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9 Dicembre 2011Indice contenuti
Tipi di relazione e comunicazione nella coppia
Nel libro Pragmatica della comunicazione umana, Paul Watzlawick delinea i percorsi della comunicazione, differenziando la relazione di coppia simmetrica da quella complementare, a seconda se i due interlocutori tendono ad uguagliarsi o piuttosto a differenziarsi.
La relazione simmetrica
Nell’interazione simmetrica, entrambi gli interlocutori tendono a porsi ad uno stesso livello (uguaglianza della relazione).
Così mentre uno dei soggetti cerca di definire la natura della relazione, l’altro risponde alla definizione che viene data confermandola, rifiutandola o cercando di modificarla.
Abbiamo così una relazione simmetrica sana, e quindi stabile, quando entrambi gli interlocutori riescono a posizionarsi sullo stesso livello, considerandosi uguali e confermandosi reciprocamente. E’ il caso del rapporto fra pari, dove io “definisco te come amico” e “tu definisci me come amico”, risultando in perfetta simmetria (principio di uguaglianza).
Abbiamo invece una interazione simmetrica patologica, quando uno dei due attori rifiuta o squalifica il “livello di uguaglianza” dell’altro, cercando di porsi “al di sopra” (verso una posizione one-up) rispetto all’altro (“io sono migliore di te”, “tu sei diverso da me”). Di fronte a questa presa di posizione il secondo interlocutore, dal lato suo, cercherà di ripristinare la posizione di uguaglianza, rifiutando o squalificando il ruolo imposto dal primo (“tu non sei migliore di me”, “io non sono diverso da te”).
Se entrambi rimangono rigidi sulle proprie posizioni, si genera un circolo vizioso che prelude ad un’escalation simmetrica che sarà caratterizzata da forti conflitti che rischiano di protrarsi nel tempo, fino alla reciproca esclusione, in cui si fa finta di ignorarsi “come due perfetti sconosciuti”, o peggio alla rottura definitiva.
La relazione complementare
Nella relazione di tipo complementare, al contrario, il comportamento di uno tende a differenziarsi, ponendosi in posizione opposta e complementare rispetto a all’altro.
Un esempio è il rapporto madre-figlio, dove una definisce se stessa madre e l’altro figlio, o ancora dalla relazione medico-paziente.
Avremo quindi uno che sta “al di sopra” (posizione one-up), ovvero che dirige e consiglia, e un altro che sta “al di sotto” (posizione one-down), obbedendo o accettando la definizione della relazione che l’altro ha deciso per entrambi.
Potrebbe invece nascere lo scontro nel caso in cui si cercherà di puntare all’uguaglianza. Pensate ad esempio ad un figlio adolescente che si ribella alle regole di un genitore, non riconoscendogli l’autorità.
Anche in questo caso, come nell’interazione simmetrica, possiamo parlare di relazione complementare sana quando vi è un’accettazione spontanea e non imposta da parte di entrambi del tipo di relazione definita. (Es. il figlio che accetta il ruolo dei genitori, il paziente che si fida del proprio medico, etc.)
Mentre si ha una relazione complementare patologica se la posizione di chi sta “al di sopra” si irrigidisce, rischiando di creare un un’unione morbosa fino a soffocare la personalità dell’altro.
Entrambe le posizioni, simmetrica e complementare, non sono da considerarsi né positive né negative, fino al punto in cui non si irrigidiscono, generando forme patologiche di interazione. In questo caso, come abbiamo visto, abbiamo l’esclusione o la scissione nel primo caso e la dipendenza emotiva/intellettuale nel secondo.
La forma di relazione/comunicazione più matura, è data quindi dal sapersi porre in alcuni casi in modo complementare e in altri in posizione simmetrica, ciò al fine di creare un “rapporto equilibrato”.
Bibliografia
- P. Watzlawick, J. H. Beavin, Don D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana
- Bateson, Verso un’ecologia della mente, Adelphi
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