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Bullismo e cyberbullismo tre differenze principali
Secondo Olweus “uno studente è oggetto di bullismo, ovvero è prevaricato e vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni”.
Il bullismo si manifesta in tre forme principali:
Il comportamento deve essere volontario, non accidentale, ripetuto e la vittima deve percepire che il danno è stato inflitto.
Protagonisti del fenomeno sono: da un lato il bullo che, ripetutamente nel tempo, sfrutta una posizione di superiorità per aggredire, isolare, insultare o deridere un compagno. Dall’altro la vittima sperimenta vissuti emotivi legati all’offesa, grave svalutazione delle propria identità e isolamento. Un ruolo fondamentale è giocato dagli “esterni”, cioè i compagni che quotidianamente assistono a tali situazioni o sono a conoscenza del loro verificarsi, senza intervenire attivamente per fermare i comportamenti adottati dal bullo.
Nelle prime due forme di bullismo esso viene agito nei contesti noti e familiari, infatti, i bulli sono studenti, compagni di classe o di Istituto, conosciuti dalla vittima. Le azioni dei bulli vengono raccontate ad altri studenti della scuola o ad amici e solitamente avvengono durante l’orario scolastico o nel tragitto tra casa e scuola e viceversa.
La terza forma di bullismo, invece, ha delle caratteristiche peculiari differenti. Per denominare le azioni aggressive e intenzionali, eseguite persistentemente attraverso strumenti elettronici (sms, mms, foto, video clip, e-mail, chat, chiamate telefoniche), da una persona singola o da un gruppo, con il deliberato obiettivo di far male o danneggiare un coetaneo che non può facilmente difendersi, è stato, recentemente, proposto il termine “cyberbullismo” (Patchin, Hinduja, 2006, Smith, 2007, Willard, 2007).
I cyberbulli, sfruttando la tecnologia, superando limiti temporali e geografici, possono quindi “infiltrarsi” con immagini e video offensivi 24 ore su 24. I cyberbulli possono essere degli sconosciuti oppure persone note che on line si fingono anonime o usano un nickname e che rendono impossibile per la vittima risalire all’identità di chi sta interagendo. Inoltre, chiunque, anche chi è vittima nella vita reale può fingere della caratteristiche diverse per ostentare superiorità e diventare un cyberbullo.
La percezione di essere invisibile ed anonimo attiva nei cyberbulli un’alta disinibizione al punto da farli credere di potere compiere on line tutto ciò che desiderano. L’assenza di feedback tangibili da parte della vittima – “Io non posso vedere te!” (Willard, 2007) – ostacola la comprensione empatica delle emozioni (scopri come prevenire il bullismo e cyberbullismo in questo articolo che spiega come aiutare i bambini a sviluppare l’intelligenza emotiva).
Nonostante la percezione di presunta invisibilità dei bulli, il materiale può essere diffuso in tutto il mondo e soprattutto è indelebile: ciò che viene pubblicato su internet non è infatti facilmente cancellabile.
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