felici e tutti dunque parliamo di felicità.
Se da un lato la felicità è un sistema complesso, dall’altro sembra appartenere alle cose semplici della vita.
La ricerchiamo nei testi di una canzone o nei versi di una poesia, possiamo trovarla nella natura, nell’amore, nei bambini. Il mondo intero nasconde opportunità nascoste e visibili per essere felici, eppure, perché risulta così difficile raggiungerla?
Molti ritengono che la felicità consista in attimi, personalmente, penso che è possibile vivere felici costruendo un modus vivendi.
Continua a leggere e ti spiegherò in che modo io riesco.
Prima però partiamo dalla definizione (anche questo compito molto arduo).
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Parlare di felicità sicuramente significa fare riferimento ad un concetto molto astratto e di difficile definizione. Secondo Treccani la felicità come “uno stato d’animo di chi è sereno, non turbato da dolori o preoccupazioni e gode di questo suo stato.”
Farebbe riferimento quindi a qualcosa di di totalmente soggettivo e sembrerebbe associata all’assenza di dolore.
In effetti se ci pensiamo ognuno di noi ha la propria percezione di felicità.
Se diamo uno sguardo alla filosofia, possiamo ritrovare anche qui diverse definizioni.
La felicità per Aristotele appartiene a coloro che bastano a se stessi e il modo migliore per raggiungerla è la virtù. Quindi secondo il famoso filosofo è assimilabile ad uno stile di vita che si può raggiungere facendo leva sulle proprie qualità.
Ma senza dover scomodare pensatori e filosofi, cerchiamo di capire cos’é la felicità per noi comuni mortali.
Per noi comuni mortali essere felici può assumere diversi significati raggiungere uno stato mentale che fa leva su diversi fattori:
Ognuno di noi può associare quindi la felicità a diverse variabili.
Essere costantemente alla ricerca della felicità rischia però di essere pericoloso in quanto, oltre a non farci godere di ciò che abbiamo nel presente, allo stesso tempo innesca il circolo vizioso, secondo il quale saremo infelici e insoddisfatti fino a quando non avremo ottenuto ciò che desideriamo.
Secondo i risultati di una ricerca condotta ad Harvard proprio sul tema della felicità, sembra che siano le relazioni sociali e familiari (a patto che siano sincere e calorose) a mantenerci sani e felici, più dei soldi e del successo.
Le buone relazioni proteggono il nostro cervello. Basta vedere il grado di soddisfazione di una relazione per prevedere quale sarà la salute del suo cervello all’età di 80 anni.
Le persone isolate al contrario risultano meno felici, si ammalano e invecchiano più in fretta.
Anche vivere in conflitto col proprio partner fa male alla salute: addirittura è peggio che divorziare. Ciò non significa che tutto debba andare per il verso giusto: la tipica coppia di anziani litigiosi non è problematica, a patto che entrambi sappiano di poter contare l’uno sull’altro in caso di bisogno.
Quali sono, dunque, gli ingredienti (segreti) della felicità?
Cerchiamo di scoprirli uno alla volta.
Il termine generosità deriva dal latino genus che sta per razza, stirpe.
Dunque il significato originario della generosità ha che fare proprio con l’idea di generare, grazie alla messa in atto di un’azione.
In psicologia la generosità è proprio questo: il voler tendere la mano a qualcuno, fino a salvarlo, metaforicamente parlando.
Essere generosi significa in un certo senso cercare di mettere fine alla sofferenza di un’altra persona, senza necessariamente avere qualcosa in cambio, se non la sua salvezza.
Con questi presupposti non possiamo che affermare che essere generosi ci rende sicuramente più felici, poiché “diamo” a qualcuno per vederlo felice e questo allo stesso tempo rende anche felici anche noi.
La gratitudine è un sentimento di riconoscenza che proviamo nei confronti di qualcuno che è stato gentile con noi, nei confronti della vita o di noi stessi.
Essere grati significa in un certo senso dare qualcosa a qualcuno, per aver ricevuto allo stesso modo qualcosa.
Lo psicologo Robert Emmons afferma come “una persona grata è una persona incline a reagire alla bontà di altri in un modo benevolo e ricettivo e a ricambiare la gentilezza, quando si presentano le opportunità. La persona grata è capace di superare la tendenza a dare le cose per scontate, a sentirsi in diritto di ricevere benefici”.
Insomma per essere felici bisogna essere grati per ciò che abbiamo ed essere riconoscenti all’occorrenza per ciò che abbiamo ricevuto.
Secondo Nelson Mandela “Il perdono è un’arma potente, perché libera l’anima e rimuove la paura”.
