“Ci scontriamo su cose molto più stupide”, dice, “come la temperatura del condizionatore, ma invece siamo completamente aperti alla possibilità dell’inserimento di altre persone. Se lei è felice con un altro io sono felice, mi arrabbio solo se le fa del male. Pensi che quando io ho avuto una storia con una ragazza di 24 anni lei mia ha detto: ‘Vai, ma quando ti ricapita una botta di culo così?’ Questa frase l’ho ripetuta a una collega sconvolta da un tradimento ed è rimasta esterrefatta. La verità è che siamo tutti polirelazionali, cioè tutti proviamo sentimenti forti per persone diverse, solo i sociopatici o killer non ci riescono. Eppure la società di oggi ti dice: va benissimo provare sentimenti verso tanti, ma le ‘cose sporche’ le puoi fare solo con una persona. Assurdo”.
Claudio, 50 anni. Ha una compagna da undici anni.
Quanto hai appena letto è la rappresentazione del modo in cui quest’uomo concepisce le relazioni.
E’ in questi casi che parliamo di poliamore, un fenomeno che ad oggi sempre più diffuso, soprattutto grazie a film e mass media. Nonostante ciò è ancora presente un alone di “mistero” rispetto a tale fenomeno. Questo perché ci sembra strano, quasi inverosimile, che qualcuno possa sentirsi incline a tale rapporto?
Ma soprattutto di quale rapporto stiamo parlando? Proviamo ad approfondire meglio il concetto.
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Il termine poliamore è stato introdotto nel 2006 nell’Oxford English Dictionary come “la pratica di impegnarsi in molteplici relazioni sessuali con il consenso di tutte le persone coinvolte”.
Anche il Treccani ci viene in aiuto e ci permette di capire cosa significhi tale concetto, poiché in esso il poliamore è definito come “una relazione amorosa consensuale caratterizzata dal fatto che ogni partner può avere contemporaneamente più rapporti d’amore.”
Il termine poliamore è stato coniato da Morning Glory Zell-Ravenheart che ne parlò perla prima volta nell’articolo “A Bouquet of Lovers” del 1990.
Fu da allora che diversi studiosi si interessarono all’argomento, studiandone così le sue varie caratteristiche.
Luca Boschetto, presidente di R.ETI. – Associazione per la promozione delle Relazioni Etiche non‐monogame e cofondatore del sito primo sito italiano sul tema, Poliamore.org, a proposito di numeri ha affermato come, nonostante coloro che praticano una qualche forma di non monogamia consensuale solo negli Stati Uniti siano circa 500.000, sia impossibile dare cifre precise.
Afferma però che si tratta di un fenomeno in crescita anche in Italia – a Roma e Milano, ma anche a Torino, Padova, Bologna, Catania, Palermo e in Toscana, dove addirittura si tengono incontri di discussione regolari.
Ma facciamo un passo indietro.
Tra queste ritroviamo l’eticità dei rapporti, ovvero ogni partner è al corrente e approva le diverse relazioni dell’altro: senza questo presupposto, non si può parlare di poliamore.
A ciò si aggiunge la comunicazione e la condivisione presente nei rapporti: ogni partner condivide con l’altro informazioni, emozioni e sentimenti.
Il rifiuto di una esclusività sessuale e/o relazionale come condizione indispensabile per relazioni affettive profonde, impegnate e a lungo termine.
A differenza di quanto si possa credere, inoltre, il sesso non riveste necessariamente un ruolo centrale, poiché è considerato come uno dei diversi aspetti che fanno parte di una relazione.
Diverse sono le forme di relazione possibili nel poliamore. Di seguito le più diffuse:
Un caso a parte è invece la coppia aperta, dove i due partner sono liberi di avere relazioni intime e rapporti con altri, ma senza che l’altro lo sappia necessariamente. Motivo questo per cui quest’ultima risulta esclusa dalle forme di poliamore.
