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Quante volte capita di sentir dire che i giovani d’oggi non sono più motivati ad uscire di casa e trovare la propria indipendenza e preferiscono vivere con i genitori fino all’età adulta o magari per sempre?
Numerose ricerche in campo nazionale e internazionale dimostrano che questo fenomeno, si sta ormai diffondendo al di là dei confini del Belpaese. Ma nei paesi del nord Europa l’entità del fenomeno è contenuta e segue il prolungamento dei percorsi formativi, mentre nell’Europa Mediterranea i giovani restano in famiglia anche dopo aver iniziato un’attività lavorativa, e ciò provoca un ritardo nella costituzione di nuovi nuclei familiari e nell’assunzione dei ruoli e delle responsabilità che caratterizzano l’età adulta.
Questo particolare fenomeno chiamato “famiglia lunga”, indentifica quei nuclei familiari in cui convivono generazioni diverse di persone adulte in cui si evidenzia una complementarietà tra la posizione protettiva dei genitori e quella di privilegio richiesta dai figli.
Spesso le famiglie scelgono una modalità di interazione comunicativa come chiave risolutiva di tutti i mali causando un irrigidimento della struttura familiare che si trova come imprigionata in un labirinto senza via d’uscita. (E. Giannotti, G. Nardone, R. Rocchi, 2007)
La famiglia viene definita come quel sistema di relazioni fondamentalmente affettive, presente in ogni cultura, in cui l’essere umano permane per lungo tempo, e non un tempo qualsiasi della sua vita, ma quello costituito dalle sue fasi evolutive cruciali.
Ogni sistema familiare privilegia quelle relazioni che si accordano con le convinzioni ideologiche personali di uno o entrambi i genitori. Se le regole che governano tali relazioni diventano troppo rigide si generano i “giochi senza fine”, concetto introdotto da Watzlawick, Beavin e Jackson, nella loro “Pragmatica della comunicazione umana” per descrivere un sistema governato da regole sempre più rigorose che ne impediscono il buon funzionamento, senza che nessuno dei partecipanti trovi il modo per cambiarle.
Il ciclo di vita della famiglia è periodizzato a partire dagli eventi significativi che essa incontra sul suo percorso. Tra gli eventi critici rivestono particolare importanza le entrate, le uscite e perdite dei membri della famiglia, poiché modificano la struttura della stessa e la sua evoluzione nel tempo verso una reciproca differenziazione, nonché il costituirsi dei molteplici ruoli familiari.
Gli eventi critici per eccellenza sono la nascita e la morte, inoltre vi possono essere episodi specifici come il matrimonio o la nascita, oppure fenomeni psicosociali meno circoscritti, come l’adolescenza dei figli.
L’adolescenza è un evento critico in rapporto al quale la famiglia si trova a dover sincronizzare due movimenti antagonisti che si presentano con notevole intensità: la tendenza all’unità (mantenimento dei legami e del senso di appartenenza), cui si contrappone la spinta dell’adolescente verso la differenziazione, l’autonomia e lo svincolo. Quanto più i membri della famiglia manifestano confini psicologici chiari e flessibili, interesse e passione per quanto accade all’altro e non intromissione, vicinanza e non fusione o disimpegno, tanto più la famiglia nel suo complesso riuscirà ad accettare i mutamenti provocati dall’evento critico di questa fase.
I problemi e le patologie insorgono, nel rapporto tra adolescente e la sua famiglia, quando la comunicazione diventa disfunzionale e ostacola, più che favorire, il processo di autonomia e indipendenza del giovane.
La reiterazione di determinate modalità comunicative nell’interazione tra genitori e figli da origine a modelli diversi di relazioni familiari, i più comuni nella società italiana sono :
In Italia le due tendenze dominanti nello stile educativo dei genitori che possono essere dannose, se estremizzate, sono senza dubbio l’iperprotezione e l’amicizia. Esse infatti, nonostante si basino su un eccesso di amore e protezione, favoriscono la mancata assunzione di responsabilità. Contrariamente all’idea comune che la profusione d’amore non possa che fare bene, l’amore può essere soffocante e addirittura provocare danni più che benefici. (G. Nardone et all., 2007)
Ad ogni modo, non si assume una corrispondenza diretta tra una determinata modalità comunicativa e l’evolvere di una patologia nei figli adolescenti, infatti spesso da una stessa situazione stressante può emergere un soggetto problematico o a rischio di patologia, così come una persona psicologicamente stabile. Ciò che si vuole sottolineare è come l’irrigidirsi e il ripetersi di alcune modalità interattive conduca all’insorgere di problemi.
Lo studio di una tematica come quella dei modelli di famiglia, ci permette di riflettere non solo sui sistemi familiari, ma di fotografare una problematica che non appartiene più unicamente al focolare domestico, ma all’intera società italiana.
Concludendo, come afferma un vecchio proverbio: “figlio troppo accarezzato non fu mai bene allevato”.
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