L’alcolismo è una forma di dipendenza legata all’assunzione di bevande alcoliche, con conseguente sofferenze fisiche e psicologiche. L’alcolismo è un disturbo molto diffuso; addirittura, negli Stati Uniti, è al terzo posto di mortalità, dopo le malattie cardiache e il cancro.
Quando si parla di alcolismo, però, l’attenzione viene posta principalmente sul soggetto colpito e sul suo comportamento compulsivo. Questo, però, non basta, perché, come evidenziano le ricerche, l’alcolismo è una patologia che affligge tutta la famiglia. Tutti i membri ne sono coinvolti, sviluppando dinamiche disfunzionali e conseguenze più o meno gravi. In particolar modo, spesso non viene posta una giusta attenzione ai figli di alcool-dipendenti, che vivono pienamente la difficile situazione. L’alcolismo, infatti, è una malattia che coinvolge tutta la famiglia e tutti i membri ne sono coinvolti.
Molte ricerche si sono concentrate sulle conseguenze a breve e a lungo termine dei figli di genitori alcolisti. Alcuni studi evidenziano un maggior rischio dei figli di genitori alcool-dipendenti di sviluppare, da adulti, disturbi psicopatologici in generale e, a volte, essere afflitti da disturbi legati alle dipendenze stesse.
Come conseguenze a breve termine, invece, i bambini possono rispondere al disagio sviluppando diversi disturbi, come quelli legati al sonno, difficoltà di concentrazione, ansia, sintomi depressivi, disturbi del comportamento o difficoltà a livello scolastiche. Essi possono, dunque, sviluppare sia sintomi internalizzati che esternalizzati. Le conseguenze negative che i bambini possono sviluppare, inoltre, possono essere acuite anche da alcuni fattori intervenienti, tipici di bambini che vivono con un alcool-dipendente, quali la disoccupazione, la separazione coniugale e la violenza domestica. C’è da ricordare, infine, che, spesso, i bambini di genitori alcolisti sono chiamati a ricoprire ruoli diversi da quelli di figli, dovendo crescere molto più in fretta dei loro coetanei, costretti ad assumere responsabilità eccessive ed inadeguate alla loro età.
È importante ricordare, però, che non si tratta mai di relazioni causa-effetto, ma possono intervenire alcuni fattori di protezione, tra i quali il livello di autostima del piccolo e la sua capacità di resilienza, che risultano essere fondamentali.
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