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Disinhibition effect: essere anonimi in rete

Scritto da Dott. Davide Algeri il 15 Febbraio 2021
Categorie
  • Cyberpsicologia e rischi della rete
Tags
Disinhibition effect

Disinhibition effectDisinhibition effect e anonimato.

Al giorno d’oggi il mondo virtuale sembra essere diventato uno degli ambienti più importanti della nostra vita.

Ogni aspetto sembra avere una rilevanza fondamentale, soprattutto in questo spazio virtuale: sempre più persone si preoccupano di essere “socialmente accettabili”, gestendo i propri profili social fin nei minimi dettagli, affinché possano essere apprezzati da molti altri utenti.

Insomma, ogni cosa che facciamo nella nostra vita si riversa, quasi completamente, nel mondo virtuale, tanto che oggi sembra che tutto sia vissuto proprio in questa realtà “nuova”.

Questo risulta essere molto evidente, soprattutto dopo il lockdown dove, nonostante i divieti, molti hanno continuato ad avere una vita sociale attiva, proprio grazie alla tecnologia.

Tutto questo ad alcuni potrebbe sembrare positivo: il mondo digitale ci aiuta e ci supporta anche nei momenti più difficili.

 Come ogni fenomeno, però, c’è anche il rovescio della medaglia: pensiamo al “disinhibition effect”.

Indice dei contenuti

  • Disinhibition effect: che cos’è e come possiamo definirlo?
  • Effetti negativi della disinhibition effect
    • Consigli per difendersi dalla disinibizione
      • Ci sentiamo attaccati: ecco cosa fare
      • Siamo noi i responsabili dell’attacco?
      • Siamo noi i responsabili dell’attacco?

Disinhibition effect: che cos’è e come possiamo definirlo?

Il termine Disinhibition effect fa riferimento a quel fenomeno che determina “un allentamento o un totale abbandono delle restrizioni sociali quando comunichiamo con altri individui online.” (Ricerca “Effects of anonymity, invisibility, and lack of eye-contact on toxic online disinhibition”)

Dalla definizione data si evince dunque come la Disinhibition effect si riferisca alla trasgressione delle restrizioni sociali, quando ci ritroviamo a comunicare con gli altri, tramite i dispositivi tecnologici.

Questo effetto è stato ampiamente studiato in ambito psicologico: a tal proposito, è stato dimostrato quanto il mondo online porti il soggetto a sentirsi “meno vincolato” da tutta una serie di vincoli sociali imposti e che sono ancora presenti nel mondo offline.

Nel mondo reale, ad esempio, se non conosciamo una persona, tendiamo a rimanere nel nostro: non entriamo subito in confidenza e in intimità con chi non conosciamo bene.

Lettura di approfondimento:  Adolescenti Hikikomori: vittime della rete o scelta di vita?

Diversamente, invece, sembra accadere nel mondo online: spesso, persone che non si sono mai neanche incontrate, si raccontano e si confidano reciprocamente dettagli e informazioni che non vanno sicuramente detti ad uno sconosciuto.

Si evince da ciò che il mondo online ci rende più sciolti e più socievoli. Tendiamo, infatti, ad aprirci, a raccontarci, a voler conoscere l’Altro, aldilà di tutto. Un tipico esempio lo si sta notando con il recentissimo social vocale Clubhouse dove persone che non si conoscono si ritrovano in stanze a parlare degli argomenti più disparati senza alcun imbarazzo. (Approfondisci la Psicologia di Clubhouse)

Effetti negativi della disinhibition effect

odio onlineGli effetti positivi della Disinhibition effect, da questo punto di vista, sono molti perché appunto la gente si apre e la comunicazione diventa sincera e libera da restrizioni.

Ma come già detto, ogni fenomeno inevitabilmente presenta anche degli effetti negativi.

Effetti negativi che, talvolta, possono essere pericolosi e per questo motivi vanno gestiti in modo ottimale, come il caso di questo fenomeno.

Pensiamo al fatto che l’Altro potrebbe non voler condividere e vivere questa forma di disinibizione: questo, può essere “letale”, perché la comunicazione rischia di essere unilaterale.

Ancora l’Altro può venire a conoscenza di informazioni riservate e delicate che, ovviamente, potrebbe sfruttare a proprio favore. Questo purtroppo capita più di quanto pensiamo.

