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Dal 25 novembre 2005, anche in Italia si celebra la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne. Solo negli ultimi anni, tuttavia, questa ricorrenza ha acquisito visibilità e risonanza sui media.
Iniziative come questa sono fondamentali per portare l’attenzione su un problema estremamente diffuso ed altrettanto sottovalutato, spesso non riconosciuto. Un problema talmente dilagante da essere “familiare”, non solo perché siamo ormai tristemente abituati ai casi di cronaca, ma soprattutto perché il contesto domestico è quello in cui avviene il maggior numero di violenze.
La tendenza principale è, purtroppo, quella di sminuire o fraintendere i “campanelli di allarme” («Il mio fidanzato è estremamente geloso, ma in fondo significa che mi ama»), fino ad arrivare a negare o giustificare gli episodi di violenze domestiche («Non voleva farmi male.. sono io che gli ho fatto perdere la pazienza.. I “cinque minuti” capitano a tutti!»).
Spesso si assiste ad una sorta di escalation che parte dalle pressioni o violenze psicologiche, per poi sfociare in quelle fisiche. Quando si entra in questa spirale delle violenze domestiche, difficilmente si riesce ad essere lungimiranti e a prevedere la crescita dell’aggressività dell’uomo che si ama.
Tipicamente, questa escalation parte da una marcata possessività, che si manifesta con il desiderio di controllare e a volte comandare la partner, per poi cercare di isolarla dalla sua rete sociale, riempiendo tutto il suo tempo libero.
Questo comportamento viene spesso interpretato come una conferma d’amore: «Mi ama così tanto che vuole stare sempre con me!» e il legittimo desiderio di trascorrere del tempo con la famiglia o gli amici può diventare ragione di lamentele, litigi e sensi di colpa. Tenere il broncio e nascondersi dietro un silenzio offeso o rabbioso fanno leva sul senso di rifiuto e abbandono, mantenendo la donna in uno stato di incertezza e vulnerabilità («Non devo farlo arrabbiare, altrimenti mi lascerà»).
La gelosia patologica, “evoluzione” dell’iniziale tendenza al controllo, è la pretesa ossessiva di avere la proprietà esclusiva dell’altra persona. Spesso dà adito a veri e propri interrogatori, pedinamenti o rituali di controllo investigativo alla ricerca delle prove del tradimento («Perché guardavi quello là? Se non hai niente da nascondere, fammi leggere i messaggi.. Non nominare mai il tuo ex in mia presenza!»).
Dalla gelosia alle umiliazioni, il passo è breve: critiche e mortificazioni per il modo di vestire, guidare, parlare o, semplicemente, di “essere al mondo”. Ogni scusa è buona per sottolineare l’inadeguatezza della compagna.
Le violenze domestiche possono sfociare anche in atti intimidatori e minacce diretti o indiretti – come spaccare un soprammobile, lanciarlo in direzione della donna durante una lite o minacciare il suicidio (per colpevolizzare la partner) – fino ad arrivare alle violenze fisiche vere e proprie.
La violenza sulle donne, soprattutto quando subita in contesto familiare, è un fenomeno molto più frequente di quanto si pensi. Escludendo i casi di abuso verbale e psicologico e considerando solo quelli di violenza fisica, le statistiche evidenziano che in Italia il 14% della popolazione femminile (ovvero tre milioni di donne) ha subito violenza da parte del partner nel corso della vita. Questo dato fa riferimento ai soli casi venuti alla luce e non tiene conto di tutte le violenze che non sono mai state denunciate. I danni emotivi della violenza domestica causano più di un quarto dei tentativi di suicidio femminile.
La violenza fisica è solo la punta dell’iceberg. Milioni di donne convivono quotidianamente con aggressioni verbali, umiliazioni, pressioni sessuali, limitazione della libertà personale, forme esasperate di gelosia e controllo e altre violenze psicologiche. Spesso, sono proprio questi abusi a lasciare le cicatrici più profonde.
Riconoscere il maltrattamento e le violenze domestiche in un rapporto di coppia può essere difficile perché spesso gli uomini maltrattanti esibiscono molte qualità positive e gradevoli: sanno essere gentili, simpatici, con un buon senso dell’umorismo che li rende apprezzati dagli amici e hanno successo nel lavoro. La donna, che vive sulla sua pelle le umiliazioni, le critiche continue, le lamentele e le pressioni, fatica a mettere insieme aspetti così incoerenti del carattere del suo partner, così, spesso, pensa di essere lei quella non del tutto a posto con la testa.
