Conflittualità nella coppia
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15 Aprile 2014Indice contenuti
La famiglia allargata
Sono sempre di più le famiglie che dopo una separazione, si riuniscono in nuovi nuclei familiari dando vita alla famiglia allargata.
In questa intervista, condotta da Carlotta Moccetti, all’interno della trasmissione “La consulenza” su RSI Radiotelevisione svizzera, ho affrontato le dinamiche alle quali quotidianamente si sottopongono adulti e figli all’interno delle famiglie ricostituite.
Nel corso dell’intervista vengono inoltre affrontati i delicati ruoli che ciascun componente si trova a ricoprire.
Viene posta l’attenzione principalmente sui figli e su come gestire l’introduzione di questi all’interno del nuovo sistema.
I bambini hanno bisogno di stabilità e di solidi punti di riferimento, è necessario che nella costruzione di una famiglia allargata, si proceda per gradi, senza sottovalutare i segnali di eventuali problemi, ma senza neppure arrendersi davanti ai primi ostacoli.
Procedere per gradi è fondamentale per abituarsi al cambiamento e per creare un nuovo equilibrio. La creazione di una seconda famiglia è un momento delicato in quanto si deve dare un nuovo significato a quelli che sono i ruoli della nuova figura che va a completare la famiglia allargata.
Il bambino infatti è abituato a vedere il proprio genitore come punto di riferimento e deve potersi fidare del nuovo partner. Quest’ultimo in un primo momento viene studiato, si creano diverse fantasie su di egli e difficilmente viene visto come punto di riferimento, almeno che non esista una conoscenza pregressa. Il partner in questa prima fase può essere visto come quello che ha portato via il proprio genitore all’altro o l’amico che è un po’ più che amico.
Risulta quindi importante il ruolo del genitore nell’introdurre la figura dell’estraneo, in modo chiaro e al tempo stesso discreto.
In questa fase è importante monitorare i comportamenti del bambino, cercando comunque di farsi trovare sempre disponibili ad un confronto, evitando quindi di censurare a priori quelle che potrebbero essere le reazioni di rifiuto.
A differenza del genitore biologico, quello acquisito subentra nella vita del bambino/ragazzo solo successivamente. Il rapporto non è scontato: inizialmente, si è estranei, che non condividono abitudini, né esperienze, ne ricordi.
Proprio perchè viene visto come un estraneo, è necessario che si strutturi un’esperienza dell’altro. Alla fine è come una relazione che parte da zero, solo che spesso si crea la preoccupazione di non essere accettati dal figlio, e che questo possa avere ripercussioni nella relazione con il partner. Questa paura di base spesso spinge a comportamenti avventati o prematuri rispetto ai tempi, volti a creare una relazione che funzioni, con l’effetto che ci si pone in modo artificioso, ottenendo con le migliori intenzioni, gli effetti peggiori.
Del resto è così un pò in tutte le relazioni, la fretta porta a non conoscersi come si deve e rischia di creare un’immagine dell’altro che non corrisponde alla realtà, ma piuttosto ad un finto ideale. E’ importante quindi che anche la relazione tra il bambino e il nuovo partner si costruisca giorno dopo giorno sforzandosi quanto più di essere se stessi.
Le presentazioni andrebbero fatte solo se la nuova relazione è stabile
E’ sicuramente indispensabile che la relazione sia consolidata, prima che avvengano le presentazioni. Questo, proprio per dare al bambino quella stabilità di cui necessita. Ricordiamoci infatti, che le famiglie ricostituite vengono successivamente ad una relazione precedente che è fallita e per questo è fondamentale che il nuovo rapporto risulti forte e stabile, sia per evitare un ulteriore ferita nei figli, oltre che per trasmette un modello relazionale solido.
Il “feeling” potrebbe non scattare, sia per effettive incompatibilità o antipatie, sia perché il figlio potrebbe temere di ferire l’altro genitore o di soffrire per una nuova separazione.