Sul web chiunque può fingere di essere “chi realmente non è”, ed essere dunque, chiunque voglia, senza alcun tipo di controllo reale. Altro effetto negativo legato all’anonimato. Questo può determinare un’apertura all’Altro maggiore, proprio perché ci sentiamo protetti dall’anonimato stesso, ma inevitabilmente questo può poter causare anche effetti negativi.

Sentendoci protetti dall’anonimato, sentiamo di poter esprimere qualsiasi tipo di sentimento e di pensiero, nei confronti dell’altro, anche negativo ed offensivo. (Approfondisci il tema dell’odio online)

Insomma, questi sono meccanismi alla portata di tutti: basta aprire Facebook per renderci conto di quanta gente si insulta, senza neanche conoscersi.

Purtroppo l’anonimato che il web riesce a garantirci ci rende più disinibiti, anche rispetto ad espressioni violente, di rabbia e addirittura minacciose: tutto ciò è negativo per chi le legge e per chi riceve tutto questo.

Lettura di approfondimento:  Sexting: cosa è e come intervenire

Per non parlare di un altro effetto collaterale negativo: il fenomeno del cyberbullismo che, spesso, fa di tutto ciò l’elemento cardine.

Consigli per difendersi dalla disinibizione

Quando parliamo del mondo digitale e dei suoi effetti, non possiamo dunque che sentirci vulnerabili e fragili perché, spesso, sentiamo di non avere nelle nostre mani gli strumenti utili per agire e per difenderci.

Questo è dovuto, probabilmente, al fatto che il web è comunque un mondo nuovo per molti di noi e, quindi, ci possiamo sentire impreparati.

A questo punto potremmo chiederci: “cosa fare nel caso del fenomeno di disinhibition effect”?

Cosa fare se siamo nella posizione di chi riceve commenti e giudizi negativi?

Cosa fare quando siamo noi che non vediamo l’ora di riversare la nostra rabbia sugli altri? Ecco qualche consiglio.

Ci sentiamo attaccati: ecco cosa fare

Se ci sentiamo attaccati da qualcuno sul web per una foto, per aver condiviso un nostro pensiero magari da qualcuno che decide di mantenersi anonimo, ci attacca in modo davvero negativo e con parole d’odio?

Un buon consiglio è pensare che il mondo del web è fatto da gente che non aspetta altro che avere occasioni del genere, magari anche a causa di eventi negativi della propria vita.

Se tutto ciò avviene con frequenza, potrebbe essere utile segnalare l’utente responsabile al sito o al social network: molto probabilmente, a causa di contenuti offensivi, verrà bloccato.

Potrebbe essere perseguibile anche penalmente.

Siamo noi i responsabili dell’attacco?

Se la persona invece ha un viso e ci attacca senza offendersi, ma usando parole dure, un’utile strategia è quella di ringraziare, in prima battuta, per il commento che ci ha lasciato, quindi provare a spiegare il nostro punto di vista in modo puntuale. Il suggerimento comunque è quello di evitare di rispondere per più di due volte, al fine di evitare di alimentare troppo la conversazione.

Lettura di approfondimento:  Dipendenza da internet: quando navigare in "rete" fa male

Siamo noi i responsabili dell’attacco?

Il mondo del web, come già detto, offre tante occasioni per poter dire la propria opinione e, spesso, anche per potersi sfogare liberamente.

È come se si potessero riversare tutte le frustrazioni e la negatività presente nella propria vita.

Spesso chi scrive commenti offensivi o negativi lo fa per farsi sentire, per esempio rispetto ad una determinata situazione, oppure lo fa, semplicemente, perché vuole attirare l’attenzione.

Ci ritroviamo esattamente nelle parole appena lette? Siamo noi gli artefici di tutto questo?

Un consiglio utile a tal proposito potrebbe essere “pensate bene prima di scrivere”.

Rivolgersi in un determinato modo, molto probabilmente, non vi porterà a situazioni positive, soprattutto per voi stessi.

L’anonimato, infatti, può proteggerci, ma non sempre. Quindi pensateci bene prima di usare la vostra tastiera per offendere gli altri.

Perché attaccare? Se volete esprimere il vostro pensiero, fatelo, ma in modo costruttivo, attraverso una comunicazione efficace, senza necessariamente offendere.


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