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19 Agosto 2013Dopo la separazione circa una coppia su quattro si lega ad un nuovo partner, andando quindi a formare una famiglia che viene definita ricostituita.
I dati Istat del 2009 indicano che in Italia ci sono 900.000 famiglie ricostituite.
Una famiglia si dice “ricostituita” quando è composta da una coppia che decide di intraprendere un percorso di vita comune, dopo che uno o entrambi i suoi membri abbiano sperimentato precedenti esperienze di separazione da altri partner.
Indice contenuti
I compiti di sviluppo della nuova coppia
Chi ha avuto una precedente unione coniugale seguita da una separazione, quando si trova in una nuova situazione di coppia, deve affrontare il compito evolutivo di impegnarsi nella realizzazione di una nuova famiglia.
Questa fase di ristrutturazione e di integrazione tra esperienza passata e costruzione del nuovo richiede la capacità di comprendere ed accettare col tempo i nuovi ruoli in gioco, i confini e le funzioni specifiche dei membri del nucleo originario e di quello ricostituito, ma anche tutti i vissuti emotivi precedenti, per esempio sensi di colpa per la separazione, conflitti di lealtà.
Questo processo psicologico implica che vengano affrontati alcuni compiti di sviluppo:
- progettare la condivisione del ruolo genitoriale con l’ex partner;
- offrire ai minori coinvolti un supporto centrato sulla loro difficoltà a rapportarsi con due ambienti familiari nuovi e diversi da quelli già conosciuti e a gestire una doppia appartenenza emotiva;
- organizzare e mantenere i legami tra i figli e la famiglia di origine dell’ex-partner.
Una delle difficoltà che le famiglie ricostituite devono affrontare è diventare un gruppo familiare senza avere una propria storia familiare alle spalle.
Questo processo secondo Visher (1990) richiede alcuni passaggi:
- La nuova coppia deve maturare e divenire solida;
- I precedenti legami genitori-figli devono essere mantenuti e devono evolvere;
- Le nuove relazioni tra genitori acquisiti, figli acquisiti e fratelli acquisiti devono essere sviluppate;
- Deve nascere un senso di appartenenza alla nuova unità familiare.
Difficoltà dei bambini di una famiglia ricostituita
Innanzitutto è importante come è stata gestita ed elaborata la separazione dei propri genitori e come sono rimasti i rapporti tra gli ex-coniugi e tra il bambino e il genitore non collocatario.
Per i figli il formarsi di una famiglia ricostituita segna la separazione definitiva dei propri genitori, dato che spesso molti bambini sperano possano prima o poi tornare insieme.
Inoltre, i bambini temono che accettando e affezionandosi al nuovo partner della mamma o del papà possano “tradire” l’altro genitore, col quale tendono ad allearsi e ad avere un atteggiamento di “protezione”, provando un forte senso di colpa per doversi schierare con l’uno o con l’altro.
Nel caso ci siano più figli generati da relazioni precedenti di entrambi ci saranno da gestire conflitti e gelosie tra fratelli acquisiti, solitamente più acute nei casi in cui alcuni bambini vivano abitualmente in un’altra casa e si trovino a trascorrere solo il weekend in una famiglia ricostituita in cui altri bambini vivono stabilmente.
Soprattutto nel caso di bambini piccoli è importante cercare di mantenere in entrambi i contesti abitativi una stabilità e una coerenza negli orari e nelle regole di base, lasciando anche che il bimbo porti con sé qualche oggetto che mantenga, in modo anche simbolico, una continuità tra i diversi ambienti di vita.
Quando nel nuovo nucleo arriva un figlio, la posizione più difficile può essere quella del minore che non vive all’interno della famiglia ricostituita, che deve riuscire a costruire un rapporto con un fratello acquisito e mantenerlo nel tempo, senza sentirsi privato delle attenzioni e dell’amore da parte del genitore non collocatario. In questo caso l’ex partner convivente con il minore può svolgere un ruolo di sostegno fondamentale, senza per questo avere un atteggiamento giudicante svalutando l’altro genitore o il suo nuovo assetto di coppia.
Quali sono le difficoltà per i nuovi partner?
Se il nuovo partner senza figli propri entra a far parte di una famiglia dove ci sono già dei bambini dovrà innanzitutto entrare in contatto e interagire con un bambino (o un adolescente) con cui non hai mai condiviso abitudini e regole in un momento molto delicato di accettazione reciproca.
Il/la nuovo/a compagno/a deve avere un ruolo ben definito all’interno della nuova famiglia e delle nuove regole e dinamiche che si verranno a costituire. Il ruolo educativo del genitore acquisito si forma attraverso la lenta costruzione di un rapporto di fiducia, procedendo gradualmente, evitando di interferire intrusivamente nelle questioni che coinvolgono il genitore biologico non presente nel nucleo ricostituito, e promuovendo la costruzione di un clima emotivo caratterizzato dal rispetto e dalla stima reciproca.
Tratti positivi del nuovo compagno nel rapporto con i figli del partner
- Essere empatici e avere un atteggiamento non giudicante. Riesce a mettersi nei panni altrui ed evita giudizi negativi.
- Non stare sulla difensiva. Non reagisce in maniera difensiva quando un bambino lo mette alla prova (paragonandolo al genitore separato, criticandolo ecc.).
- Essere ben disposti e dare un tempo. Accetta i figli del partner per quello che sono e non stabilisce condizioni o insiste perché essi adottino il suo stesso stile nel fare le cose.
Tuttavia, può accadere che non sempre l’integrazione di membri appartenenti a due famiglie diverse funzioni al meglio. In questo caso potrebbe essere utile richiedere un supporto psicologico esterno, in particolare se i figli mostrano delle reazioni di marcata ostilità verso il nuovo arrivato, se ciò può essere causa di forte stress per i due membri della coppia, se uno dei due partner mette in atto comportanti discrepanti tra propri figli e quelli dell’altro. In questi casi cercare un aiuto professionale potrà servire nel migliorare la comunicazione e nello stabilire ruoli e confini fra i vari membri della famiglia, in modo da rendere l’atmosfera più serena.
Approfondimenti
- Oliverio Ferraris A. (1997). Il terzo genitore. Vivere con i figli dell’altro, Raffaello Cortina.
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