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Il disturbo di personalità borderline è un grave disturbo di personalità studiato in psicologia e molto presente nella nostra società che colpisce circa il 6% della popolazione e il 75% di chi ne soffre è di sesso femminile.
Provando a darne una prima definizione, questo disturbo è caratterizzato da un’intensa instabilità delle proprie idee ed emozioni e da relazioni con gli altri altamente conflittuali. Spesso viene infatti definito come un “disturbo della relazione”.
Alla base di questa patologia vi è una profonda difficoltà nell’identificare e definire la propria identità che insieme alla paura dell’abbandono e ad una sensazione cronica di vuoto portano spesso a comportamenti autolesivi.
È piuttosto comprensibile come la persona che soffre di una patologia borderline abbia difficoltà anche nel vivere pienamente la propria vita e ad organizzare ciò che ne comporta. Questi aspetti della personalità, infatti, vanno ad impattare sulle relazioni rendendole difficoltose, confusionarie per chi le vive e poco durevoli.
L’instabilità emotiva porta la persona a vivere momenti di estrema felicità a cui si susseguono rapidamente momenti di tristezza o anche di rabbia e distacco in cui il partner con disturbo borderline prova delusione e inizia anche a svalutare chi ha al proprio fianco, mettendo a dura prova il legame con l’altro. A ciò si aggiungono tutte le difficoltà che la persona vive anche a livello personale: si sente, infatti, in una costante altalena di emozioni in cui spesso perde il controllo di questi cambiamenti repentini che non riesce a comprendere e di conseguenza a gestire.
Ciò che ne deriva è una mancanza di stabilità sia nella propria vita sia nelle relazioni con gli altri, in quanto chi sta accanto alla persona con questo disturbo deve riuscire a fare i conti con tale instabilità e impulsività.
Sicuramente le cause del disturbo borderline di personalità sono ancora poco chiare, ma gran parte degli autori ritiene che l’origine del disturbo sia da associare a fattori genetici e ambientali.
C’è chi ad esempio fatica a gestire lo stress del quotidiano e può essere più predisposto a ciò a livello genetico, specialmente se in famiglia è presente qualcuno con lo stesso problema.
Per quanto riguarda invece i fattori ambientali, alcuni autori hanno fatto riferimento a esperienze negative subite durante le prime fasi di vita che risultano essere fortemente associate al disturbo borderline di personalità (Affifi et al., 2011).
L’aver subito maltrattamenti durante l’infanzia, abusi fisici e sessuali, vissuti di abbandono possono aumentare il rischio di sviluppare questo disturbo.
Detto questo però è bene sottolineare che si può sviluppare un disturbo borderline di personalità anche in assenza di traumi o vissuti particolarmente negativi in età infantile (Hengartner et al., 2013).
Aver avuto dunque un’infanzia stressante o essere stati trascurati dai propri genitori o ancora essere stati esposti a problemi in termini di dipendenza possono rappresentare dei fattori di rischio per lo sviluppo di questa malattia.
Altri studi e ricerche sembrano dimostrare che il Disturbo borderline di personalità sia associato anche a cambiamenti e modifiche a livello strutturale e funzionale del cervello, in particolar modo in riferimento alle aree cerebrali deputate alla regolazione e al controllo degli impulsi e della sfera emotiva. (C. Schmahl, S. C. Herpertz e altri, 2014)
Inoltre sembra che le persone borderline abbiano una maggiore attivazione del sistema limbico, che in genere è responsabile del controllo delle emozioni.
In un recente articolo apparso su Nature Reviews (Gunderson et al., 2018) tra i sintomi del disturbo borderline di personalità ritroviamo queste quattro aree:
Vediamo meglio cosa intendiamo con queste 4 aree.
Chi è affetto da questo disturbo, infatti, all’interno di una relazione, può arrivare a sentirsi troppo coinvolto fino a diventare a tratti dipendente.
Chi soffre di disturbo borderline mostra inoltre un’ipersensibilità alle critiche e ai segnali sociali negativi da parte degli altri (Carpenter R.W., 2013) che porta la personalità borderline ad avere intense ed esagerate reazioni di rabbia per paura dell’abbandono.
Chi è affetto da questo disturbo ha un’immagine di sé poco sviluppata ed è ipercritico con se stesso: per questo sono presenti sentimenti di colpa e di vuoto.
