Sulla scia di una traccia di senso determinata dal clima affettivo delle figure genitoriali il piccolo dell’uomo arriva al mondo dotato degli istinti e della sua intelligenza emotiva. Nei primissimi mesi di vita è l’intelligenza emotiva che provvede a guidare gli istinti in direzione del suo sano benessere e la sua sopravvivenza. Intanto contemporaneamente, in maniera costante e progressiva, inizia l’apprendimento che si concretizza nella promozione di bozze di nuclei cognitivi affettivamente significativi. Per esigenza di circostanza bypassiamo tutta la fase di apprendimento precedente all’acquisizione del linguaggio parlato comunque egregiamente spiegata dalla teoria dell’attaccamento di Bowlby.
Posiamo quindi l’attenzione sul come procede l’adulto nella sua opera educativa. L’adulto -generalmente il genitore- procede passando al bambino, in piccolissime dosi quotidiane, il suo arsenale personale costituito dal suo bagaglio cognitivo, emotivo e comportamentale ovvero: le sue convinzioni, credenze, idee, i suoi valori anche i disvalori ovviamente in maniera spontanea e spesso senza rendersene conto. In pratica l’educatore impartisce ininterrottamente mini-lezioni al piccolo su ciò che deve fare oppure non deve fare affiancando al messaggio verbale l’atteggiamento emotivo che ha la funzione di incoraggiare/scoraggiare le risposte del bambino; quindi l’indottrinamento educativo è coadiuvato dall’atteggiamento emotivo dell’adulto che funge da rinforzo positivo o negativo a seconda degli intenti dell’educatore. Un no accompagnato da un sorriso è diverso da un no proferito con tono autorevole e fronte crucciata.
Sintetizzando, possiamo assimilare il processo di educazione e formazione della psiche dell’individuo a quello della stesura di un codice, es. il codice penale; come in questi infatti c’è una filosofia ispiratrice, ci sono le leggi Devi/non Devi, ci sono le regole e le penalità Chiameremo pertanto il formando sistema mentale: codice personale. L’uomo viene scolpito, psicologicamente parlando, nel suo codice personale, a suon di: Devo/non Devo che all’occorrenza si traduce in tu devi/non devi; gli altri devono/non devono. L’educazione della persona che affonda le sue radici su principi doveristici è destinata a produrre disagi , nuclei nevrotici e nevrosi. Facciamo qualche esempio di nuclei doveristici: “ti ho detto che DEVI salutare i nonni quando vengono!”, DEVI andare a scuola!”, “non DEVI dire bugie!”, non mi DEVI tradire!”, “non DOVEVI fare ciò che hai fatto!” ecc. ecc. Nel prossimo articolo vedremo come e perché i principi doveristici sono alla base dei comportamenti nevrotici ovvero problemi di ansia, problemi di colpa, problemi di depressione e problemi di rabbia.
Scritto da Elisabetta Vellone
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