Una volta compreso cosa sia il poliamore è “naturale” farsi diverse domande del tipo:
Sicuramente, tutte queste domande sono legittime, specialmente in una società come la nostra dove è ampiamente diffuso il concetto di monogamia, tanto da essere, nella nostra mente, l’unico tipo di relazione possibile.
La relazione monogamica, nel passato, è stata infatti resa necessaria per stabilire linee chiare di successione alla morte del padre di famiglia. La monogamia era un obbligo per la donna che avesse figli legittimi per evitare di creare situazioni di frammentazione familiare, mentre per gli uomini c’erano più concessioni.
Se pensiamo che nel corso degli anni la monogamia si è imposta come l’ideale dei rapporti, ci rendiamo conto di come sia difficile accettare un tipo di rapporto come quello poliamoroso che, implica la presenza di più rapporti contemporaneamente e che quindi si discosta molto dall’ideale monogamico.
A tal proposito Elisabeth Sheff, autrice di The Poliamorists Next Door, (2014), afferma come questo sia “sempre fallimentare, perché di fatto riflette la voglia dell’uomo di avere due mogli e insieme una certa egoistica indifferenza ai bisogni della persona che si vuole tirare in ballo”.
Eppure c’è chi sceglie questa strada.
Il presupposto da cui parte chi si identifica come poliamoroso è che il partner non potrà mai concedersi all’altro in modo completo e che, di conseguenza, anche alcune parti di se stesso potrebbero non essere accettate dall’altro.
Si parte dal voler conoscere e sviluppare parti del proprio sé a livello affettivo, sessuale e relazionale proprio attraverso più partner e più relazioni, nel rispetto di tutti.
In questo modo, è possibile soddisfare i diversi bisogni e colmare desideri e mancanze che potrebbero caratterizzare la relazione.
Nel corso degli ultimi anni, sono stati svolti diversi studi per indagare il fenomeno del poliamore e le sue peculiarità. Uno di questi è quello di Balzarini, Dharma & Kohut nel 2019 che ha messo a confronto la popolazione poliamorosa e monogama rispetto a due bisogni fondamentali delle coppie: il bisogno di cure amorevoli e il bisogno di erotismo, rifacendosi al modello Sexual Configuration Theory, proposto da Van Anders (2005).
L’ipotesi di base è quello secondo cui l’effetto collaterale delle relazioni monogamiche di lunga data è che si cada nella monotonia, disponibilità e familiarità. Fattori questi che rischiano di ostacolare il soddisfacimento erotico e sessuale.
Questo effetto collaterale porterebbe, dunque, gli altri partner a cercare rapporti paralleli che soddisfino tale bisogno.
Lo studio ha convolto 1168 partecipanti che si sono identificati come poliamorosi e che sono impegnati da almeno due anni in due relazioni contemporaneamente .
I risultati hanno confermato come la relazione primaria fosse caratterizzata da maggior cura amorevole, mentre la relazione secondaria fosse caratterizzata da una maggiore soddisfazione erotica.
Di conseguenza, mentre nelle relazioni poliamorose c’è la divisione del soddisfacimento dei due bisogni fondamentali, nella monogamia ciò manca e la relazione di due persone risente maggiormente di tale effetto collaterale.
Da questo punto di vista, l’assetto poliamoroso sembrerebbe essere un vantaggio per le coppie di lunga data, in quanto riesce ad ovviare alla monotonia e agli ostacoli che si presentano, determinando un soddisfacimento maggiore per i partner. Inoltre, riesce ad evitare tutte le conseguenze negative quali bugie, delusioni e sofferenze inevitabili.
In questo tipo di relazione è presente fiducia e sincerità: l’individuo accetta che altri possano soddisfare i bisogni e i desideri del proprio partner e il tutto avviene in modo trasparente.
Questa sembrerebbe la grande forza del poliamore in quanto tutti i partner sono felici o possono cercare di esserlo.
Ma cerchiamo ora di sfatare alcuni suoi miti.