Alla base di tutto c’è una bassa autostima che porta queste persone ad avere anche le idee poco chiare circa i propri obiettivi e le proprie aspirazioni che quindi cambiano spesso.
La disregolazione emotiva, come abbiamo visto è uno dei sintomi del disturbo borderline di personalità.
Inoltre i pazienti borderline mostrano alti livelli di alessitimia (New A.S. et al, 2012), ovvero sono incapaci di riconoscere e descrivere le proprie emozioni.
I disturbi della personalità borderline, oltre a gestire male le frustrazioni, faticano maggiormente, rispetto a soggetti sani, a rimandare una soddisfazione immediata, preferendola ad una soddisfazione maggiore, ma più lontana nel tempo (Turner et al., 2017).
Questo perché alla base c’è la difficoltà di riuscire a prevedere le conseguenze delle proprie azioni.
In tal sento un paziente borderline può mettere in atto comportamenti a rischio (es. guida spericolata, esso promiscuo, uso di droghe, etc.).
Inoltre, come abbiamo visto, chi soffre di tale disturbo può anche adottare comportamenti autolesivi come auto-punizioni, allo scopo di “gestire” emozioni troppo intense.
Si è infatti osservato che, in pazienti borderline, i comportamenti autolesivi riducono l’intensità dell’emozione percepita, riducendo l’attività dell’amigdala (Reitz et al., 2015).
La relazione con una persona che presenta una sindrome borderline di personalità è estremamente complessa e permeata di molta confusione. Questo disturbo, infatti, oltre ad impatta sulla vita chi soffre della malattia borderline, condiziona anche chi ci entra in contatto.
Prima di soffermarci sulla relazione che si instaura con una persona con disturbo borderline di personalità, è giusto comprendere meglio cosa caratterizza la persona che presenta questo tipo di disturbo.
Quello che spesso accade è che l’altro venga attirato a sé tramite dinamiche manipolatorie e “seducenti”, ma che poi venga allontanato bruscamente o senza troppe motivazioni. Questo “lascia e prendi”, spesso genera una relazione di dipendenza.
Altro scenario è quello in cui il borderline idealizza la persona con cui instaura una relazione, ma a questa fase di idealizzazione segue rapidamente una fase di svalutazione. Questo cambio spesso dipende da sentimenti e pensieri che il borderline si crea nella sua mente: pensieri che lo portano a credere che l’altro non ci tenga o che lo stia trascurando o abbandonando.
Tutto ciò porta ad atti estremamente impulsivi verso il partner che può essere svalutato e allontanato, anche pubblicamente.
Difficilmente i segnali vengono colti all’inizio di una relazione, anche perché sono pochi i casi in cui si ha una chiara conoscenza del disturbo. Alcuni segnali vengono fraintesi o visti come normali o comunque caratterizzanti la personalità del soggetto; e sicuramente è così, ma sono anche determinati dal disturbo.
Di seguito alcuni sintomi e segnali da tenere in considerazione.
Un primo elemento che caratterizza la relazione con una personalità borderline è la contraddizione. In questo caso, infatti, la relazione stessa sembra animata da elementi e da momenti che risultano tra loro contraddittori.
Ad esempio, la persona potrebbe in un primo momento idealizzare il partner, soprattutto nelle prime fasi del rapporto, così tanto da considerarlo il “salvatore” della sua vita. Tra l’altro tutta la relazione si basa su questo bisogno di salvezza e di protezione a cui il partner non borderline deve adempiere.
La contraddizione si crea nel momento in cui il partner con disturbo borderline revoca questo potere al partner e ciò, di solito, avviene quando percepisce che qualcosa non va. Nel momento il borderline sperimenta questa sensazione, inizia a svalutare il partner e a punirlo perché lo ritiene “colpevole” di ciò che gli sta accadendo.
Altro segnale evidente nella sindrome borderline è l’instabilità emotiva che si mostra con un’altalena di emozioni diverse e contraddittorie che crea frustrazione in chi l’osserva dall’esterno, perché diviene difficile fidarsi di ciò che il partner sta vivendo e paura dell’imprevedibilità e di ciò che potrebbe accadere.
