Il groviglio di stati d’animo che travolge la coppia che si separa si può e si deve controllare, perché solo in questo modo si riuscirà a far comprendere ai propri figli che il legame con loro è ancora ben saldo e li si aiuterà ad affrontare in maniera positiva un evento che per loro resta comunque un dramma, spesso incomprensibile”.
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PARLATENE: I bambini non vanno lasciati nel dubbio del silenzio. Bisogna dire ai propri figli ciò che sta accadendo. Ovviamente, le spiegazioni devono essere il più possibile chiare, semplici, concrete e adeguate all’età dei bambini. Soprattutto i più piccoli, non hanno bisogno di avere tutti i dettagli tecnici e legali quanto, piuttosto, di essere rasserenati sulle conseguenze pratiche che la separazione porterà nella loro vita quotidiana. Dove andranno a vivere, quanto tempo passeranno con ciascuno dei genitori, se nella nuova casa avranno la loro stanza…
RASSICURATE IL BAMBINO: I bambini hanno bisogno di essere rassicurati: quello che sta accadendo non è colpa loro. Non si devono sentire responsabili della decisione degli adulti. E ancora, devono avere ben chiaro che mamma e papà continueranno tutti e due ad amarli per sempre.
NON DISTRUGGETE IL PARTNER: I bambini devono sentirsi liberi di poter provare lo stesso amore per entrambi i genitori. Non bisogna metterli nell’incresciosa situazione di dover “scegliere” da che parte stare, di dover decidere con chi – e contro chi… – schierarsi. Le parole e gli atteggiamenti hanno un grande peso: davanti ai propri figli non bisogna mai criticare l’altro, giudicarlo in maniera pesante o offensiva né, tanto meno, fare commenti o allusioni a sue eventuali relazioni extra coniugali.
PREPARATEVI ALLE REAZIONI DEL BAMBINO – Ogni bambino reagisce a modo suo alla notizia della separazione dei genitori, a seconda dell’età, del carattere, della personalità. Alla tristezza iniziale, comune a tutti, può far seguito una grande rabbia o, per contro, una sorta di apatia che sembra non celare alcuna emozione. Altri, ancora, si trasformano in bambini “impeccabili” pensando che, in questo modo, riusciranno in qualche modo a salvare la situazione familiare. Indipendentemente da quale essa sia, però, la reazione va accolta, compresa e consolata.
PONETE DEI LIMITI : Stare vicino ai propri figli non significa viziarli o concedere loro qualsiasi cosa perché ci si sente responsabili per ciò che stanno provando. All’inizio, il senso di colpa è quasi inevitabile. Non deve essere una scusa, però, per non disciplinarli in maniera corretta. I bambini non devono sentirsi “liberi” di poter fare ciò che vogliono: hanno bisogno di limiti. Sempre e comunque.
ARGINATE LA RABBIA – I genitori non devono mostrare la propria rabbia e il proprio dolore in maniera intensa ed esasperata ai bambini. Una separazione porta con sé, inevitabilmente, emozioni molto intense, spesso difficili da controllare. Ma i bambini non sarebbero in grado di comprendere perché i genitori si comportano in questo modo. E si spaventerebbero moltissimo.
REAGISCI – I genitori non devono lasciarsi guidare dai loro stati d’animo ma mettere sempre al primo posto le esigenze e le necessità dei figli. Bisogna reagire alla rabbia e ai litigi. E cercare di mettersi nei panni dei più piccoli, per sforzarsi di capire ciò che provano davvero, anche quando non hanno il coraggio di dirlo apertamente.
COOPERATE IL Più POSSIBILE – I genitori devono essere in grado di mantenere fra di loro una relazione cooperativa e di darsi l’un l’altro il rispetto che si dà normalmente a un partner d’affari. Perché in effetti, sono “partner” nell’“affare” di essere genitori. E dovranno continuare a svolgere il “lavoro” fondamentale di crescere i loro figli nel modo migliore.
NON CORRETE TROPPO – A volte, dopo la separazione, i genitori si ricostruiscono una nuova vita sentimentale, danno vita a una nuova famiglia. Questi passaggi vanno affrontati lentamente. Procedere con la giusta calma è fondamentale sia per i genitori – sicuramente molto vulnerabili – che per i figli. I bambini hanno bisogno di tempo per accettare di vedere mamma o papà con un nuovo compagno a fianco. E ancor di più per metabolizzare l’idea che questa persona possa, prima o poi, assumere un ruolo “genitoriale”.
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