Non mi preoccupo di niente
perché preoccuparsi è una perdita di tempo. (Guns N’ Roses)
La preoccupazione altro non è che la previsione di un possibile rischio. Sembra essere anche funzionale, perché ci consente di produrre scenari possibili. C’è poi anche chi dice che fa bene, come lo psicologo Graham Davey, dell’Università del Sussex, in quanto chi è preoccupato può trovare un modo costruttivo di reagire a situazione problematiche poiché le prestazioni migliorano e ridurre così l’ansia.
Preoccuparci può essere utile anche a spingerci verso l’azione, ad esempio i fumatori possono convincersi ad abbandonare la sigaretta in misura maggiore se si preoccupano dei relativi rischi.
Ma è anche vero che la preoccupazione cronica causa un’eccessiva stimolazione delle arre cerebrali che elaborano emozioni e paura e questo eccesso di vigilanza può condurre a problemi cardiovascolari.
Anche se è difficile tracciare con precisione un confine tra sana preoccupazione e apprensione malsana, lo psicologo Michel Dugas ama rappresentare la preoccupazione come una curva a campana, nella quale i livelli moderati sono associati a un migliore funzionamento, mentre quelli eccessivi sono legati ad un peggioramento delle prestazioni.
Capire i modi in cui l’eccesso di preoccupazione (aspetto legato all’elaborazione cognitiva) si collega all’ansia (elemento emotivo) e come influenza le nostre funzioni mentali e fisiche può aiutarci ad affrontare meglio le difficoltà.
Che cosa succederebbe se quel che vi preoccupa dovesse avverarsi? Che cosa era successo quando le vostre preoccupazioni sono accadute? Chiedetevi che cosa avete imparato dai fallimenti e dagli incidenti della vita. Scrivete quali sono le situazione inizialmente fallimentari per cui ora provate gratitudine.
Provate ad elencare su un foglio le preoccupazione del passato. Difficili da ricordare? E’ possibile che non si sono mai avverate o che siete riusciti a trovare efficaci strategie per fronteggiarle.
Chiedetevi se da quando vi siete preoccupati avete trovato soluzioni pratiche ai vostri dilemmi. Se non le avete trovate, usate una delle tecniche successive.
Prendete nota durante la settimana di quali sono le preoccupazione che vi assillano. A fine settimana, dedicate parte del vostro tempo a riflettere su di esse. Per esempio il venerdì alle 17,00 alle 18,00. Quando arriveranno le 18,00 magari scoprirete che queste preoccupazioni non vi soffocano più.
I preoccupati cronici non riescono ad accettare di non poter avere la vita sotto controllo e quindi sono continuamente in apprensione, camminando continuamente sulle uova. Fino a quando, non impareremo a stare nell’imprevedibilità della vita e nella condizione di accettazione degli eventi, saremo preoccupati e spaventati dal futuro.
Inevitabile ricordare che finché la preoccupazione è gestibile, siamo in una situazione in cui è possibile trarne un vantaggio, perché magari siamo più attenti ai dettagli o facciamo di più e meglio. Se invece, continueremo ad affacciarci su scenari apocalittici, ostacoleremo la nostra capacità di leggere la realtà e pensare al futuro, e continueremo così a vivere esperienze stressanti.
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirmi sul mio account personale di Instagram, sulla Pagina Ufficiale Facebook di Psicologia Pratica o nel Gruppo di Psicologia Pratica. © Copyright www.davidealgeri.com. Tutti i diritti riservati. E’ vietata la copia e la pubblicazione, anche parziale, del materiale su altri siti internet e/o su qualunque altro mezzo se non a fronte di esplicita autorizzazione concessa da Davide Algeri e con citazione esplicita della fonte (www.davidealgeri.com). E’ consentita la riproduzione solo parziale su forum, pagine o blog solo se accompagnata da link all’originale della fonte. E’ altresì vietato utilizzare i materiali presenti nel sito per scopi commerciali di qualunque tipo. Legge 633 del 22 Aprile 1941 e successive modifiche.