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Oggi sempre più spesso si sente parlare di disturbi dell’apprendimento, di dislessia, di discalculia, di disortografia, di disgrafia… Ma che cosa sono davvero questi disturbi e come fare ad accorgersi se i nostri figli ne soffrono? A che età è possibile individuarli? Qual è il percorso di cura per questi disturbi?
Per definire tali disturbi ci riferiremo alla descrizione che ne fa il Manuale Diagnostico psichiatrico DSM IV, dove si parla di Disturbi dell’Apprendimento, Disturbi della Comunicazione e Disturbo delle Capacità Motorie.
Tra i Disturbi dell’Apprendimento vengono annoverati:
In questo articolo prenderemo in considerazione solo la macro-categoria del Disturbo dell’Apprendimento, confrontandola con la macro-categoria del Disturbo Specifico dell’Apprendimento, e gradualmente sviscereremo le caratteristiche di ognuna delle sottocategorie citate, per poi parlare anche dei Disturbi della Comunicazione e del Disturbo delle Capacità Motorie, nei prossimi articoli.
Il DSM IV esplicita che un disturbo dell’Apprendimento viene diagnosticato “quando le acquisizioni, misurate attraverso test standardizzati, risultano sostanzialmente inferiori a quanto prevedibile rispetto all’ età, al livello di intelligenza e all’ esperienza scolastica del bambino. Inoltre, i problemi di apprendimento debbono interferire significativamente con le acquisizioni scolastiche, o con le attività giornaliere che richiedono queste capacità” .
Se distinguiamo i profili fondamentali che potrebbero sottostare a una difficoltà scolastica importante ci accorgiamo che potremmo ritrovare le seguenti categorie:
Bisogna tener presente che non sempre i confini, tra queste categorie, sono evidenti e inoltre due problematiche possono essere compresenti, senza poter stabilire, in modo inequivocabile che l’una è la conseguenza dell’altra.
A causa dell’eterogeneità di questi disturbi, che assumo caratteristiche diverse nei diversi soggetti, è spesso complicato diagnosticare un disturbo specifico di apprendimento. Infatti si parla di disturbo dell’apprendimento (non categorizzabile come specifico) in presenza delle altre patologie o anomalie, sensoriali, neurologiche, cognitive, psicopatologiche), sopra citate, che normalmente costituiscono criterio di esclusione, per diagnosi di DSA (Disturbo specifico dell’ Apprendimento).
Una definizione di cosa si intende per disturbo specifico dell’apprendimento (DSA), la possiamo trovare nelle “Raccomandazioni per la pratica clinica sui disturbi specifici dell’apprendimento”, del gennaio 2007, elaborate dai rappresentanti delle principali organizzazioni dei professionisti che si occupano di questi disturbi (psicologi, logopedisti, neuropsichiatri infantili, pediatri, ecc.).
Nelle “Raccomandazioni” si ribadisce che la principale caratteristica di definizione di questa “categoria nosografica” è quella della “specificità”, con riferimento al fatto che il disturbo interessa uno specifico dominio di abilità, in modo significativo ma circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
Questi disturbi hanno carattere “evolutivo” e quasi sempre riscontrano una comorbilità (cioè la presenza contemporanea) con altri disturbi; inoltre è ormai stabilito il carattere neurobiologico che, oltre ai fattori ambientali, determina le anomalie processuali che caratterizzano i DSA.
Tra i punti più significativi delle “Raccomandazioni” si possono sottolineare i seguenti:
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