Gestire gli attacchi di panico: rimedi e soluzioni
19 Gennaio 2019Senso di inferiorità: come riconoscere chi ne soffre
30 Gennaio 2019Indice contenuti
Pensare con un complesso di inferiorità
“Mi sento inferiore a tutti”. “Non mi sento mai abbastanza”. “Gli altri sono meglio di me”.
A quanti di voi suonano familiari queste affermazioni? Quante volte le avete rivolte a voi stessi/e? Probabilmente tante. Sì, perché i momenti di sconforto nella vita esistono per tutti.
Dopo la rottura di una relazione, la perdita del lavoro o qualunque altro evento stressante è facile sentirsi inadeguati rispetto agli altri. Sentirsi un gradino inferiore. Per alcuni invece, come vedremo tra poco, può diventare quasi una regola di vita indossare l’abito dell’inadeguatezza e dell’auto-commiserazione. Trascorrere la propria esistenza paragonandosi continuamente agli altri. Per uscirne sempre sconfitti, alla fine proprio a causa del complesso di inferiorità che si genera dal confronto.
Complesso d’inferiorità: un cosa consiste?
Mi sento inferiore agli altri
Il complesso di inferiorità è presente:
- nel percepirsi inferiori a chiunque, ai propri coetanei, amici, persino al proprio partner;
- nel pensare di essere il peggiore di tutti;
- nel non poter immaginare di competere con gli altri,
Ciò avviene perché si provano sentimenti di invidia, di inferiorità e di inadeguatezza. Sentimenti questi che in realtà non corrispondono ad alcuna mancanza reale, ma risultano essere il sintomo di un problema più grande.
Ma sappiamo davvero cosa si nasconde dietro tutto questo?
Etimologia del termine
Partendo dall’etimologia del termine “complesso” che sembra derivare dal verbo latino “complectere” che significa “circondare”. “Il complesso”, quindi, altro non è che una forza invisibile che ci circonda fino ad imprigionarci.
Psicologia del “complesso di inferiorità”
Secondo alcuni manuali di psicologia un complesso sembra essere infatti un pensiero irrazionale e distorto che abbiamo di noi stessi, che seppur sbagliato, crediamo sia vero e ci porta a comportarci di conseguenza.
Chi soffre del complesso di inferiorità è infatti convinto di avere un difetto (reale o immaginario) che sia evidente a tutti e che attiri verso di sé solo giudizi negativi.
Questa incapacità di gestire i propri punti deboli, piuttosto che accettarli e provare a valorizzarli, può diventare dunque un vero e proprio disturbo.
Origini del complesso di inferiorità
Ma chi ha parlato primariamente di complesso di inferiorità?
È stato lo psicanalista Alfred Adler il primo ad introdurre tale termine. Quest’ultimo sembrerebbe aver anche affermato come tutti gli uomini ne siano dotati e come il vero problema non sia “il complesso in sé”, ma l’elevatezza dello stesso. In altre parole, più è forte in noi il complesso d’inferiorità, più questo può creare problemi.
Classificazione del complesso di inferiorità
Lo stesso Adler ci ha proposto una classificazione di tale disturbo, delinenandone due forme:
- il complesso primario, la cui origine viene fatta risalire all’infanzia, primo periodo durante il quale il bambino sperimenta sentimenti di debolezza e impotenza. Sentimenti questi che molto spesso vengono rafforzati successivamente dai confronti negativi con i fratelli, i compagni di classe e i primi amori;
- il complesso secondario, che invece risulta emergere durante l’età adulta, a causa della sensazione di non essere in grado di raggiungere sicurezza e successo.
Di conseguenza vediamo come la persona cominci a sentirsi inferiore agli altri, che invece sono considerati sempre come persone brillanti e di successo.
Riferimenti
Il complesso di inferiorità, di Enrico Mattei (Autore)
Per fissare un primo appuntamento puoi scrivermi un'e-mail all'indirizzo davide.algeri@gmail.com o contattarmi al numero +39 348 53 08 559.
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirmi sul mio account personale di Instagram, sulla Pagina Ufficiale Facebook di Psicologia Pratica o nel Gruppo di Psicologia Pratica. © Copyright www.davidealgeri.com. Tutti i diritti riservati. E’ vietata la copia e la pubblicazione, anche parziale, del materiale su altri siti internet e/o su qualunque altro mezzo se non a fronte di esplicita autorizzazione concessa da Davide Algeri e con citazione esplicita della fonte (www.davidealgeri.com). E’ consentita la riproduzione solo parziale su forum, pagine o blog solo se accompagnata da link all’originale della fonte. E’ altresì vietato utilizzare i materiali presenti nel sito per scopi commerciali di qualunque tipo. Legge 633 del 22 Aprile 1941 e successive modifiche.
Richiedi un primo contatto