Il perdono, d’altronde, è davvero questo: è libertà, è condivisione, è quel dono che decidiamo di regalare agli altri, ma soprattutto a noi stessi e questo lo si può evincere dalla stessa etimologia del termine che vede il perdono come un dono.
Un dono che possiamo decidere di dare a noi stessi e agli altri.
Perdonare non significa dimenticare o minimizzare un torto che abbiamo ricevuto.
Significa fare pace con noi stessi e lasciar andare l’offesa ricevuta.
Il perdono, però, è un processo lento e faticoso che presuppone forza e coraggio.
Insomma per essere felici, abbiamo bisogno di più amore che dobbiamo saper dare a noi stessi e agli altri, sotto forma di generosità, gratitudine e perdono.
Come fare per intraprendere, concretamente, la strada per la felicità?
Ecco qui di seguito sei step per raggiungerla.
Nella vita ci hanno insegnato che viene prima il dovere e solo dopo il piacere. Il problema però, sta nel fatto che se ci concentriamo troppo sul dovere, spesso poi non ci rimane tempo per ritagliarci cose che ci creano piacere. Personalmente nella mia vita ho imparato che per essere felici bisogna fare il contrario, invertendo la posizione dei due termini. Visto che infatti dobbiamo passare da entrambi (almeno potenzialmente), non cambia nulla se metti il piacere prima del dovere. Sei d’accordo? Di sicuro, a differenza del primo caso, arriverai a fare entrambe le cose.
Questo piccolo cambio, apparentemente banale, mi ha permesso di impostare la mia vita sul benessere, a puntare a vivere serenamente e quindi ad essere felice.
Provalo se hai il coraggio. Non te ne pentirai!
Fattene una ragione, per essere felice devi diventare un maestro delle emozioni. Devi imparare a distinguerle dentro di te e a tirarle fuori in modo funzionale. Tenere tutto dentro, compresa la felicità, ti fa stare male e ti allontana dall’essere felice. La scrittura può aiutarti ad esprimere e capire le emozioni che ti circolano dentro.
Come anticipato associare la felicità a qualcosa che deve ancora arrivare può risultare deleterio, con l’effetto di crearti insoddisfazione.
Impara dunque a pensarla in un altro modo: sforzati di essere felice di ciò che già hai, pensa al presente, per goderne pienamente.
Pensa alle persone che hai accanto e a quello che con loro condividi o puoi condividere.
Anche questo l’abbiamo detto prima: per essere felici dobbiamo essere generosi.
Impara quindi a dare agli altri: fai volontariato, mettiti a disposizione degli altri.
Se non credi nella forza del dare, parlane con chi per esempio ha già fatto esperienze di questo genere.
D’altronde dare significa anche ricevere: quando dai amore alimenti amore dentro te e intorno a te.
L’amore chiama amore, non dimenticarlo mai.
Questo passo è così banale che non tutti ci riescono. Tu hai realizzato i tuoi sogni? Solo attraverso questi potrai realizzare te stesso e il senso di quello che sei. Ma ci vuole coraggio. Trova il coraggio di buttarti superando la paura della caduta. In questo caso ti suggerisco di avvicinarti e di affrontare le difficoltà un passo alla volta. Nessuno pretende che possa arrivarci in un solo colpo.
Per poter raggiungere finalmente la felicità tieni in considerazione la potenza della tua autoefficacia, ovvero la capacità di poter agire in modo attivo e consapevole nel contesto in cui vivi.
Essere auto-efficaci significa proprio questo: essere padroni della propria vita.
Bandura, psicologo canadese ha affermato che per poter sviluppare l’auto-efficacia dobbiamo:
A tal proposito è importante imparare a rilassare il proprio corpo, cercando di dare a quest’ultimo dei segnali positivi.
Per far questo possono essere utili tecniche come il training autogeno, una tecnica di rilassamento che può aiutarci a incrementare il nostro benessere psico-fisico.
Insomma, cercare di essere felici attraverso le cose materiali sembra non funzionare proprio.
Eppure, siamo in tanti a pensarla così: “sarò felice quando avrò una casa tutta mia o quando guadagnerò tanti soldi”. Spesso diciamo proprio questo come se davvero la felicità fosse tutta qui: invece no.
Prova ad ascoltare cosa ne pensa questo eremita che da trent’anni vive in un’isola deserta.
Come abbiamo visto la felicità presuppone la presenza di altro. Abbiamo visto che dobbiamo sviluppare la generosità, la gratitudine e il perdono. Tutto ciò, dunque che mette al centro non solo noi, ma anche gli altri, senza aspettarci nulla in cambio.
Quando la felicità non la vedi cercala dentro, amandoti di più e soprattutto coccolandoti, prendendoti cura di te.
D’altronde come diceva Aristotele: “La felicità appartiene a coloro che bastano a se stessi.”
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