In questi casi, è fondamentale il ruolo del genitore, che dovrà avere la pazienza di dialogare con il proprio figlio, spiegando in modo onesto e sincero, il motivo che l’ha portato a stare con il nuovo partner.
Ad ogni modo, in genere il feeling può non scattare nei casi in cui o dall’altro lato si parla male del nuovo partner, oppure nei casi in cui il nuovo partner, per la fretta di farsi accettare, non rispetta i tempi e gli spazi del bambino, rischiando di risultare troppo invasivo e opprimente. In questi casi può anche capitare che i bambini percepiscano le intenzioni del partner e che lo mettano sotto pressione, giocando sui punti di debolezza, e se ciò avviene, il rischio è che si creai, ovviamente in modo inconsapevole, un circolo vizioso.
Ancora, potrebbe esserci di fondo, la paura del bambino di legarsi ad una nuova figura e quindi per evitare un’ennesima delusione, si crea il distacco che inevitabilmente ostacola il processo di accettazione del nuovo partner. Anche la fantasia del bambino, legata alla speranza di un ricongiungimento dei propri genitori, potrebbe essere motivo di conflitto. Per questo diventa fondamentale chiarire che la relazione precedente è terminata, spiegando sempre e ripetendo più volte, se è il caso, in modo fermo e deciso che i genitori quelle che sono le motivazioni che hanno portato alla scelta (incopatibilità, punti di vista differenti)
I piccoli sono più aperti alle novità, anche perché hanno vissuto meno la situazione familiare precedente. Gli adolescenti, che già vivono un periodo di ribellioni e cambiamenti, potrebbero rifiutare la nuova dimensione familiare, cercando sostegno fuori casa, tra gli amici.
E’ vero che i piccoli sono aperti alle novità, ma è anche vero che soffrono quando viene meno la loro routine. Infatti sono i primi ad avvertire le tensioni e i mutamenti che avvengono all’interno della famiglia allargata, anche se poi riescono con più facilità ad adattarsi al cambiamento.
E’ comunque importante spiegare cosa succede, proprio per fornire loro un senso che possa aiutarli ad elaborare quanto stanno vivendo. Non dimentichiamoci, infatti, che i bambini non hanno esperienza del mondo come gli adulti e che hanno sempre bisogno di punti di riferimento che spieghino loro, come vanno le cose e se questo manca, il rischio è che crescano nella confusione.
Per quanto riguarda invece gli adolescenti, possedendo un’esperienza maggiore, è più facile che arrivino a comprendere che la separazione è l’evoluzione naturale di un storia tra i genitori che non funzionava. Nonostante ciò le reazioni possono essere diverse e dipendono da diversi fattori, ovvero il modo in cui stanno affrontando l’adolescenza, le implicazioni che questa nuova storia ha sul loro sviluppo, sulle relazioni, sulla loro vita privata. Un conto è l’adolescente che cambia casa e va a vivere con il papà e la nuova compagna, un conto è l’adolescente che rimane a casa con la mamma e ogni tanto vede il papà e la nuova compagna. Dipende molto anche da quanto e da come il nuovo partner si inserisce nella sua routine.
In ogni caso è fondamentale che il nuovo compagno o compagna cerchino di esser presenti più con i fatti che con le parole, sforzandosi di essere disponibili, affettuosi e perchè no, ponendosi anche nel ruolo di consiglieri, nel caso servisse, sempre però non forzando la mano e cercando di rispettare anche qui i tempi del ragazzo.
Quando arriva il momento delle presentazioni, come procedere e cosa evitare.
Prima di presentare il nuovo partner, i genitori dovrebbero esser certi che i figli abbiano chiaro il motivo che li ha portati alla separazione. I figli hanno bisogno di sapere che l’affetto dei genitori nei loro confronti resterà immutato.
Una volta fatto ciò e quando si è sicuri della nuova relazione, è possibile iniziare ad introdurre parlando prima con il bambino la presenza di questa nuova figura. E’ utile farlo prima anche per capire quelle che sono le reazioni del bambino e valutare se è più o meno pronto alle presentazioni.
