Mio figlio spaccia: cosa fare?
Ho scoperto che mio figlio spaccia: cosa posso fare?
Parleremo di un tema molto delicato e che interessa quei genitori che si ritrovano o si sono ritrovati dinanzi ad una realtà che ignoravano e che sicuramente li ha destabilizzati.
Parleremo di un argomento che sembra interessare molti adolescenti e giovani: lo spaccio di sostanze stupefacenti.
I dati della cronaca, a tal proposito, sembrano parlare chiaro.
Il consumo e lo spaccio di sostanze stupefacenti è in continuo aumento tra i giovani: parliamo di cocaina, eroina, ma anche cannabis.
Cerchiamo di elencare i campanelli di allarme a cui i genitori possono fare riferimento e le sanzioni previste per lo spaccio.
Poi cercheremo di dare dei consigli che i genitori possono seguire nel caso in cui si ritrovino ad avere un figlio che spaccia.
Indice contenuti
La scoperta di un figlio che spaccia, oltre a sconvolgere, può mettere in discussione tutte le sicurezze che i genitori pensavano di avere fino a quel momento: parliamo del fatto di scoprire di avere un figlio che vende droghe ad altri.
In questi casi è quasi naturale provare sensi di colpa, vergogna e malessere.
Eppure è proprio in queste circostanze che bisogna mettere da parte questi sentimenti ed essere da supporto per i propri figli.
Alcuni genitori reagiscono a questa scoperta, denunciando i loro figli, altri invece preferiscono rimanere in silenzio, allontanando il loro figlio da casa.
In entrambi i casi non siamo in presenza di soluzioni, ma di atteggiamenti che possono aggravare la situazione.
Cosa fare allora?
Prima di tutto cerchiamo di capire quali sono i campanelli di allarme da prendere in considerazione, per evitare creare troppo allarmismo dove non serve.
A tal proposito va detta una cosa: chi spaccia, spesso utilizza le sostanze anche per un uso personale.
Gli indizi che un genitore può prendere in considerazione sono dunque :
Ovviamente i più esperti non lo lasceranno così in vista, mentre i meno esperti potrebbero commettere degli errori in questo senso.
Abbiamo parlato di segnali, tracce ambientali a cui un genitore può fare riferimento e che possono fungere da veri e propri campanelli di allarme.
Tra questi possiamo anche ritrovare:
Ora veniamo ad un altro interrogativo: se mio figlio spaccia a cosa può andare incontro?
Sicuramente a tal proposito è bene fare una chiara distinzione tra spaccio e consumo personale, dal momento che nel primo caso siamo in presenza di un vero e proprio reato, anche se la sostanza viene ceduta gratuitamente.
In questi casi infatti il ragazzo viene punito con la pena della reclusione, rischiando anche di scontare la condanna in un carcere.
Dopo l’entrata in vigore della L. 49/2006, è reato penalmente rilevante, ai sensi dell’art. 73 comma 1 bis TU 309/1990, spacciare (rectius: importare, esportare, acquistare, ricevere o detenere) quantità non modiche di sostanze stupefacenti o psicotrope, tranne nel caso dell’uso terapeutico delle droghe alienate o acquistate (Art. 72 TU 309/19904).
A tal proposito il Legislatore si è limitato a dettare una serie di criteri che il magistrato giudicante tende a prendere in considerazione, al momento opportuno, per capire se si è appunto in presenza di un reato o meno.
Tra questi criteri abbiamo:
Affinché si possa parlare di uso personale e non di spaccio bisogna moltiplicare la dose media singola, ovvero la quantità di principio attivo che produce l’effetto stupefacente in chi la assume, per un numero stabilito che è definito moltiplicatore. (Riferimento alla tabella con limiti massimi di sostanza stupefacente detenibile)
Da questa operazione si ottiene la quantità massima detenibile affinché si possa parlare di uso personale.
Se al contrario il valore è a di sotto del limite non si parlerà comunque in automatico di uso personale, poiché sarà necessario valutare o escludere la presenza di ulteriori elementi associati allo spaccio.
Il soggetto che realizza uno spaccio di sostanza stupefacente, a seconda del tipo di sostanza, può “pagare la sua pena” con la reclusione da sei a venti anni e con una multa da € 26.000 a € 260.000.
Nell’ipotesi in cui i fatti siano considerati di lieve entità per i mezzi, le modalità o le circostanze dell’azione, ovvero per la qualità e quantità delle sostanze, la pena è la reclusione da sei mesi a quattro anni e la multa da € 1.032 a € 10.329 (art. 73, comma 5 d.P.R. 309/1990).
Diverso è il caso in cui si realizza un illecito amministrativo a causa di un uso personale che può essere punito con la sospensione della patente di guida o il divieto di conseguirla per un periodo fino a tre anni.
Non solo, può anche essere prevista la sospensione del passaporto e di ogni altro documento di questo genere.
Dopo aver visto i campanelli di allarme che un genitore deve imparare ad osservare e riconoscere e le possibili sanzioni, elenchiamo di seuito come un genitore potrebbe comportarsi se scopre un fatto del genere.
Sicuramente evitate assolutamente di lasciar correre o minimizzare l’accaduto.
Il genitore, la famiglia, devono intervenire con tempestività, stando attenti però a non aggravare la situazione con toni giudicanti.
Di solito un ragazzo che spaccia nasconde dentro delle fragilità e delle insicurezze che devono essere accolte e non giudicate.
Un genitore deve fare proprio questo, ovvero cercare di capire cosa si nasconde dietro questa scelta (es. bisogno di denaro, bisogno di attirare l’attenzione, etc.) cercando di soddisfarla in modo differente (es. aumentando la paghetta, passando più tempo vicino al figlio, etc.)
Parlarne con il figlio è sicuramente il primo passo da fare affinché il ragazzo possa prendere consapevolezza della gravità della cosa.
Il secondo step consiste nell’aiutare il proprio figlio affinché riesca a prendere consapevolezza del fatto che dietro tutto questo c’è sicuramente un disagio che può essere affrontato diversamente.
Per poter fare questo, è importante che stabiliate con lui un dialogo diretto, efficace, che non punti il dito contro ma che tenda una mano.
Tutto questo può essere raggiunto anche grazie all’aiuto di un esperto.
Una figura professionale può essere di aiuto in questo percorso, su diversi fronti:
Sarà compito del genitore cercare di mettere in evidenza i benefici che se ne possono trarre, attraverso una comunicazione sana e un dialogo efficace che non deve ignorare le emozioni del ragazzo, ma accoglierle per trovare una via d’uscita insieme.
In tutto questo la fretta è una cattiva consigliera: non abbiate fretta.
Ogni percorso degno di essere chiamato tale richiede dei tempi che devono essere rispettati.
L’importante è fare il primo passo.
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