In realtà, non lo è, poiché esiste il tradimento anche nelle relazioni poliamorose.
Come affermato i valori principali del poliamore sono la sincerità e l’accettazione dei diversi rapporti da parte dei partner: il tradimento, però, se visto come rottura dei termini di un rapporto, può caratterizzare anche tale tipo di relazione.
In realtà, è esattamente il contrario in quanto avere più rapporti affettivi e sessuali determina una maggiore condivisione e comunicazione con i diversi partner e ciò porta quindi l’individuo ad impegnarsi maggiormente con essi.
Errato. La gelosia è presente anche nei rapporti poliamorosi. Ciò che cambia è il modo di gestirla da parte dei partner.
A tal proposito Boschetto afferma: “Anche noi siamo umani, ma la gelosia non è una patologia, si può imparare a gestirla, … Purtroppo viviamo in una cultura che la concepisce invece come la misura dell’amore. Semplicemente, per noi poliamorosi essere gelosi non può costituire un limite alla possibilità di amare dei nostri partner. Da questo punto di vista, il poliamore consente di scoprire emozioni nuove e meravigliose, come lo stato di gioia empatica che si può provare quando sai che la persona che ami è amata da qualcun altro, di essere felice se lei è felice – quello che noi poliamorosi chiamiamo comprensione”, ovvero un sentimento di gioia che si sperimenta quando un partner prova piacere da un’altra relazione romantica o sessuale.
Nelle relazioni poliamorose i partner dunque cooperano e soprattutto condividono i propri stati d’animo e le proprie emozioni, parlano di ciò che non va o di ciò che determina sofferenza cercando di ovviare per far sì che tutti stiano bene e che, quindi, i rapporti funzionino.
Questo sembra invece mancare nelle relazioni monogame dove il tradimento va di pari passo alla mancanza di comunicazione di emozioni e sentimenti. Inoltre, nelle relazioni poliamorose si va oltre la visione del partner come proprietà privata, spesso causa di forti scenate di gelosia.
Boschetto ha smentito categoricamente tale pensiero, poiché lui stesso ha confermato l’esistenza di alcuni studi fatti in America che dimostrano come i bambini crescano felici e tranquilli anche all’interno delle famiglie poliamorose: “Io stesso ho tre figli e uno vive con me”, ha continuato lo stesso.
Molte volte un partner può accettare l’assetto poliamoroso per amore dell’altro, facendosi quindi trascinare in tale relazione.
Sicuramente questo può essere uno dei tanti modi per venire a contatto con un altro tipo di relazione e quindi per sperimentare anche sé stessi. L’importante, però, è che ci sia da parte vostra un’accettazione consapevole della relazione, a seguito di un lavoro su voi stessi e soprattutto su ciò che tale relazione comporta.
Per chi predilige la monogamia, un suggerimento banale, spesso difficile da mettere in pratica, è quello di evitare di criticare ciò che appare come strano o diverso.
Le tipologie di rapporto sono tante e di diversa natura: ognuno di noi è quindi libero di sperimentare e scegliere ciò che è più incline al proprio modo di essere o semplicemente ciò che lo soddisfa e lo fa star bene.
Come dimostrano anche diversi studi, il poliamore può far stare bene i partner e può garantire il soddisfacimento dei diversi bisogni. Quindi, è doveroso accettare le scelte di ogni individuo e astenersi dal giudicare.
Come infatti per qualcuno è normale voler amare per tutta la vita solo un’altra persona, allo stesso tempo per altri può poter essere normale adottare stili di vita differenti.
D’altronde la monogamia è una scelta, proprio come lo è la non-monogamia, no? L’importante è non farsi del male ed essere felici.
Come dice Boris nel film Basta che funzioni di Woody Allen: “La mia storia è “basta che funzioni”. Insomma, basta non fare del male a nessuno, basta rubacchiare un tantino di gioia in questo crudele uomo mangia uomo“.
E voi, cosa ne pensate?
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