Tante mamme e tanti papà lo sanno bene: la paura del buio riguarda tanti bambini. Essa è una delle paure più diffuse e più ancestrali dell’essere umano, e non solo.
La paura del buio è un istinto naturale, che riguarda tante specie animali: il motivo è di tipo evoluzionistico, atto a favorire la conservazione della specie. La paura, al pari delle altre emozioni primarie, come la gioia, la collera, il disgusto e la sorpresa, sono iscritte nel nostro patrimonio genetico e in quello di molti altri esseri viventi. Anche a livello simbolico il buio ha un significato molto forte: esso rappresenta tutto quello che non possiamo controllare attraverso i nostri sensi e che, quindi, si potrebbe rivelare un potenziale pericolo.
In particolare, la paura del buio si sviluppa nel periodo prescolare, solitamente a partire dai due anni; prima di tale periodo, infatti, i bambini, non sviluppano la paura del buio. I neonati non hanno questa paura perché alla luce si devono ancora abituare, ma a partire dai sei mesi i bambini diventano consapevoli di essere differenti dal mondo che li circonda, sviluppando pensieri sulle situazioni che possono essere sicure e quelle che, invece, possono rivelarsi di pericolo. A partire dai due anni, inoltre, i bambini iniziano a frequentare ambienti extrafamiliari, imparando molte cose anche fuori dal proprio contesto di vita quotidiano: con i nuovi amichetti e la televisione, ad esempio, i piccoli possono incrementare la paura di orchi e mostri che pensano nascosti nella loro cameretta quando si spegne la luce.
A volte la paura del buio può essere talmente intensa da diventare invalidante per il bambino, impedendogli si addormentarsi serenamente e di girare per casa la sera da solo.
In questi casi, il comportamento dei genitori è molto importante: essi devono evitare di trasmettere loro ansia e paure immotivate, ad esempio attraverso la creazione di mostri o di lupi cattivo che puniscono i bambini. In questa età è molto importante, infatti, ricordarsi che i bambini utilizzano due forme di pensiero: il pensiero animistico, perché tutto è vivo e tutto si muove, e il pensiero magico, per cui tutto può prendere forma e si può realizzare. La paura, dunque, non deve mai essere uno strumento di educazione.
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