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21 Febbraio 2014Differenze emotive
Sarà capitato anche a voi di ritrovarvi ad essere spettatori, o magari anche protagonisti, di un litigio di coppia. Uno degli schemi di comportamento più comuni delle coppie in crisi è quello dello schema rincorsa-fuga, nel quale l’uomo si lamenta delle esigenze e degli scatti irragionevoli di lei, mentre la donna se la prende per l’indifferenza che lui ostenta verso ciò che sta dicendo.
Questo duello relazionale riflette il fatto che in una coppia esistono due realtà emozionali differenti, quella di lui e quella di lei.
Le radici di queste differenze emotive, sebbene possano essere in parte biologiche, sono rintracciabili fin nell’infanzia, e hanno origine negli universi emozionali distinti del bambino e della bambina nel periodo dello sviluppo.
Su questi mondi separati sono state fatte moltissime ricerche, e si è constatato che la barriera che li divide non è rinforzata solo dal diverso tipo di gioco preferito fra i due sessi, ma anche dalla paura, tipica dei bambini piccoli, di essere derisi per il fatto di avere un “fidanzato” o una “fidanzata”. Uno studio sulle amicizie dei bambini mise in evidenza che, stando alle loro stesse dichiarazioni, a tre anni metà dei loro amici appartiene allo stesso sesso, a cinque anni, la percentuale scende a circa il 20%, e a sette anni quasi nessun bambino/a afferma di avere un’amicizia importante con un membro dell’altro sesso. Questi universi sociali separati si intersecano raramente finché non cominciano i flirt dell’adolescenza.
Gestione delle emozioni: differenze di genere
Nel frattempo, maschi e femmine ricevono insegnamenti molto diversi sul come gestire le emozioni. Con la sua eccezione della collera, in genere i genitori discutono le emozioni più con le le figlie che con i figli. Per quanto riguarda le emozioni, le bambine sono esposte a un maggior numero di informazioni rispetto ai maschi: quando i genitori inventano delle storie da raccontare ai propri bambini in età prescolare, usano un maggior numero di parole riferite alle emozioni quando parlano alle figlie che non quando si rivolgono ai figli maschi; quando le madri giocano con i loro bambini molto piccoli, mostrano una gamma di emozioni più ampia alle femmine che non ai maschi, sebbene con questi ultimi scendano in maggiori dettagli sulle cause e le conseguenze di emozioni come la collera (forse con intenti preventivi). Le studiose Leslie Brody e Judith Hall hanno analizzato e riassunto le ricerche condotte sulle differenze emotive dei due sessi; essi ipotizzano che nelle bambine, lo sviluppo più precoce del linguaggio, le porti ad essere più esperte dei maschi nell’articolare i propri sentimenti e più abili nell’uso delle parole che esplorano e sostituiscono reazioni emotive quali ad esempio gli scontri fisici; d’altra parte, essi osservano, che i bambini di sesso maschile, nei quali la verbalizzazione è denfatizzata, possono diventare in larga misura inconsapevoli degli stati emozionali propri e altrui.
Quando le bambine giocano insieme, lo fanno in piccoli gruppi in cui regna l’intimità, e dove si cerca attivamente di ridurre il rischio l’ostilità e di massimizzare la cooperazione; i giochi dei maschi, invece, si svolgono in gruppi più numerosi, nei quali viene dato massimo risalto alla competizione. Una differenza chiave fra i due sessi emerge quando i giochi in corso sono interrotti perché qualcuno si fa male. Quando l’incidente capita a un maschio, e l’infortunato si mette a piangere, gli altri si aspettano da lui che esca dall’azione e smetta di lamentarsi, in modo che il gioco possa proseguire. Se la stessa cosa accade in un gruppo di bambine, il gioco si ferma e tutte si raccolgono intorno all’amica che piange, per aiutarla. Questa differenza a livello di gioco incarna quello che è una differenza fondamentale fra i due sessi: i maschi vanno orgogliosi di un’indipendenza e un’autonomia tipica del tipo duro e solitario, mentre le femmine si interpretano come elementi di una rete di connessioni. Pertanto, i bambini si sentono più minacciati da qualunque cosa possa mettere in discussione la loro indipendenza, mentre le bambine lo sono di più da una rottura nelle loro relazioni interpersonali.
