L’emozione è definita come un processo interiore suscitato da un evento-stimolo rilevante per l’individuo; essa si accompagna a esperienze soggettive (sentimenti), cambiamenti fisiologici (risposte periferiche regolate dal sistema nervoso autonomo, reazioni ormonali ed elettrocorticali), comportamenti ‘espressivi’ (postura e movimenti del corpo, emissioni vocali).
Esistono in Psicologia diverse teorie che hanno come oggetto di discussione l’origine delle emozioni. Citerò soltanto alcune di esse, quelle più importanti.
James e Lange (teoria periferica o “viscerale”): l’emozione è determinata a livello cosciente dalla percezione delle risposte dell’organismo agli stimoli che causano la paura, la rabbia, la tristezza o la gioia (per es., in seguito a uno stimolo terrificante, si verifica una reazione di fuga e le sensazioni somatiche relative alla corsa, insieme con le sensazioni delle risposte viscerali indotte dal sistema autonomo, determinano il senso di paura).
Cannon: l’emozione si verifica a livello cerebrale e non viscerale: esse. si verificherebbero a livello dei circuiti del paleoencefalo, che attiverebbero le funzioni corticali e viscerali in un secondo tempo.
Le teorie cognitiviste (Schachter, Lazarus e Frijda: le emozioni sono solo in parte basate sulle modifiche indotte dall’attivazione del sistema simpatico: in gran parte sono invece legate a meccanismi cognitivi, cioè alla interpretazione di una situazione particolare elaborata dall’individuo. Le teorie cognitiviste propongono un approccio secondo cui le diverse emozioni possono essere differenziate tra di loro in base a come le persone valutano l’evento che ha scaturito quella specifica emozione. (es. novità, piacevolezza etc.).
Ekman, Friesen e Ellsworth: differenziazione categoriale delle emozioni che sono viste come stati universali e innati. Esisterebbe, cioè, un numero relativamente ristretto di emozioni: la rabbia, il disgusto, la paura, la tristezza, la felicità e la sorpresa, ben demarcate e tali da non poter essere confuse.
Al di là dell’origine delle emozioni, l’aspetto più importante riguarda la loro funzione.Oggi è peinamente accettata e diffusa l’idea secondo cui le emozioni rappresentino risposte adattive dell’organismo alle sollecitazioni ambientali. In modo più specifico, le emozioni svolgono diverse funzioni su più livelli:
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I bambini cominciano a sperimentare alcune emozioni come la paura, la collera abbastanza presto in quanto tali emozioni non richiedono una consapevolezza di sé, ma esistono dalla nascita. Al contrario, emozioni più complesse come la vergogna e l’ orgoglio si riferiscono direttamente al sé e vengono attivate quando il sé giudica se stesso; dunque, per la comparsa di queste emozioni più complesse sono necessarie due capacità:
Esistono diverse attività che si possono proporre ai bambini per aiutarli a riconoscere, comprendere ed esprimere le emozioni nel modo più funzionale. La tipologia di lavoro dipende da una parte dall’età del bambino e dall’altra dal modello psicologico del terapeuta.
In questo articolo io vi propongo due esempi di attività che si possono proporre ai bambini della scuola d’infanzia.
Obiettivo principale di questa attività è quello di aiutare i bambini ad attribuire un nome alle principali emozioni attraverso l’utilizzo di alcuni cartoncini dove sono rappresentati dei volti che esprimono alcune emozioni. Si mostrano le carte una alla volta e si sollecita una discussione con i bambini relativamente a quella specifica emozione rappresentata sulla carta e su cosa potrebbe averla provocata. Si chiede poi ai bambini di trovare delle parole che definiscano quell’espressione: tali parole vengono scritte su un foglio o un cartellone e poi trascritte sul retro della carta stessa. Infine, si chiede i bambini quali carte secondo loro rappresentano l’espressione di un’emozione.
Alcune possibile risposte e interpretazioni dei bambini sono le seguenti:
Per quanto riguarda invece le parole che generalmente i bambini usano per definire le diverse espressioni, questi sono alcuni esempi:
Obiettivo di questa attività è di aiutare i bambini a riconoscere le emozioni del viso e dei gesti attraverso l’utilizzo di alcuni materiali quali: copie delle emozioni su cartoncino (il numero di copie dipende dal numero di bambini che partecipa) e un sacchetto di stoffa.
Vengono presentati ai bambini i cartoncini con i volti utilizzati anche nell’attività precedente e, dopo aver individuato l’emozione raffigurata, si chiede ai bambini di riconsocere uno stato d’animo attraverso il gioco del mimo. Nella pratica, l’insegnante mima alcune emozioni come esempi e poi chiede ai bambini di provare a mimare loro stessi. Le copie delle emozioni su cartoncino vengono messe nel sacchetto di stoffa e ogni bambino, a turno, è invitato a pescare un cartoncino.
Dal momento che i bambini sono piccoli, probabilmente il loro mimo si limiterà all’espressione del volto; per questo, per rendere l’attività più interessante, si può proporre anche di indovinare quale è stato il pensiero che ha scatenato quell’emozione (questo va concordato precedentemente con l’insegnante). A quest’età i bimbi difficilmente riescono a tener conto del punto di vista dell’altro quindi tenderanno a trasferire nelle loro risposte i loro timori, rabbia, felicità (esempio: “è felice perché anche la sua mamma è felice). Questo potrebbe rappresentare un elemento molto importante per capire i vissuti e le emozioni dei bambini stessi.
http://www.treccani.it/enciclopedia/emozione/
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