
Relazione disfunzionale di coppia: quando speriamo che l’altro cambi
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18 Aprile 2025“L’amore dovrebbe essere un volo condiviso,
non una seduta privata d’analisi camuffata da intimità.”
Ci sono relazioni in cui uno dei due si trasforma lentamente nel terapeuta del partner — e spesso inconsapevolmente — in analista, motivatore, madre, padre, salvatore.
È un ruolo che si indossa col cuore, ma che si paga con l’anima.
Eppure, accade spesso. E il paradosso è chiaro: più cerchi di aiutare l’altro a “guarire”, più lo rendi malato della tua presenza.
Come il giardiniere che annaffia continuamente una pianta che ha bisogno di sole: nell’intento di salvarla, finisce per farla marcire.
Amare non significa curare
Nella fantasia romantica collettiva, siamo stati educati a credere che “amare qualcuno significa accettarlo in ogni sua fragilità”.
E fino a qui, nulla di male. Ma poi questa frase si distorce, si contamina, si trasforma in:
- “Amare qualcuno significa farsi carico delle sue ferite.”
- “Se lo/la amo davvero, lo/la aiuterò a cambiare.”
- “Starò vicino a lui/lei finché non starà meglio.”
E qui la relazione diventa una stanza di terapia improvvisata, senza confini, senza competenze, senza via d’uscita.
Il partner diventa paziente, il letto un lettino, e l’amore… un dovere.
Ma c’è un problema: tu non sei il suo terapeuta. E se lo sei, allora non sei più il suo partner.
La tentata soluzione più pericolosa: salvare chi ami
Chi si prende il ruolo di terapeuta del partner lo fa spesso con le migliori intenzioni: accudire, supportare, aiutare.
Ma questa è la più classica delle tentate soluzioni disfunzionali.
Vediamola in azione:
- Ascolti, analizzi, consigli. Ti trasformi nel suo specchio riflessivo.
- Giustifichi ogni scatto d’ira con la sua infanzia difficile.
- Cerchi di “spiegargli” come funzionano le emozioni, le relazioni, la psicologia.
- Ti documenti su attachment theory, narcisismo, borderline, ghosting. (Diventi una biblioteca vivente)
- Cucini, accogli, moduli, accetti, resisti.
- E alla fine, esplodi. O ti svuoti.
Il risultato? Non solo non migliori l’altro, ma ti peggiori tu.
Perché chi cura senza essere formato, finisce per ammalarsi di ciò che tenta di guarire.
Quando l’amore è terapia, smette di essere amore
Nel modello di terapia breve strategica si dice:
“Quando cerchiamo di cambiare l’altro, perdiamo noi stessi.”
Ecco perché la coppia sana non è il luogo dove si curano le ferite profonde, ma dove si vive e si condivide la crescita reciproca.
“Non siamo noi a dover curare, ma è l’altro a decidere di doverlo fare.”
Perché il vero amore non vuole “salvare”, ma essere presenza viva e reale, non funzione riparativa.
Perché ci trasformiamo nel terapeuta del partner?
- Per insicurezza personale. Se curo l’altro, forse valgo di più.
- Per dipendenza affettiva. Più ha bisogno di me, più non mi lascia.
- Per ego spirituale. Credo di essere più evoluto, quindi lo guido.
- Per paura di perdere l’altro. Se non lo aiuto io, chi lo farà?
In tutti questi casi, la trappola è la stessa: aiutare l’altro a guarire diventa il modo per sentirsi utili, amati o necessari.
Ma è solo un altro modo per evitare la nostra stessa crescita. Spesso infatti è più facile dedicarsi alla cura dell’altro, piuttosto che a quella di se stessi.
Alla fine, però, non curiamo né l’altro, né noi.
Quando la relazione diventa un campo minato
Se si diventa terapeuta del partner, e l’altro diventa il paziente, allora la coppia diventa:
- Un equilibrio instabile tra potere e dipendenza.
- Un rapporto sbilanciato in cui uno cresce e l’altro regredisce.
- Una dinamica disfunzionale in cui ogni crisi dell’altro diventa emergenza tua.
E soprattutto, un amore dove il desiderio muore, l’attrazione svanisce, la leggerezza sparisce.
Perché nessuno si innamora del proprio terapeuta.
E nessuno vuole fare l’amore con il proprio paziente.
Strategie pratiche per uscire da questa trappola relazionale
1. Riconosci il ruolo che stai interpretando
Chiediti sinceramente:
- “Mi sento più utile o più amato?”
- “Sento di dover aiutare, o di voler condividere?”
- “Posso fermarmi, anche se lui/lei sta male?”
Se il tuo amore dipende dal suo disagio, non è amore: è funzione.
2. Restituisci all’altro la responsabilità della sua crescita
Ogni volta che vuoi “intervenire”, prova a fare il contrario:
- Invece di consigliare, ascolta senza agire.
- Invece di spiegare, poni domande.
- Invece di proteggere, lascia che l’altro si confronti con la sua fragilità.
Chi ti ama davvero, non vuole che tu ti immoli. Vuole incontrarti su un piano alla pari.
3. Crea un confine: l’amore non è una terapia
Stabilisci un confine simbolico (e se serve anche pratico):
- “Parliamo come coppia, non come terapeuta-paziente.”
- “Non sono la persona giusta per aiutarti su questo, ma posso starti vicino/a mentre ti dai da fare per stare meglio.”
- “Sono impotente, meglio se ne parli con il tuo psicologo”
Questo permette all’altro di prendersi la responsabilità di cercare un aiuto vero — da chi lo può offrire in modo professionale — e a te di tornare a occuparti di ciò che ti compete: la tua parte di relazione, non la sua parte di trauma.
4. Chiedi aiuto tu, se ti senti svuotato/a
Spesso chi si prende questo carico vive in silenzio un esaurimento emotivo profondo.
La soluzione? Parlare con uno psicologp psicoterapeuta. Non per curare la coppia, ma per liberarsi del peso di dover curare l’altro.
Solo chi ha studiato, si è formato e ha elaborato se stesso,
può farsi carico del dolore altrui senza esserne travolto.
L’amore si nutre di libertà, non di terapia
Ogni coppia sana è uno spazio di scambio, non una sala d’attesa psicologica. Non siamo nati per guarirci l’un l’altro, ma per camminare affiancati, senza travestimenti clinici o maschere da salvatori.
Sii partner, non terapeuta.
Sii testimone, non analista.
Sii amore, non strumento.
Quando smettiamo di “fare bene” e torniamo a sentire davvero, nasce la possibilità di un amore nuovo: leggero, vivo, reciproco.
Bibliografia consigliata
- Algeri, D., Guarasci, V., Lauri, S. (2003). La coppia strategica. EPC.
- Watzlawick, P., Weakland, J. H., Fisch, R. (1978). Change: la formazione e la soluzione dei problemi. Astrolabio.
- Nardone, G. (2000). Psicosoluzioni. Come risolvere rapidamente i più complicati problemi della vita. Ponte alle Grazie.
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