A ciò si aggiungono anche la difficoltà della gestione emotiva che si manifestano con attacchi d’ira o profonda tristezza che il borderline è incapace di controllare.
La manipolazione è un altro segnale dei soggetti borderline che utilizza volontariamente verso il partner per evitare l’abbandono o per avere ancora protezione e sicurezza. La tecnica di manipolazione utilizzata è tendenzialmente la drammatizzazione delle emozioni negative che spesso determina nel partner sentimenti di compassione e di empatia.
Questo è ciò che vuole il partner borderline.
Altro segnale allarmante tipico della relazione con una persona con disturbo borderline è che ogni comportamento del partner viene visto come una conferma dell’abbandono. È come se volesse confermare a se stessa che anche quel partner lo sta abbandonando (convinzione presente nella sua testa).
Ciò però accade anche nelle situazioni in cui il partner non ha intenzione andarsene, come quando c’è una discussione o vengono espressi sentimenti di frustrazione, per via della contraddizione della relazione. Anche in questi casi il partner borderline può leggere questi come una conferma di abbandono secondo i suoi tipici schemi mentali.
La prima cosa da fare è concentrarsi su di sé. Il rischio di stare con un borderline, infatti è quello di perdersi della relazione. Concentrarsi invece sui propri bisogni e portare avanti quelli, evitando di farsi risucchiare dalla relazione è il primo passo per creare una separazione tra sé e l’altro.
Pensare a sé non significa fregarsene dell’altr*, ma limitarsi invece a dare supporto emotivo evitando di assecondare i comportamenti borderline distruttivi che alimentano l’instabilità.
Ad esempio, bisognerebbe evitare di arrabbiarsi, urlare, minacciare o attaccare il partner borderline. Piuttosto è utile mantenere la calma e cercare di introdurre la razionalità all’interno di questi momenti.
Dall’altro lato respingere tali emozioni non rappresenta una soluzione, per questo può essere utile convalidarle senza però essere necessariamente d’accordo.
Si possono dire frasi del tipo “vedo che stai male, immagino che tu stia soffrendo tanto” invece di dire “non devi sentirti cosi, non c’è motivo”.
Questo significa ascoltare con empatia e rispetto e una personalita borderline ha bisogno proprio di questo.
Tra gli altri suggerimenti per gestire una persona:
Una persona borderline, oltre ad avere grandi difficoltà nella lettura del linguaggio del corpo e nella comprensione del contenuto non verbale di una comunicazione, fatica anche a comprendere i messaggi ricevuti. Randi Kreger, autore del libro “Stop Walking on Eggshells” ed esperto di disturbo borderline della personalità, parla di “dislessia uditiva”, in quanto queste persone sentono parole e frasi al contrario.
In tal senso la comunicazione diventa uno strumento fondamentale di aiuto.
Se la persona amata è furiosa evitate di parlarle e rimandate con frasi del tipo “parliamo più tardi quando saremo calmi, perché voglio darti tutta la mia attenzione che ora non ho”.
Cercate di essere chiari nelle nostre comunicazioni, per evitare di essere fraintesi o fraintendibili.
Per ridurre al minimo il rischio che ciò accada, Randi Kreger suggerisce di utilizzare frasi brevi e dirette per facilitare la comunicazione.
Un’altra cosa importante è incoraggiarlo ad essere responsabile.
Ad esempio se il partner borderline, in preda alla rabbia, rompe qualcosa, evitiamo di correre subito a ripararla, ma diamogli il tempo di farlo da solo e di sperimentare le conseguenze che hanno le sue azioni.
Se il partner borderline minaccia di farla finita, ricorda che le minacce di suicidio o autolesionismo sono sintomi borderline molto comuni tra queste persone e a volte non sono solo minacce.
Il suicidio effettivo e l’autolesionismo sono infratti tra i sintomi utilizzati per la diagnosi borderline.
Circa il 10% di coloro che presentano una sindrome borderline di personalità muoiono per suicidio. Dunque bisogna evitare di ignorare tali minacce e di colpevolizzare la persona.
Riconosci invece il dolore e cerca di metterti in contatto con qualcuno che può aiutarlo, il suo medico ad esempio.
Puoi anche aiutare il tuo partner a cercare un professionista che possa prenderlo in carico, poiché spesso da soli non riescono a prendere questa decisione.
