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Il numero dei matrimoni che finiscono è in continuo aumento. Dati alla mano, un terzo della popolazione sposata o convivente si separa. Il resto della popolazione si guarda bene dallo spostarsi, operando uno dei cambiamenti sociali più importanti degli ultimi secoli. Ora lo slogan sembra: matrimoni per tutti! Nell’ultimo decennio i matrimoni sono diminuiti del 25%.
La separazione coniugale è considerata uno tra gli eventi di vita più stressanti per tutti i membri che compongono una famiglia e per le famiglie di origine. “Rompere la coppia” diventa un atto esistenziale che comporta la ridefinizione della propria identità. Separarsi è qualcosa di profondamente doloroso perché vuol dire ricostruire sé stessi, pensarsi come persona che può contare solo sulle proprie risorse, dopo anni in cui si sono condivide decisioni e responsabilità.
Quando la separazione è conflittuale ogni individuo porta un vissuto molto differente, sulla base del diverso significato che può avere per gli individui prendere atto del fallimento di una relazione. Spesso succede che l’altro viene individuato come unica causa del suffragio matrimoniale e l’obiettivo di averla vinta su di lui (o su di lei), mette al riparo dal confronto con i propri limiti, cronicizza la relazione e blocca alternative future possibili.
La cronicizzazione della relazione si crea quando la separazione, per porre fine ad una relazione insoddisfacente, fallisce e incastra i due coniugi in un gioco senza fine, alimentando l’illusione che una eventuale vittoria giuridica possa risarcire le ferite e le umiliazioni subite nella relazione con il partner.
In un contesto del genere il sistema giuridico si trova quindi investito di una richiesta di risarcimento affettiva individuale, più che economica, patrimoniale o legata all’affidamento dei figli.
E’ proprio in queste situazioni che si vedono spesso ex coniugi impegnati in conflitti in cui il bambino diventa strumento di contesa per gli interessi degli adulti.
Purtroppo la tradizionale procedura legale alimenta le dinamiche conflittuali di coppia, attraverso atti accusatori e sanzionatori e nutre l’illusione che alla fine ci sarà un vincitore che vedrà riconosciuta, da un terzo autorevole, la legittimità del proprio punto di vista.
Quando una coppia si separa può sciogliere un legame sentimentale, ma non dovrebbe sciogliere il legame genitoriale. Ecco come diventa evidente che salvare la genitorialità dal conflitto di coppia diventa un compito arduo, ma importantissimo. Questo compito richiede ai genitori di essere ancora genitori insieme, non genitori part-time solo quando l’ex coniuge non è presente.
In queste situazioni lo psicologo può diventare risorsa necessaria per aiutare la coppia a sviluppare competenze relazionali adeguate ad affrontare questo importante cambiamento.
La coppia strategica
Una guida di self-help per le coppie in crisi
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