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Ansia e preoccupazione sono una gran brutta cosa. Tutti le conosciamo. Tutti, almeno un po’, ci conviviamo. Sono sentimenti diffusi, forse non tra gli uomini di altre epoche e appartenenze culturali ma di certo nelle società occidentali del nostro secolo.
Tendiamo a credere che ansia e preoccupazione siano sbagliate tout-court. È una falsa credenza. Come nella gran maggioranza delle cose, è questione di quantità: a piccole dosi, sono persino utili. Ad esempio, sono ottimi campanelli d’allarme che attirano la nostra attenzione vigile su quello che non va o che richiede il nostro intervento immediato.
Quando il campanello d’allarme suona ininterrottamente
Pensiamoci, ci deve essere successo almeno una volta: quando parte un antifurto in strada, inizialmente lo avvertiamo con grande fastidio e imprechiamo contro chi non si decide a disattivarlo. Ma dopo un po’ smettiamo di sentirlo e quando torna il silenzio ci rendiamo conto che non abbiamo fatto caso al momento preciso in cui l’allarme ha smesso di suonare. Ci eravamo abituati. Così funziona l’ansia. Se siamo sempre preoccupati, l’utilità di questa emozione si perde e a noi rimane solo l’altra faccia dell’ansia: un ronzìo fastidioso e doloroso che ci mangia da dentro e non ci fa vivere come vorremmo.
Facciamo, allora, uno sforzo consapevole per interrogare e capire come combattere l’ansia. È dura eliminarla, è come un’erbaccia che infesta il nostro giardino (della mente!). Ma ne vale sicuramente la pena.
Ecco alcuni spunti di riflessione che ho raccolto nel tempo e mi sono stati molto utili nel mio incontro-scontro con l’ansia:
- Come guardi le cose? Come tutte le emozioni, anche ansia e preoccupazione ci informano su come guardiamo alle cose. Qui sta il punto. Se l’ansia è ricorrente nella nostra vita, è altamente improbabile che la ragione sia che abbiamo effettivamente molto di cui preoccuparci. Quel che è più probabile è, invece, che noi guardiamo alle cose con ansia. Iniziamo a prestare attenzione consapevole alla lente attraverso cui leggiamo gli eventi della nostra vita.
- Le diverse sfumature dell’ansia. Spesso reagiamo con ansia anche all’anticipazione di un evento piacevole o potenzialmente piacevole. Quel che sentiamo è un vago “stare sulle spine” e noi lo registriamo come “ansia”, dandogli una connotazione negativa. Chiamiamolo in modo diverso: già sentire e comunicare di essere “curiosi”, “eccitati” dà una colorazione nuova a ciò che stiamo provando e ci permette di godere anche dell’attesa e dell’incertezza.
- Completa la frase: Sono in ansia per …: Ogni qual volta ci sentiamo ansiosi, innanzi tutto facciamo uno sforzo concreto per individuare l’oggetto dell’ansia. Sembra banale, ma non lo è affatto. Se registriamo solo l’ansia, senza domandarci cosa l’ha generata, questa si diffonde sempre di più e ci sovrasta. Chiediamoci invece per cosa siamo in ansia. Spendiamo qualche secondo o minuto per dare un nome a questo vago sentire: Sono in ansia per questo. O anche per questo, questo e questo. Ciò immediatamente ridimensionerà l’ansia. Perché non è Tutto che non va bene, ma solo una o due o tre cose.
- Questa cosa conterà tra un anno? Farsi questa domanda aiuta a tenere la vita in prospettiva. Spostiamoci con gli occhi della mente in avanti nel tempo: tra un anno, guardando indietro a oggi, questa giornata emergerà dalle altre come “la giornata in cui successe…”? Se la risposta è no, allora abbiamo a che fare con piccole cose. Quindi facciamo un respiro e cerchiamo di affrontarle con calma. Se la risposta è si, allora l’ansia è, come dire, giustificata. Potrebbe comunque non esserci d’aiuto nell’occuparci di questa cosa.
- Occuparsi vs pre-occuparsi. Preoccuparsi significa letteralmente “occuparsi in anticipo di qualcosa”, il che, se ci riflettiamo, è insensato, oltre che inutile. È impossibile occuparsi di qualcosa che non si è ancora verificato o prepararsi ad un possibile evento. Per farlo, agiremmo sulla base di ipotesi: questo evento forse si verificherà, forse no. Forse arriverà con queste caratteristiche, forse con altre. La preoccupazione è un’anticipazione del futuro, e nasconde un timore e un’aspettativa negativa: immaginiamo possa succedere qualcosa di spiacevole, quindi meglio pensarci, attrezzarsi. La preoccupazione non porta a nulla di buono. Ci dà l’illusione del controllo. In realtà ci sottrae energie utili che potrebbero fruttare meglio se applicate a problemi reali, nel qui ed ora. Il presente è l’unica cosa certa e l’unica di cui possiamo e dobbiamo occuparci. Solo di ciò che sta accadendo in questo momento conosciamo i dettagli e questa conoscenza ci rende in grado di pianificare un’azione.
- Questa cosa è nel presente? Possiamo occuparcene oggi? Se si, è il momento giusto ed occuparcene ci farà sentire competenti e allenterà l’ansia. Cerchiamo comunque di contenerla, perché se è troppa ci renderà meno lucidi e creativi nell’affrontare il problema e trovare le soluzioni. Se però, pur essendo una cosa importante (che tra un anno conterà) non possiamo far nulla oggi per risolverla, lasciamola andare. Liberiamo la mente. Le nostre risorse, la nostra energia, la nostra creatività sono fondamentali e di certo c’è qualcosa e qualcuno a cui possiamo e dobbiamo offrirle, oggi.
- PREOccupiamoci degli altri: Preoccuparsi degli altri e per gli altri è generalmente sentito come un atto d’amore. “Io mi preoccupo per te”. Proviamo a cambiare prospettiva: occupiamoci degli altri. Occupiamoci di coloro che amiamo, aiutandoli e accompagnandoli in ciò di cui hanno bisogno oggi, senza preoccuparci di quel che potrebbe succedere loro domani.
E voi, che cosa fate per sconfiggere l’ansia?
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