L’amministratore di sostegno
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17 Novembre 2015Quante volte ci siamo sentiti paragonare ai nostri nonni, genitori o parenti, sia per somiglianza fisica, che per atteggiamenti, mentalità, filosofie di vita. Ecco che con tutta la sua potenza le radici famigliari ci fanno prendere consapevolezza di quanto le relazioni originarie siano state importanti per noi per darci struttura.
Saranno poi gli psicologi sistemico-relazionali, che attraverso il genogramma, decidono di usare l’albero genealogico non solo come traccia delle generazioni precedenti abbellito da nomi e vecchie fotografie, ma come strumento terapeutico di conoscenza e analisi.
Ogni persona dell’albero genealogico è collegata all’altra da una relazione e questa relazione contiene una storia, più o meno facile da decifrare e comprendere, che racconta delle generazioni precedenti, di chi siamo e in qualche modo influenza in nostro presente e futuro.
Caratteristiche e funzioni delle storie
Attraverso le storie narrate la famiglia condivide memorie, trasmette valori e riorganizza la propria identità in continuità con il passato.
Le storie possono essere racconti individuali o corali. L’importanza delle storie famigliari è che esse diventano catalizzatori di significati attorno ai quali connettere le persone. Permettono alla famiglia di differenziarsi da ciò che famiglia non è, rafforzandone l’identità e regolandone l’interazione con il mondo.
Attraverso le storie raccontate è possibile individuare i valori e i principi secondo cui i singoli si muovono ed è possibile individuare le dinamiche che regolano le relazioni all’interno della famiglia.
Murray Bowen, uno dei pionieri della terapia familiare, afferma come sia proprio grazie a queste storie familiari e alle nuove narrazioni che si generano nel tempo, che è possibile individuare il modo in cui gli individui si differenziano dall’io familiare e creano la propria individualità per differenza. E’ attraverso sistemi di alleanze e rifiuti tra membri della famiglia che tutto questo avviene e viene poi tradotto in nuove storie individualmente definite.
Come diceva Bateson: noi pensiamo per storie perché siamo costituiti da storie, immersi in storie, fatti di storie.
Ogni storia è paradossalmente individuale e collettiva allo stesso tempo. Ognuno racconta la storia che necessariamente è bagaglio collettivo familiare a modo suo, per come l’ha esperita e per il significato attribuito, pertanto non può che essere specificatamente individuale.
Può quindi essere utile per il terapeuta pensare per storie insieme al paziente, e a partire da queste storie co-costruire con il paziente, generare nuove narrazioni.
Bibliografia
- G. Bateson, Dove gli angeli esitano, Adelphi
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