Le emozioni degli adulti
Queste differenze nell’educazione delle emozioni finisce per alimentare capacità molto diverse: le bambine diventano brave a leggere segnali emozionali verbali e non verbali, come pure a esprimere e a comunicare i propri sentimenti, mentre i maschi imparano a minimizzare le emozioni che hanno a che fare con la vulnerabilità, il senso di colpa, la paura e il risentimento. Molti studi hanno riscontrato infatti che in media le donne sono più empatiche degli uomini, almeno per quanto riguarda la capacità di leggere i sentimenti sul volto; ma negli anni della scuola elementare i maschi diventano sempre meno espressivi, e le femmine sempre di più. Questo in parte, può riflettere un’altra differenza fondamentale: le donne, in media, sperimentano tutta la gamma delle emozioni con una maggiore intensità, le donne in questo senso sono più emotive.
Tutto questo significa che, in generale, le donne arrivano al matrimonio già preparate al controllo delle emozioni, mentre gli uomini ci arrivano avendo compreso molto meno l’importanza di questo compito per la sopravvivenza della relazione. Secondo un studio effettuato su 264 coppie, nelle donne -ma non negli uomini- l’elemento più importante per sentirsi soddisfatte della propria relazione è la percezione di avere “una buona comunicazione con il partner”. Ted Houston, psicologo della Texas University, osserva che per le mogli, l’intimità significa parlare- sopratutto della relazione in se stessa. Gli uomini, in linea di massima non capiscono che cosa vadano cercando le loro mogli. Essi dicono: “Io voglio fare delle cose con mia moglie, ma lei non vuole fare altro che parlare.”
Houston constatò che durante la fase del corteggiamento gli uomini erano più disposti a passare del tempo parlando, per adeguarsi al desiderio di intimità delle loro future mogli. Ma con il passare del tempo, gli uomini- sopratutto nelle coppie tradizionali- passavano sempre meno tempo a parlare in questo modo con le proprie mogli, senza più il bisogno di discutere e trovando un sufficiente senso di intimità nella condivisione di alcune semplici occupazioni.
Questo silenzio crescente da parte dei mariti potrebbe essere in parte dovuto al fatto che gli uomini peccano di ottimismo un po’ troppo ingenuo riguardo allo stato della propria relazione di coppia, mentre le donne si concentrano di più sugli aspetti problematici della relazione. Le mogli in generale, sono più esplicite dei mariti nelle proprie lamentele, sopratutto nelle coppie infelici. Se si mette insieme la visione rosea del rapporto di coppia tipica degli uomini e la loro avversione per il confronto emozionale, è chiaro perché le mogli si lamentino tanto spesso del fatto che i mariti cercano di eludere la discussione sugli aspetti problematici della loro relazione.
L’inerzia degli uomini nell’affrontare i problemi di una relazione è senza dubbio aggravata dalla loro scarsa capacità di leggere le emozioni dalle espressioni facciali. Le donne, ad esempio, sono più sensibili a un’espressione facciale triste del volto.
Ciò che comunque, davvero rinsalda o spezza un matrimonio, non è l’esistenza di problemi specifici come la frequenza del rapporto sessuale, il modo in cui educare i figli o l’entità dei risparmi necessaria per sentirsi a proprio agio. Ciò che davvero conta per il destino di una coppia, è il modo, in cui la coppia discute questi dolenti note.
Ai fini della sopravvivenza del rapporto è fondamentale raggiungere un’intesa sul come non essere d’accordo; nell’affrontare difficili situazioni emozionali, uomini e donne devono superare le loro innate differenze di genere.
Se non ci riescono, la coppia diventa vulnerabile a contrasti emozionali che possono finire per mandare in pezzi la loro relazione.
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