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La Disprassia Verbale Evolutiva (DVE) è un disturbo centrale caratterizzato da difficoltà significative nella capacità di programmare i movimenti necessari per la produzione di singoli suoni e sillabe, e della loro produzione e organizzazione in sequenza.
La parola prassia riconduce infatti al concetto di azione, movimento, e in generale a quelle sequenze motorie volontarie che in bambini/e con questa condizione appaiono gravemente compromessi e di difficile esecuzione (dis-prassia).
La parola verbale rimanda invece al fatto che questo disturbo non compromette in assoluto tutti i tipi di movimento volontario, caso nel quale si parlerebbe di Disprassia generalizzata, ma solo quei movimenti a carico della bocca, della lingua e della faccia che sono alla base della produzione linguistica.
La Disprassia Evolutiva Verbale è una condizione molto sottovalutata e ancora poco studiata, tanto che fino al 2007 sono state proposte nella letteratura scientifica circa 50 diverse definizioni. Questa difficoltà dal punto di vista della ricerca si è ampiamente riversata nella pratica clinica, rendendo molto difficile il riconoscimento, l’inquadramento diagnostico e soprattutto la distinzione fra questa e altre condizioni o disturbi del linguaggio.
Questa condizione, inoltre, può presentarsi in associazione ad altre condizioni (Autismo) o disordini neuroevolutivi (epilessia, sindromi cromosomiche) che ne rendono il riconoscimento tardivo.
Attualmente gli esperti sono concordi nel considerare però almeno 3 sintomi principali che caratterizzano la Disprassia Verbale Evolutiva, e che ne permettono il riconoscimento a prescindere dall’intensità e da altre manifestazioni associate:
E’ evidente che a seconda della gravità della condizone è possibile assistere ad una maggiore o minore compromissione della produzione verbale, tuttavia diversi indicatori precoci possono indirizzare gli educatori ad un’attivazione precoce:
Come in tutti i casi in cui si sospetta la presenza di difficoltà più o meno intense è opportuno rivolgersi a specialisti specificamente formati allo scopo di effettuare una valutazione completa del profilo di funzionamento del/la bambino/a; questo ha lo scopo di conoscere le caratteristiche del/la bambino/a e di indirizzare un eventuale intervento di potenziamento proprio nelle aree di maggiore fragilità, soprattutto attraverso:
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