Da sempre le balbuzie hanno attirato la curiosità e le fantasie degli studiosi. Aneddoti e false credenze hanno caratterizzato per secoli le persone colpite da fenomeni disfluenti, creando un alone di mistero intorno a questo disturbo.
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La balbuzie è un disturbo del linguaggio, un fenomeno complesso caratterizzato da diversi livelli a seconda dei fattori fisiologici e psicologici, oltre che dalle variabili genetiche e ambientali che lo denotano.
Contrariamente a ciò che si pensa, la comparsa delle balbuzie nella prima infanzia è molto frequente: per l’85% dei soggetti balbuzienti, infatti, l’insorgenza è avvenuta tra i 18 e i 42 mesi. Spesso la situazione si risolve spontaneamente, ma a volte le difficoltà si protraggono fino all’età adulta. Come spesso accade, la prognosi tempestiva è l’arma migliore per contrastare il fenomeno: di fronte a segnali di fenomeni disfluenti, dunque, è bene che i genitori prestino maggiore attenzione al comportamento del bambino.
Gli studiosi sostengono prevalentemente due posizioni: la teoria della predisposizione genetica e quella del contesto ambientale. Proprio per questo motivo negli ultimi anni si sta lavorando molto sulla prevenzione, al fine di sensibilizzare i genitori al fenomeno, formando e informando circa lo sviluppo della parola parlata, in modo tale da aiutarli a promuovere e monitorare gli sviluppi del piccolo. Nonostante i genitori siano in grado spontaneamente di favorire l’emergere della parola, è importante, infatti, che essi seguano i progressi del bambino, supportandolo e aiutandolo nell’educazione linguistica.
E’ importante trasmettere al bambino il messaggio che noi lo accettiamo così com’è, sia esplicitandolo verbalmente, che attraverso i gesti quotidiani. Far sentire nostro figlio compreso e accolto è sicuramente uno degli strumenti più potenti per promuovere il suo sviluppo e garantirgli una crescita serena.
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