Contestualmente, può essere utile essere chiarire il ruolo che ricoprirà, almeno inizialmente questa nuova figura. In genere a seconda anche dell’età del bambino, può essere utile presentarla come compagna o come amica. Anche questo potrebbe essere un modo di introdurre gradualmente il nuovo partner.
In ogni caso vige la regola del fare le cose gradualmente e con molto tatto, evitando di presentare il partner come il sostituto dell’altro genitore.
DA EVITARE: All’interno della famiglia allargata, molti compiono l’errore di presentare il nuovo partner come la nuova figura che “deve” essere accettata ad ogni costo e rispettata. Questo contribuisce a creare, a priori, un’antipatia, in quanto non viene lasciata al bambino la libertà di scegliere, nè di creare in modo spontaneo, il rapporto con l’altro. Ovviamente, poi ci sono anche i casi in cui, l’altro viene presentato come genitore, che è possibile chiamare papà o mamma. Assolutamente da evitare, perchè crea più danni che altro.
I ruoli del nuovo partner nella famiglia allargata.
Anche se di educazione ed eventuali punizioni dovrebbero occuparsene i genitori biologici, ciò non significa, però, tollerare comportamenti irrispettosi da parte dei figli o che questi “terzi genitori” non debbano occuparsi di loro, anzi! Dovrebbero interessarsi alla loro vita, con discrezione, cercando -senza fretta- di instaurare un rapporto fatto di affetto, fiducia e confidenza.
E’ importate chiarire bene il ruolo del nuovo partner affinchè si stabiliscano degli equilibri funzionali. In primis, il nuovo partner, rappresenta il nuovo “oggetto d’amore” del genitore o comunque una persona con cui si sta bene e con cui si desidera stare. Non bisogna aver paura, l’importante è essere onesti.
Per quanto riguarda invece l’educazione, è utile che il nuovo partner faccia un passo indietro, aspettando che sia il figlio o la figlia del compagno a chiedere consigli o a domandare. In una fase iniziale, infatti, dispensare suggerimenti, potrebbe portare a rifiuti e malintesi proprio perchè il bambino non riconosce come autorevole la figura. Quindi è importante che nella famiglia allargata si costruisca una fiducia basata sui tempi del bambino o ragazzo, in quanto sono loro quelli che rimangono più colpiti dagli stravolgimenti familiari. Al contempo però, è importante che il genitore intervenga in modo fermo di fronte a comportamenti poco rispettosi.
I bambini che si muovono tra due case, sono spesso tormentati dai conflitti di lealtà, resi ansiosi dalle dissonanze tra diversi stili di vita e di linguaggio.
Quando i bambini devono muoversi tra due case, finiscono inevitabilmente col confrontarsi con stili di vita, abitudini e modalità comunicative differenti. Per evitare che il bambino possa vivere male la permanenza nelle due abitazioni, è compito dei genitori, trasmettere al bambino serenità, tutto questo per liberarlo dal possibile “senso di colpa” che può nascere in lui per il fatto di andare da un genitore, “abbandonando” l’altro.
Un altro aspetto importante da non trascurare, in particolare modo con gli adolescenti, è il cercare di mantenere un minimo di coerenza in alcune regole. Poche regole, ma valide in entrambe le abitazioni.
Una tipica situazione che si viene a creare, per esempio, è la seguente: uno dei due genitori, trasforma la permanenza del figlio in casa, in giornate all’insegna dello svago e del divertimento…un errore fatto inconsapevolmente e armati di buone intenzioni ma che a lungo andare provoca effetti negativi:
Ciò in primo luogo contribuisce a creare discussioni e conflitti con l’altro genitore, dal momento che inevitabilmente si viene a creare nel bambino la credenza secondo la quale a casa di un genitore ci diverte e dall’altro ci si annoia semplicemente perchè vengono svolte le attività di vita quotidiana (compiti, impegni ecc…)
Si finisce col costruire un clima “poco autentico” col proprio figlio.
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