Donna che non dorme da tante notti.
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L’insonnia è un disturbo del sonno caratterizzato dall’incapacità di dormire nonostante l’organismo ne abbia il reale bisogno fisiologico. In questo articolo scopriamo quando possiamo parlarne, quali tipologie esistono, a cosa è dovuta e quali sono i rimedi più efficaci per intervenire.
Passiamo quasi un terzo della nostra vita a dormire: calcolato sull’età media della popolazione stimata a circa 82 anni, ne trascorriamo più di 27 con la testa poggiata sul cuscino. È forse l’attività che impiega maggiormente il tempo nella nostra giornata e quindi complessivamente anche nella nostra vita.
Ciò accade perché il sonno è un’attività fondamentale senza la quale il nostro cervello non sarebbe in grado di riorganizzare i pensieri nella memoria in modo funzionale per affrontare, il giorno seguente, più di sedici ore di veglia ed intensa attività cerebrale e fisica.
Non si tratta solo di un’abitudine consolidata evolutivamente nei millenni o di un momento di relax per staccare dalla dura routine di lavoro o studio, ma di un’attività della quale necessitiamo per vivere.
Ma cosa succede se questo processo ristoratore non va a buon fine o non riesce nemmeno ad iniziare?
Se hai mai sofferto di insonnia sai di cosa sto parlando e conosci la sofferenza che si prova ad essere nell’infelice condizione di non riuscire a dormire o di aver paura di non dormire.
L’insonnia è definita come una diminuzione della durata, della profondità e della qualità del sonno che si ripercuote fortemente sulla vita del soggetto interessato poiché condiziona anche il suo stato di veglia, mancando la totalità o parte del suo effetto corroborante.
Infatti il sonno mancato porta ad essere stanchi e senza energie per tutta la giornata. Di conseguenza sono meno performanti la capacità attentiva e quella decisionale. Le conseguenze più gravi sono una perdita di efficienza sul luogo di lavoro e una presenza svogliata e marginale nelle relazioni amicali e di coppia.
Questo estende l’impatto dell’insonnia da un disagio di natura personale ad un vero e proprio problema sociale che implica soprattutto una sofferenza del soggetto, ma anche dei costi che gravano sul sistema sanitario e sulle organizzazioni di cui fa parte, e quindi indirettamente pesa su tutti i cittadini.
Le linee guida per una diagnosi sono la persistenza del disturbo del sonno per più di un mese con una frequenza di almeno 3 volte a settimana. Inoltre non è infrequente che l’insonnia sia legata a stati di attivazione insolitamente alti dovuti all’ansia prima di dormire o insolitamente bassi, per lo più causati dalla depressione.
Il sonno è un’attività molto incline a variabilità soggettiva: per esempio ognuno di noi ha bisogno di dormire per un tempo diverso per sentirsi in forma, è stanco più o meno frequentemente e adotta una posizione diversa durante le ore di sonno.
L’insonnia non fa eccezione e, in linea con il sonno, varia a seconda del soggetto che ne soffre e del suo periodo di vita.
In generale possiamo fare una differenziazione tra insonnia primaria e insonnia secondaria.
L’insonnia primaria è caratterizzata da un’alterazione dei ritmi sonno-veglia e può essere trattata efficacemente con le tecniche di rilassamento e una corretta igiene del sonno.
L’insonnia secondaria invece risulta associata a disturbi psichiatrici, alla dipendenza da sostanze o a a cause organiche (es. dolore derivante da una frattura).
L’insonnia viene classificata anche in base alla durata temporale del disturbo, è possibile distinguere:
Quest’ultima si divide a sua volta in:
Per meglio comprendere la natura dell’insonnia e le sue manifestazioni, bisogna capire quali sono i sistemi alterati da questa malattia.
Il meccanismo più influente sul sonno sono i ritmi circadiani ossia il nostro orologio biologico che regola l’alternanza veglia-sonno: a livello evolutivo si basa soprattutto sugli stimoli esterni di luce e buio, ma anche sulle interazioni sociali, i turni di lavoro, gli orari dei pasti.
Ha una modesta importanza anche il processo omeostatico, secondo il quale il tempo necessario ad addormentarsi è inversamente proporzionale alla durata del precedente periodo di veglia.
L’insonnia è causata da una varietà di fattori, che si possono dividere nelle seguenti categorie:
Il rimedio attualmente più utilizzato per battere l’insonnia è la terapia farmacologica soprattutto a base di Benzodiazepine, il cui effetto dannoso sulla salute umana si riscontra a lungo termine con una predisposizione alle malattie della vecchiaia come l’Alzheimer.
Inoltre una terapia “fai da te” può portare ad un circolo vizioso molto simile a quello delle droghe: l’insonnia porta all’assunzione di farmaci ipnotici che raggiungono abbastanza velocemente il livello di tolleranza, diminuendo col tempo in efficacia. Ciò porta ad un aumento del dosaggio necessario per fare effetto e ciò avviene fino all’interruzione della terapia forzata o alla completa dipendenza che può portare danni fisici piuttosto rilevanti o la morte per overdose.
Tuttavia le terapie con i farmaci hanno un livello altissimo di efficacia e, se attuate per brevi periodi, sono un’ottima cura del sintomo necessaria a renderne individuabili le cause.
Esiste e si sta diffondendo a macchia d’olio sua vera e propria scienza del sonno ed esistono moltissimi modi per migliorare la qualità del proprio riposo e anche per battere l’infelice condizione di spossatezza dovuta alla mancanza di sonno. La maggior parte delle indicazioni per un migliore sonno sono soprattutto correlate ad uno stile di vita migliore, che spontaneamente porta ad un miglior ritmo sonno-veglia.
Ecco 10 metodi su come prendere sonno e combattere l’insonnia:
Se assumi farmaci che agiscono come stimolanti, come decongestionanti o inalatori di asma, chiedi al tuo medico quando dovrebbero essere presi al meglio per ridurre al minimo gli effetti sul sonno.
Se nessuno dei precedenti consigli è sufficiente, prendi in considerazione un intervento di psicoterapia breve che si basa sul fatto che l’insonnia sarebbe causata da una serie di processi cognitivi che a cascata portano ad un rilassamento sempre minore e una maggiore difficoltà a prender sonno. In pratica il nostro cervello si oppone ai meccanismi psicobiologici sani sostituendoli con quelli ansiogeni o patologici. Spesso basta rompere questo circolo vizioso di convinzioni per dormire meglio. Inoltre un esperto psicoterapeuta può darti le informazioni corrette sulle norme del sonno, i cambiamenti del sonno legati all’età e, tra le altre cose, aiuta a stabilire obiettivi di sonno ragionevoli. Spero che la lettura non ti abbia annoiato, a meno che questo non sia un altro modo per addormentarsi!
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