Importante e decisivo può anche essere chiedere aiuto ad un professionista psicologo psicoterapeuta.
I disturbi di personalità borderline, infatti, sono davvero invalidanti a livello relazionale e richiedono un percorso mirato per imparare a gestire il turbinio di emozioni che si vivono sia a livello individuale che di coppia.
Ecco perché, se ti accorgi di alcuni segnali tipici di questo disturbo, è importante che tu convinca il partner a chiedere aiuto così da riuscire ad avviare un percorso terapeutico mirato al trattamento del disturbo stesso.
Ma può essere anche utile per il non borderline chiedere aiuto per imparare gestire i momenti difficili.
Anche chi sta accanto a chi soffre di borderline e depressione può aver bisogno di un supporto psicologico, perché imparare a far fronte al disturbo borderline di personalità non è per niente facile.
Sono molti i familiari di persone con pazienti borderline che sperimentano un profondo isolamento, paura e vergogna.
Per questo è importante prendersi del tempo per se stessi.
In tal senso potrebbe essere utile unirsi a un gruppo di supporto per i membri della famiglia con un paziente borderline, poiché incontrare chi capisce ciò che si sta attraversando può aiutare a stare meglio e ad affrontare tutto con più calma.
Se il partner borderline sta già facendo una terapia personale, una buona strategia è quella di proporre una terapia di coppia che possa aiutare a gestire al meglio i momenti di conflitto e di contraddizione.
Ad esempio il terapeuta può aiutare nella comunicazione così da evitare che i messaggi e i comportamenti vengano interpretati in modo corretto. A ciò si aggiungono una serie di esercizi mirati alla conoscenza profonda di Sé e del partner e dei propri sentimenti ed emozioni.
In merito al trattamento più efficace per la cura di tale disturbo, dalla letteratura scientifica emergono diversi approcci efficaci nel trattare tale disturbo.
In particolare le prove empiriche forniscono un’evidenza che favorisce soprattutto la Terapia Dialettico-Comportamentale (Linehan, 1993) e il trattamento basato sulla mentalizzazione (Bateman & Fonagy, 2004).
Le terapie hanno come obiettivo quello di promuovere la regolazione delle emozioni e la risoluzione dei problemi che incorrono nella vita dei pazienti borderline (Paris, 2010).
Per quanto riguarda la mentalizzazione, invece, questa si riferisce alla capacità di riflettere e capire il proprio stato d’animo e lo stato d’animo degli altri, cosa fondamentale per la terapia borderline.
Il trattamento basato sulla mentalizzazione, infatti, aiuta i pazienti a:
E cosa può fare lo psicologo psicoterapeuta quando si trova di fronte ad una coppia con un partner borderline?
Sicuramente il primo passo è quello di riconoscere il comportamento borderline in modo da impostare una terapia correttamente.
Una volta riconosciuto, può lavorare cercando di far comprendere alla persona il suo “essere borderline” e quanto siano disfunzionali alcune modalità relazionali che ciclicamente mette in atto.
Da questo punto di vista è utile quindi lavorare prima sul singolo e poi con la coppia; importante è cercare di aiutare la coppia a gestire i momenti di instabilità e di difficoltà emotiva che spesso il soggetto borderline vive.
Come abbiamo avuto modo di notare chi soffre di un disturbo di personalità borderline ha degli specifici comportamento e manifesta specifici segnali.
Stare accanto a chi ne soffre è sicuramente difficile, ma possibile.
Con il giusto impegno e l’aiuto da parte di professionisti del settore si può affrontare una relazione con un borderline, tenendo presente che siamo comunque in presenza di un disturbo vero e proprio. Come abbiamo potuto constatare, infatti, questo disturbo è sicuramente molto delicato e gestire una persona che ne è affetta ancora di più.
Una delle sfere più intaccate dal disturbo è quella delle relazioni: spesso la persona con questo disturbo vive delle relazioni amorose e amicali molto particolari in cui il disturbo prende spesso il sopravvento.
Per essere di aiuto a un soggetto con personalità borderline abbiamo visto è importante offrire sostegno emozionale, comprensione, pazienza, ma soprattutto bisogna informarsi su quello che il paziente vive.
La persona stessa, per aiutarsi, potrebbe inoltre seguire altri preziosi consigli tra cui:
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