Relazionandosi con uomini violenti ci si scontra con una serie di aspetti contraddittori che tendono a suscitare confusione nella donna o nell’interlocutore e a ‘confondere le acque’ per occultare o stravolgere la verità.
Ecco le contraddizioni più frequenti che si riscontrano negli uomini che esercitano violenze domestiche:
L’uomo abusante è come un abile prestigiatore che porta a guardare nella direzione sbagliata per distogliere l’attenzione dal punto in cui si svolge l’azione: fa in modo che ci si preoccupi dei suoi complessi sentimenti per distrarre dal suo modo di pensare, che è la vera causa del suo comportamento.
Le false credenze utilizzate come scuse e distorsioni della realtà per attribuire alle partner tutte le colpe sono numerose e variopinte.
Un grande classico è, sicuramente, l’abuso subito in tenera età, che motiverebbe il desiderio di scaricare rabbia, aggressività e frustrazione sul mondo femminile che incarna il male patito dalla madre.
Sebbene le statistiche dimostrino che gli uomini che subiscono abusi durante l’infanzia tendono, da adulti, a usare violenza prevalentemente verso altri uomini, questa credenza è dura a morire perché offre una sorta di spiegazione al comportamento violento e fornisce, allo stesso tempo, una ‘responsabile’ a cui attribuire la colpa senza correre rischi: la madre di lui. In realtà, all’uomo abusante interessa portare l’attenzione sulla sua infanzia traumatica solo se questa viene interpretata come giusti:icazione del suo comportamento.
L’uomo violento è, altresì, abilissimo a far credere che le violenze domestiche siano la prova tangibile e concreta dell’intensità dei suoi sentimenti per la partner, ignorando che, di solito, si riserva il meglio di sé alla persona che si ama. Una variante di questo falso mito è che la violenza fisica o psicologica sia correlata alla paura dell’intimità e di abbandonarsi ai sentimenti. In realtà, gli uomini maltrattanti tendono a manifestare aggressività dopo periodi di tensione e distanza, non nei momenti di maggiore vicinanza.
Le giustificazioni spesso fanno riferimento a sentimenti negativi che soverchiano il poveruomo (è socialmente discriminato, maltrattato al lavoro, ha scarsa autostima, ha sofferto in passato, ecc.) o ad una gestione problematica delle emozioni (si tiene tutto dentro, ha una personalità aggressiva, perde il controllo, è pieno di rabbia, ecc.). Contrariamente a quanto si pensa, l’uomo abusante si concede il diritto di esprimere a gran voce le sue emozioni, soverchiando abitualmente quelle della compagna, ed è un vero maestro del controllo emotivo e comportamentale.
Subire continue violenze domestiche porta le persone a dubitare di se stesse. Le donne maltrattate sono penalizzate da un senso di Diducia in se stesse fatto a pezzi dal loro partner, eppure è fondamentale tornare ad ascoltare le percezioni e le emozioni personali. L’uomo abusante cerca di insinuare il dubbio, di eliminare i vissuti della donna bollandoli come immotivati, per sostituirli con la sua visione della realtà.
La realtà, quella vera, è che l’uomo abusante è maniaco del controllo ed è convinto di avere il diritto di esercitarlo sulla compagna, ricorrendo a punizioni in caso di ribellione. C’è chi controlla solo determinati settori (come i processi decisionali, la libertà personale, l’educazione dei figli, l’abbigliamento, ecc.) e c’è chi pretende un controllo totale. Spesso l’abusante dichiara di controllare la partner per il suo bene, oppure di proteggerla da se stessa. In realtà, la maggior parte dei maltrattamenti domestici è una punizione inflitta contro i tentativi delle donne di resistere al controllo maschile.
L’uomo abusante è convinto di poter vantare diritti molto più sostanziosi di quelli della compagna e di eventuali figli:
In sintesi, la violenza domestica nasce dal senso di possesso che snatura la donna abbassandola la livello di un oggetto, la convinzione di poterlo fare e il senso di potere che deriva dai comportamenti controllanti. Il rispetto nei confronti della partner manca totalmente, contrariamente all’opinione comune, gli abusanti sono molto consapevoli e lucidi: non cambiano perchè non vogliono rinunciare al controllo e cercano di rendere la partner il più dipendente possibile per accrescere sempre più il proprio potere personale.
Per approfondire leggi le Linee guida per riconoscere e difendersi dallo stalking
Una guida di self-help per le coppie in crisi
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